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«Il mio metodo? Ascoltare e lavorare»

Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio sale nella classifica dei governatori

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Cresce la fiducia nei confronti del presidente del Pie­­monte, Al­ber­to Ci­rio. Lo certifica la Classifica di Gradimento dei Governatori di Regione pubblicata nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore, che colloca l’albese al sesto posto assoluto.

Presidente Cirio, cosa prova sapendo che il suo gradimento è cresciuto?
«Mi dà molta energia. Io ero presidente solo da sette mesi quando la pandemia è iniziata, travolgendo le nostre vite. Ho messo tutto me stesso nell’affrontare questa situazione. E credo che i piemontesi lo abbiano capito. Sapere che il loro apprezzamento è cresciuto mi dà un’enorme forza per continuare a lavorare per la mia terra».

Citava la gestione della pandemia. È quella che ha influito maggiormente per quanto riguarda l’incremento dei consensi?
«Guidare una regione è una grande responsabilità. Farlo in mezzo a una pandemia non ti fa dormire la notte. Ma io sono innamorato del nostro Piemonte e penso che le persone, pur nelle difficoltà, siano in grado di riconoscere l’impegno e la dedizione».

L’incoraggiamento ricevuto dall’inizio del suo mandato che l’ha colpita in maniera particolare?
«Capita spesso che mi fermino per strada con il desiderio di salutarmi e ne sono molto felice. Qui nelle mie Langhe è più facile incontrare qualcuno che voglia fermarsi a scambiare due parole, ma quando questo capita in una città co­me Torino fa abbastanza
ef­fetto. È un bellissimo incoraggiamento. Mi hanno fatto mol­­to piacere anche le parole di Oscar Farinetti in una recente intervista su un im­portante quotidiano nazionale. Ha detto che il Piemonte è in buone mani perché sono uno che lavora “pancia a terra”. Io ci metto veramente tutto l’impegno possibile. Ho imparato a farlo dalle nostre colline e dalle loro genti».

Tra le azioni che hanno toccato di più (in positivo) l’opinione pubblica c’è sicuramente l’apertura dell’ospedale di Verduno. Il bilancio a un anno di distanza?
«L’apertura dell’ospedale di Verduno era uno degli impegni che mi ero assunto non appena eletto presidente. Lo abbiamo fatto in meno di un anno, seppur in mezzo a una pandemia, anzi proprio per aiutare gli altri nosocomi del territorio in un momento così difficile. Lo renderemo una eccellenza e che sia intitolato a Michele e Pietro Ferrero non può che esserne una garanzia. Lo dobbiamo a tutti coloro che per arrivare a questo risultato sono scesi in campo con generosità e amore per la loro terra. Lo dobbiamo ai cittadini di Langhe e Roero. Insieme all’assessore Icardi stiamo anche lavorando affinché questo ospedale mantenga sempre forte l’identità legata alle sue colline, patrimonio dell’umanità».

Sotto la sua presidenza sono anche ripartiti i cantieri per il completamento del­l’Auto­stra­da Asti-Cuneo. La nuova cronotabella è stata finora rispettata?
«Far ripartire, ma soprattutto completare opere incompiute da decenni è una delle assolute priorità. L’Asti-Cuneo è in testa a questa classifica assurda. Per questo, do­po l’avvio, finalmente, dei lavori abbiamo voluto istituire un Comitato di Supporto coordinato dalla Regione e dall’assessore Gabusi, con incontri mensili di monitoraggio del cronoprogramma. Vi partecipano anche la Pro­vincia di Cuneo, la società Asti-Cuneo e i Comuni del territorio. In particolare quelli toccati dal lotto 2.6.a, che con le opere di compensazione rappresenta uno dei nodi principali. Andiamo avanti in modo serrato, ma sempre in condivisione con il territorio, affinché un’opera così attesa possa essere attuata nel miglior modo possibile».

A proposito di viabilità, permangono grosse criticità nei collegamenti verso la Fran­cia. Quando ripartiranno i lavori per il tunnel? La “vecchia” strada con i tornati, riaperta di recente, non può bastare…
«I lavori ripartiranno a settembre. Anas ha appena chiuso l’accordo con la ditta che ha l’appalto del cantiere e noi vigileremo perché sia così. Siamo soddisfatti che si sia trovato un punto di incontro, perché questa era una condizione imprescindibile, in caso contrario un nuovo appalto avrebbe comportato anni di fermo cantiere. Adesso chiediamo un ulteriore sforzo ad Anas e all’impresa: recuperiamo il tempo perso con un’attività incessante».

Guardando al tunnel… sanitario… Crede che la pandemia sia ormai alle battute finali?
«Credo che con il virus dovremo convivere ancora per un po’ di tempo, ma finalmente esiste un modo per farlo: i vaccini. Lo dimostra ciò che sta accadendo nel Regno Uni­to: i loro contagi attuali rispetto a quelli dell’autunno sono perfino superiori, ma le ospedalizzazioni si sono ri­dotte di un quarto, proprio gra­zie alla vaccinazione. Que­sto è fondamentale, perché anche se le varianti porteranno a una nuova crescita dei casi, con i vaccini possiamo ridurre il rischio di sviluppare le forme gravi della malattia, che si manifesta in forma asintomatica o comunque più leggera. Dobbiamo in tutti i modi evitare di tornare a riempire i nostri ospedali e l’unico mo­do per farlo, per scongiurare altre morti e nuovi lockdown, si chiama vaccino. La nostra regione corre veloce, abbiamo già vaccinato con almeno una dose il 95% degli over 50 che hanno aderito. Ma è fondamentale che tutti, soprattutto chi ha più di 60 anni, aderiscano alla campagna vaccinale».

Ma alla fine ha telefonato a casa dei piemontesi non volevano vaccinarsi? Se sì, come è andata?
«Con qualcuno che conosco direttamente l’ho fatto. Non c’è occasione in cui non ripeta quanto sia importante vaccinarsi. In generale, trovo as­surdo che la privacy impedisca di fare qualcosa che può salvare delle vite. Parliamo di una emergenza sanitaria in cui dalle nostre scelte dipendono anche le vite degli altri, perché una persona non vaccinata è un rischio per sé, ma anche per chi lo circonda. Abbiamo informato il garante e dato input alle Asl di scrivere ai 200mila over 60 che non hanno ancora aderito alla campagna vaccinale per cercare di far capire loro quanto sia importante farlo».

L’economia piemontese quan­­­to ha sofferto il Covid? Il fatto che la gigafactory Stel­lantis si farà a Termoli e non a Torino rappresenta una battuta d’arresto?
«Non condivido una scelta che tradisce la storia, la professionalità e gli investimenti che il Piemonte ha fatto nel settore dell’automotive. Ma non condivido neanche l’approccio nostalgico e lamentoso che spesso su questo tema percepisco a Torino. Abbiamo chiesto al presidente Draghi un incontro, perché non staremo fermi ad aspettare. Il Premier ha accolto la nostra richiesta. Contiamo di trovare una data già prima della pausa estiva. Vogliamo capire quale progetto di sviluppo ha il Governo per il nostro territorio e confrontarci su questo, perché noi le idee le abbiamo chiare».

Il turismo e il settore sportivo, intanto, promuovendo tanti eventi, provano a suonare la carica… Ma questi due settori, da soli, riusciranno a risollevare la nostra re­gione?
«Lo faranno insieme ai fondi che arriveranno dall’Europa at­traverso il Recovery Plan e i fondi della prossima programmazione Ue. Parliamo di circa 10 miliardi di euro, risorse enormi, mai viste prima, che rappresentano una benzina preziosa da immettere nel nostro tessuto produttivo e sociale».

Chiudiamo tornando alla clas­sifica… Quali azioni metterà in campo per migliorare ulteriormente il rapporto con i suoi cittadini?
«Le uniche che conosco, da sempre. Ascoltare. Lavorare».