Home Articoli Rivista Idea «Ragazzi, andate a teatro: rimarrete sorpresi!»

«Ragazzi, andate a teatro: rimarrete sorpresi!»

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L’attesa crea “su­spense”, genera desiderio, impazienza. Bra at­tendeva da tempo il debutto della “Mezza Stagione Tea­trale” (all’aperto), organizzata dal Comune e proposta in una nuova location: il cortile di Palazzo Traversa, in via Serra.
Il sipario si è aperto lunedì 14 giugno con la commedia “Chie­­dimi se sono di turno”, portata in scena da Gia­co­mino “Giacomo” Poretti. Una ­commedia che ripercorre un periodo fondamentale nella sua vita: quello, durato undici anni, in cui ha lavorato come infermiere. Un monologo ov­viamente comico, simpatico ma anche caratterizzato da momenti toccanti. “Un viaggio” con due compagni di viag­gio: la scopa di saggina e il pappagallo (ospedaliero).
Della sua presenza sotto la “Zizzola” e della sua carriera ha parlato in esclusiva alla Ri­vista IDEA, mostrando di­sponibilità, piacevolezza e tanta simpatia.

Poretti, perché “Chiedimi se sono di turno”?
«“Chiedimi se sono di turno” è la domanda che si faceva spes­so e che si fanno spesso gli operatori sanitari e gli in­fermieri, perché il turno è una particolarità del loro lavoro. Molte volte si tratta di un turno gravoso, specie quello notturno. Mi sembrava un bel titolo per il mio spettacolo che parla, appunto, delle corsie dell’ospedale».

L’avvio della “Mezza Sta­gione Teatrale all’aperto”, per Bra, è momento tanto atteso. Per lei?

«Lo è anche per me! Ringrazio la città e questo territorio, l’organizzazione che ha pensato a me e al mio spettacolo. Dico una banalità: la ripresa degli spettacoli teatrali è molto vitale, perché sappiamo benissimo che arriviamo da un periodo molto buio».

Lei è ripartito facendo quello che piace alla gente, quello che la appassiona e che, peraltro, coincide con il suo lavoro. Sensazioni?
«Attori e spettatori sono e saranno molto contenti perché riprende una normalità che era mancata per quasi due anni. C’è molta euforia e tanta contentezza nel riprendere questi riti che sembravano davvero smarriti».

Cosa prova a percorrere l’Italia tra una data e l’altra?

«È bello. E lo dico dopo aver già fatto diverse date. Rivedi i luoghi, il pubblico, anche se non ancora in ogni ordine di posto, però è già molto!».

La sua carriera è nota al grande pubblico ed è banale racchiuderla in una domanda. Nonostante ciò continua a essere protagonista sul palcoscenico. Quanta energia met­te nei suoi spettacoli?

«Molta! Un anno e mezzo di inattività, a parte la noia, mi ha messo in testa un sacco di pensieri e, addirittura, la pau­ra di non poter riprendere. Invece è molto bello rivedere gli spettatori, soprattutto dal vivo: per il nostro lavoro è un aspetto importante. Il contatto con il pubblico, “live”, nel teatro, a me e ai miei “soci” è sempre piaciuto un sacco!».

Il cellulare che sentiamo squillare mi dà il “la” per una do­manda “tecnologica”. Co­sa oc­­corre fare per poter dimenticare un attimo questi dispositivi e tornare a battere le mani come un tempo?
«Non lo so, si rischia di essere moralisti nel dire “mettete via i telefoni!”. Facciamo praticamente tutto con il cellulare. Quasi impossibile quindi suggerire di abbandonarli; però, bisogna sempre ricordarsi che c’è anche dell’altro e il teatro, in questo senso, è una delle attività proposte “dal vivo” che prevede proprio la presenza fisica tra l’attore e il pubblico. Ai ragazzi che non hanno mai assistito a uno spettacolo teatrale dico: “venite, perché potreste essere sorpresi!”».

Prima parlava dei suoi “soci” storici. Come si sente ad andare in scena senza Aldo (Baglio, ndr) e Giovanni (Storti, ndr)?
«È sicuramente una situazione particolare (ride, nda), perché quando si è in tre, ovviamente, si avverte meno pressione, meno stress e c’è pure meno ansia da prestazione. Però, dato che ognuno di noi porta avanti progetti propri, capita di vivere situazioni che altrimenti, in gruppo, non verrebbero approfondite».

Chiudiamo con una battuta legata alla sua passione per l’Inter. Cos’ha provato vedendo Eriksen crollare in campo per un malore?

«Sono rimasto scioccato. Per qualche minuto abbiamo te­muto il peggio. La cosa curiosa, e ora posso dirlo con sollievo, è che il mio spettacolo si apre, ironicamente, proprio con un… arresto cardiaco. Quand’è successo mi trovavo in provincia di Forlì-Cesena per uno spettacolo e credevo che non sarei riuscito ad andare in scena. Per fortuna Eriksen si è ripreso e io sono salito sul palco più sereno!».