Le campane che suonano a festa, bandierine tricolori che sventolano ovunque e tantissime biciclette a colorare le strade che circondano Alba. Ce la immaginiamo così la festa pubblica per Matteo Sobrero. Non è ancora stata organizzata, a dire il vero, o comunque non ne è ancora stata data notizia, ma sicuramente verrà proposta, perché il giovane ciclista di Montelupo Albese, da venerdì scorso, è il nuovo campione italiano a cronometro. A Faenza, si è presentato al top della condizione, forte del terzo posto assoluto al Giro di Slovenia, conquistato poche settimane dopo aver concluso il suo secondo Giro d’Italia consecutivo. Per gli avversari, compreso il campione del mondo a cronometro (e amico) Filippo Ganna, non c’è stato nulla da fare. L’alfiere del team kazako Astana ha coperto l’impegnativo percorso di 45,7 chilometri, reso ancora più difficile dal caldo afoso, in 58’40”, con una media di 46,7 chilometri all’ora. Sbaragliata la concorrenza: il secondo, Affini, ha pagato 26 secondi, il terzo, Cattaneo, 41. Ganna (quarto) 53 secondi. Una prova davvero superlativa che, tuttavia, non deve sorprendere. Al di là dei recenti, brillanti, risultati, Sobrero aveva già dimostrato il suo talento in passato, come nel 2019, quando seppe aggiudicarsi il titolo nazionale a cronometro della categoria Under 23.
Sobrero, ha un feeling speciale con questa maglia. L’ha tenuta anche a dormire?
«Confesso che quando la conquistai da Under 23 la tenni pure di notte (ride, nda), ma ora no, anche se questa dei Professionisti, a ben guardare, pesa molto di più…».
Forse non si rende ancora conto di aver vinto…
«Sto iniziando a realizzare… Ma ancora non mi sembra vero. È un sogno che si realizza e poi non me lo aspettavo…».
A cronometro, però, è sempre andato forte…
«Sì, ma i dettagli che si devono fare “quadrare” in una cronometro sono tantissimi. In più, non mi ero mai cimentato in una prova contro il tempo così lunga».
L’aveva studiata a fondo?
«Mi sono preparato scrupolosamente come per ogni cronometro. Prima della prova ho visionato il percorso. Ero in bici e dietro di me c’era l’ammiraglia a cui trasmettevo, via radio, una serie di “appunti”: in quella curva bisogna frenare, in quel tratto bisogna sfruttare l’asfalto più scorrevole, nel rettilineo la traiettoria giusta è quella. In questo modo, abbiamo registrato una serie di istruzioni che mi sono tornate utilissime in gara».
A cosa pensava in gara?
«Ero concentrato sul percorso. Però mi preoccupavo anche di mantenere un ritmo alto, di dosare le energie e di verificare gli intertempi. Lungo il percorso ho anche affrontato momenti complicati, in cui passava di tutto per la testa… Dall’ammiraglia sono stati bravi a motivarmi!».
Ganna si è complimentato?
«Siamo amici ed era felice che fossi stato io a vincere. Sa che ho sempre lavorato molto per migliorarmi a cronometro».
E ora?
«Un po’ di vacanza al mare e poi di nuovo in sella: il 9 agosto sarò al Giro di Polonia».
Niente Olimpiadi?
«Magari le prossime… (ride, nda) Intanto mi godo la vittoria e il terzo posto al Giro di Slovenia: un risultato che mi dà morale anche per le gare in linea».