Nuova legge regionale sul gioco d’azzardo

Voci molto critiche dai gruppi di minoranza

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La maggioranza di centro-destra ha trasformato in legge il Ddl regionale di contrasto al gioco d’azzardo patologico (con 4 astensioni dei consiglieri di Fratelli d’Italia e del consigliere della Lega Alessandro Stecco che non ha partecipato al voto). Diverse le novità introdotte: cambia il cosiddetto “distanziometro”, sarà vietata l’attività di sale da gioco, sale scommesse e spazi per il gioco, e anche l’installazione di nuovi apparecchi, a una distanza inferiore ai 300 metri da luoghi sensibili (scuole, università, sportelli bancomat, compro oro e altri) nei Comuni sotto i 5.000 abitanti come da precedente legge, ridotta da 500 a 400 metri per quelli con più di 5.000 abitanti. Gli esercizi che hanno dismesso gli apparecchi dopo l’entrata in vigore della legge 9/2016, possono rivolgere istanza di reinstallazione, anche se intervenuti cambi di titolarità, senza che ciò sia equiparato a nuova installazione, purché non si superi il tetto massimo esistente a maggio 2016. Vengono anche definite delle fasce orarie da rispettare tassativamente.
La Regione Piemonte, si specifica all’articolo 10, considera l’assenza di apparecchi da gioco come elemento preferenziale per la concessione di patrocini, finanziamenti e be­ne­fici economici. Rafforzati gli interventi di prevenzione sul gioco patologico, con una particolare attenzione ai giovani.
«Questa è la vittoria dei lavoratori onesti», ha ricordato nel suo intervento conclusivo il presidente del gruppo Lega Salvini Piemonte Alberto Prei­o­ni, «quelli che abbiamo incontrato nelle piazze, di cui abbiamo raccontato le storie sui nostri canali social. Uo­mini e donne con un’occupazione le­cita, non lavoratori di serie B co­me qualcuno vorrebbe de­scriverli. Uomini e donne di un comparto legale, e noi sappiamo che dove la legalità non c’è questo vuoto viene riempito dall’illegale. Queste sono le ra­gioni che ci hanno spinto a modificare la legge 9 del 2016, un provvedimento che non ha funzionato».
Nelle dichiarazioni finali tutte le opposizioni hanno ribadito la contrarietà al provvedimento. «Abbiamo lottato con passione e determinazione sapendo di essere dalla parte giusta; con il sostegno di tanti cittadini, amministratori, sindaci, associazioni, uomini e donne di chiesa a cui va il nostro grazie!», ha dichiarato il consigliere del Pd Maurizio Marello. «Da do­mani le nostre città e i nostri paesi torneranno a riempirsi di “slot machine” come un tem­po. Una scelta politica sbagliata contro il “bene comune” e per l’interesse delle lobby del gioco d’azzardo. Ma la battaglia non termina qui. L’articolo 10 dello Statuto regionale prevede, infatti, il referendum abrogativo di leggi regionali su iniziativa di almeno 50 mila elettori, o di 3 consigli provinciali, o di 10 consigli comunali rappresentativi di un quinto degli elettori della Regione».
Anche Granda in Azione boccia il provvedimento definendo la nuova legge regionale sul gioco d’azzardo «un passo indietro che sconfessa i buoni risultati della normativa precedentemente in vigore», mentre il Movimento 5 Stelle regionale parla di «un giorno nero per il Piemonte, per la legalità, per la democrazia» e di «un assist alla criminalità organizzata e una porta spalancata all’azzardopatia». La Lega, con questa legge, condanna centinaia di cittadini e le loro famiglie a ripiombare nel tunnel dell’azzardo patologico, con ripercussioni pure sul servizio sanitario regionale».
Caustico il commento del gruppo consigliare Liberi Uguali Verdi: «Complimenti: perdiamo la Gigafactory ma in compenso le slot stanno per tornare in tanti bar e in tutte le tabaccherie che le avevano dismesse. Ma più ancora che delle macchinette, abbiamo paura che le sale diventino delle vere lavanderie di soldi a gettoni».