Incontriamo Raoul Bova su una della terrazze più famose delle Langhe, con un’ampia vista sulle colline premiate dall’Unesco, durante un pranzo rilassante con la produzione della terza edizione di AmiCorti International Film Festival, svoltosi tra il 14 e il 19 giugno a Peveragno. La maglietta bianca non nasconde il fisico disciplinato da nuotatore di Raoul che, con un sorriso, si concede volentieri a tutti i selfie con le giovani fan che lo attendono da ore. Insieme a Bova incontriamo anche lo sceneggiatore, regista e produttore cinematografico di origine canadese, Paul Haggis (intervistato nel box della pagina a lato) che ha presieduto la giuria di questa attesa edizione dell’AmiCorti, impegnata a selezionare «con il cuore», come ha affermato la direttrice artistica Ntrita Rossi in un’intervista, i cortometraggi più intensi e interessanti. Un successo dovuto in gran parte anche all’accoglienza degli abitanti di Peveragno che la direttrice artistica ha infatti, in più sedi ringraziato, dall’amministrazione fino ai numerosi volontari della città che si sono impegnati per la buona riuscita della manifestazione e hanno permesso che la “kermesse” si svolgesse in tutta sicurezza. Da parte di organizzatori e giurati è palese la soddisfazione per il successo di un evento in cui si è potuto finalmente tornare a parlare di cinema, di produzioni artistiche e di ripresa in un settore fortemente provato dalle restrizioni dell’ultimo periodo. Una specie di prova generale di una, si spera, non lontana ritrovata normalità. Proprio da qui partiamo con la nostra intervista a Raoul Bova.
Quanto è importante dopo il momento critico che abbiamo vissuto tornare a parlare di corti, di film e di cinema?
«Sicuramente l’appuntamento con AmiCorti rappresenta un segnale di ripartenza non solo di un mestiere, quello degli attori e di una passione, quella della recitazione, ma di un’intera industria che, come molte altre realtà legate al mondo della cultura e dello spettacolo, era entrata in un periodo di grande crisi. In questo festival si è respirata l’aria di una rinascita che tutti da diversi mesi attendiamo. Il cinema, al di là dell’esperienza del singolo che si gode un film, è anche sinonimo di momenti e di emozioni che hanno alla base la condivisione. Andare al cinema a vedere un film con gli amici significa non soltanto passare del tempo uno accanto all’altro, ma vivere le stesse emozioni contemporaneamente, un’esperienza che ci manca da troppo tempo».
Che effetto le ha fatto la prima volta che è tornato a sedersi sulle poltroncine davanti al grande schermo?
«Rivedere le sale cinematografiche piene è stata una grande emozione. Dopo questi lunghi mesi in cui ci siamo sentiti tanto soli, ora poter passare del tempo insieme a godere di una e sperienza intensa come guardare un bel film è un grande segnale di ottimismo di cui avevamo bisogno. È un po’ come tornare a sognare insieme».
Dopo questa lunga pausa forzata cambierà qualcosa nel modo di fare cinema?
«Guarda, parlare di previsioni in questo momento non si può. Il periodo intenso e destabilizzante che abbiamo vissuto dovrebbe averci insegnato proprio a non fare pronostici ma a vivere con intensità ogni singolo momento. Chi tenta di prevedere quello che succederà deve mettere in conto la possibilità di un grande margine di errore, ora più che mai».
Qual è la ricetta allora per vivere intensamente e senza troppa ansia per il futuro?
«Credo sia importante imparare a fidarsi ancora di più dei nostri sensi, sentire le energie che si creano nelle interazioni con gli altri e nelle diverse situazioni che ci troviamo ad affrontare. Vivendo il momento sintonizzati con le nostre sensazioni più profonde difficilmente prenderemo decisioni sbagliate».
Parlando di sensazioni, che cosa le hanno trasmesso questi giorni piemontesi?
«Ero già stato in Piemonte ma questa è la prima volta che ho avuto l’occasione di passare un po’ di tempo tra queste colline. Mi ha colpito molto la cultura, i castelli e le bellezze artistiche che ho avuto la fortuna di visitare. Ma quello che mi ha lasciato davvero senza fiato è stata la maestosità del panorama. Uno scenario emozionante, in cui ti senti sospeso, accolto da tanta bellezza della natura».