Altra serata e altro successo per la Mezza stagione teatrale all’aperto, nel cortile di Palazzo Traversa a Bra. Il 23 giugno, sul palco, è salito Neri Marcorè: il celebre artista marchigiano (attore, imitatore, voce narrante di audiolibri, cantante) si è esibito nello spettacolo “Incontro con Neri Marcorè tra musica e parole”, nel quale ha intrattenuto il pubblico in un viaggio attraverso il suo repertorio musicale. Spettacolo organizzato in collaborazione con il Faidi Bra.
Neri Marcorè (voce e chitarra) ha accompagnato il pubblico braidese in un viaggio (“sold out”) nella canzone d’autore italiana con rispetto e qualità. Prima tratteggiando grandi autori e poi con una simpatia davvero coinvolgente, unica.
Lo abbiamo intervistato a fine serata, sul palco.
“Incontro con Neri Marcorè tra musica e parole”. Con questo titolo si è esibito a Bra…
«Un incontro riuscito, sul palco tra di noi ci siamo annusati e poi siamo entrati in sintonia con il pubblico. Un crescendo, con un repertorio di canzoni cantautorali, da De Andrè a De Gregori, da Battiato a Fossati, da Bersani a Fabi. Canzoni con gruppi tematici, di chi va a cercare un futuro migliore attraversando mari, oceani, una sorta di transumanza umana. Nel sottofinale mi sono divertito a fare un repertorio più scherzoso. Serata molto bella e riuscita con il compare Domenico Mariorenzi, il pubblico ci ha applauditi. Avrei abbassato un po’ l’aria condizionata, perché faceva freschino! (cosa che essendo all’aperto non era possibile, ndr)».
Com’è il Neri cantante?
«La musica è stata la mia prima passione artistica, fin da ragazzo. Ma non mi sono mai posto il problema di quale professione fare, da grande. L’ho sempre coltivata, ho imparato a suonare la chitarra, mi piaceva cantare. Quando ho iniziato questo mestiere, con giri larghi ho cercato, attraverso lavori teatrali, di far confluire la musica dentro i miei lavori. Serate musicali con concerti, ho anche una band, ci sono collaborazioni importanti. Mi va di coltivare, finché il pubblico apprezza è un segnale per andare avanti».
Il Neri artista poliedrico, invece?
«31 anni di attività, perché ho iniziato un po’ casualmente nel 1990 come imitatore in una trasmissione tv. Da lì è iniziata un’avventura, che ho cercato di indirizzare dove più mi piaceva. L’esperienza ha un valore. Agli inizi, nelle mie serate ero molto timido e teso. Capitava che mi si bloccasse lo stomaco. Questo tipo di approccio è stato dimenticato! Magari una volta dovevo fare solo comicità, adesso a cantare e a suonare mi sento molto più a mio agio».
Quanto le è mancato, nel periodo Covid, il rapporto con il pubblico?
«Noi abbiamo potuto respirare un po’ l’estate scorsa. Da luglio a settembre avevamo pensato che fosse passato tutto, che si potesse ripartire a lavorare con gli spettacoli. Così non è stato. Per le maestranze teatrali è stato duro. I set cinematografici, per fortuna non hanno chiuso e molte persone hanno potuto svolgere la propria professione. Ho recitato in un film a novembre e in un altro a marzo, un po’ di concerti estivi sono riusciti a farli. La mancanza si è fatta sentire in inverno e non vedevamo l’ora di tornare a esibirci dal vivo. Vedo entusiasmo e la voglia di ripartire con qualsiasi forma artistica».
Come l’hanno accolta Bra e il territorio di Langhe e Roero?
«Sono zone che conosco e sono stato accolto molto bene. Mi capita spesso di venire in Piemonte, ho girato moltissimo tra film e fiction, soprattutto a Torino. Ogni volta che ricapito qui sono contento: grande civiltà unita a un territorio speciale, già solo partendo dall’aspetto enogastronomico. Mi sento a casa qui».
Ha raccontato sul palco che una volta l’hanno chiamata Neri “Cristo Re”!
«Un nome che sembra un cognome e un cognome che sembra un nome. Si presta a non essere esattamente compreso! Ho raccontato che una volta, una signora, ha fatto una foto con me e poi andando dal marito le ha detto che aveva fatto la foto con Neri Cristo Re! Riferitomi ridendo dal marito, pochi istanti dopo… Anche il mio compagno di viaggio sul palco, il musicista che si chiama Domenico Mariorenzi, se la vede brutta ogni volta che deve specificare come si chiama!».