Home Articoli Rivista Idea «All’ombra di Draghi la politica ripensa al suo vero ruolo»

«All’ombra di Draghi la politica ripensa al suo vero ruolo»

«Tra me e Concita De Gregorio nessuna schermaglia, non cogliete l’ironia. In radio invece mi fa infuriare la galleria dei mostri… Sono favorevole alla politica di Macron, sembra come ai tempi in cui fu vietato fumare nei ristoranti: ma quale limitazione di libertà? L’Italia ha tutto per ripartire»

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David Parenzo, la vediamo “In Onda” su La7: come funziona il tandem con Concita De Gregorio?
«Concita si sta rivelando una bella scoperta, è nata un’amicizia stimolante. Lei ha vissuto esperienze importanti nei giornali, nel “day by day”, quindi per me che vengo da altre situazioni si tratta di una collaborazione proficua. Lo verifichiamo ogni giorno nella realizzazione dei panel della trasmissione. Qualcosa di arricchente, pur se abbiamo due ritmi diversi: anzi proprio per questo. Io sto imparando il bello dell’approfondimento e di un giornalismo più “slow”, meno emotivo e lei magari può attingere dalla mia visone “pop” della professione».

Dicono che abbiate avuto, anche in diretta, qualche schermaglia…

«Dispiace che non si colga l’ironia di certi momenti. Nessuna schermaglia, credetemi, certamente prima o poi capiterà ma per ora vi assicuro che non ce ne sono state. Per il resto bisogna avere l’ironia di capire».

Diciamo che con Cruciani, a “La Zanzara” su Radio24, il registro è tutt’altro.
«Ma lì è diverso prima di tutto il mezzo e quindi anche il nostro linguaggio. La radio è un’esperienza coinvolgente che porto avanti ormai da dieci anni, quello è tutto un altro contenitore, completamente diverso. Se in tv andiamo in giacca e cravatta, alla radio indosso i guantoni da boxe… Non sarebbe riproponibile quel modello in televisione. Ogni contenitore ha un suo registro. Nella nostra trasmissione funziona la “galleria dei mostri” e come tale ha regole particolari. Perché parlano loro, i mostri, e questo continua a farmi incavolare; si dimostra quanto sia inconsistente il concetto di “uno vale uno”. Non è possibile mettere sullo stesso piano uno sprovveduto e un professore; invece assistiamo al trionfo dell’idiota. E viviamo in una società che dà voce a certi personaggi».

Temi interessanti, ma passiamo all’attualità: siamo nel periodo delle vacanze, come vede la situazione italiana?

«Dico subito che sono favorevolissimo ai provvedimenti annunciati da Macron. Fa par­te delle responsabilità della classe politica potenziare la campagna vaccinale e con questo non si intacca il concetto di libertà: ricordate, in passato, quando si introdusse il divieto di fumare?».

Non sta banalizzando una questione complessa?

«No, perché è la stessa cosa: in generale non si fuma per rispetto del prossimo, eppure le sigarette sono in vendita. Ma in un ristorante è vietato fumare per prevenire i rischi che arrecheresti agli altri clienti. La stessa procedura sarebbe da applicare per la variante Delta del virus. Non vuoi vaccinarti? Allora per te è più difficile avere accesso agli spazi pubblici».

Suona come la negazione di un diritto.
«Non è così. Mia figlia ha 14 anni è la farò vaccinare! Questi… che non vogliono vaccinarsi sono un problema! Anche a scuola: se ci sono bimbi immunodepressi, chi non ha fatto il vaccino deve restare in Dad. Così non si lede il diritto allo studio, per esempio, ma lo si garantisce con diverse modalità».

Sulla base di quali evidenze? I dati sono sempre contrastanti.

«A maggior ragione! Se in quei paesi dove gran par­te della popolazione si è già vaccinata il virus resta contagioso, allora si limitino i movimenti dei non vaccinati. E si aumenti la copertura da noi».

Cambiamo ancora argomento: dopo Draghi, quale futuro per la politica italiana?

«Intanto i politici stanno riaffermando la loro identità, gli schieramenti si consolidano. Lega e Forza Italia hanno avviato un percorso europeista nel centrodestra, la stessa Lega è diventata governista mentre Fratelli d’Italia resta in posizione isolata rispetto al centro moderato. La sinistra pensa a come strutturare un’alleanza con i Cinque Stel­le di Conte; resta da capire que­sti ultimi cosa vogliono essere. Se puntano alla svolta ambientalista, la facessero, ridisegnando i programmi. Poi c’è un centro riformista con Renzi e Calenda. Ecco, speriamo che sappiano ripartire dopo essersi dimostrati incapaci di governare. Per fortuna che Mattarella e Draghi hanno impostato un’ottima tabella di marcia».

Con i soldi del Recovery dove si potrà arrivare?
«Le grandi opportunità ci sono, questa è una fortuna. Speriamo in un’accelerazione della giustizia e meno male che l’Europa spinge questo paese verso riforme impopolari che nessun partito avrebbe mai intrapreso. Ora con i soldi si possono fare».

L’Italia ha le capacità per ripartire e, magari, tornare a primeggiare nel mondo?
«Un po’ come le massime di Pascal: c’è tutto e basta applicarle, ora vediamo come le metterà a terra il Governo. Mi fido molto delle capacità del generale Figliuolo e di Gior­getti, non cito a caso un rappresentante della Lega credo, perché le capacità ci sono e il desiderio di crescere è testimoniato da un 5 per cento di Pil in più previsto da qui a un anno. Ci sono ottimismo e voglia di fare, ma è importante che la burocrazia non si metta di traverso. Servono buone leggi e il tanto citato modello del Ponte di Genova, quello che ha già permesso di voltare pagina».

La comunicazione ha raccontato nel modo giusto questi due anni di emergenza?
«Forse li poteva raccontare meglio, ma con il senno di poi… Eravamo tutti impreparati, però ora sappiamo che il giornalismo può aiutarci a combattere le balle. La tanta informazione in rete non sempre è buona, facciamo attenzione alle notizie e alle fonti che si citano, sempre avendo bisogno di una buona informazione libera, facciamo pure inchieste serie sull’Oms, su cosa non ha funzionato. Però contro AstraZeneca c’è stata una campagna mediatica indegna e anche pericolosa: non mi risulta che in In­ghilterra ci siano stati morti per la somministrazione di questo vaccino».