La politica nasconde un dietro le quinte fatto di regole non scritte che spesso condizionano i suoi protagonisti. In questo senso, Carlo Bo, primo cittadino di Alba dal maggio 2019, è un sindaco alternativo, nell’accezione più buona del termine. Nelle scorse settimane, di fronte a un momento particolarmente complicato per la sua maggioranza, si è lasciato andare, in pubblico, a uno sfogo di rabbia e delusione, estremamente umano, ma decisamente poco in linea con gli atteggiamenti, ben più freddi e distaccati, a cui la politica ci ha ormai abituato. Ma quello è il suo modo di essere e non lo cambierà per la politica. Lo ha precisato nel contesto di una lunga intervista che ha concesso alla nostra rivista. Un colloquio ricco di spunti in cui il Sindaco, oltre a porre in evidenza la centralità del comparto economico-imprenditoriale e del settore turistico, ha individuato nella viabilità e nella sinergia con i comuni vicini le chiavi di volta per assicurare al territorio un futuro pieno di benessere.
Sindaco Bo, prima di addentrarci nell’attualità, ci dica: pensava fosse più semplice rivestire questo ruolo?
«No. Seppure fossi seduto tra gli scranni dell’opposizione, dieci anni in Consiglio Comunale sono stati una buona scuola. E poi, guardando alla mia coalizione, ho avuto anche degli ottimi insegnanti, come Castellengo, Rossetto…».
Quindi, nessuna sorpresa…
«Magari! L’esperienza è servita per non farsi trovare impreparati ma l’impatto c’è stato, eccome. Pensavo di conoscere bene la “macchina” amministrativa… Invece, quando sono diventato sindaco, ho scoperto un mondo un po’ diverso rispetto a quello che mi aspettavo».
Cioè?
«Cambiano ovviamente di molto le responsabilità. E poi Alba è Alba…».
In che senso?
«Alba conta 31mila abitanti ma è come se fosse molto più grande, questo perché è una città che, con le sue imprese, la sua enogastronomia, il suo turismo e i suoi eventi, corre a una velocità elevatissima. Non solo: Alba è Città Medaglia d’Oro al Valor Militare. Chi indossa la fascia tricolore albese deve giurare non solo sui princìpi della Costituzione ma anche su quelli della Resistenza».
Sono questi valori che l’hanno convinta a proseguire nel suo mandato nonostante siano emersi problemi in seno alla sua maggioranza?
«Sì, ma non solo. Quel Consiglio Comunale sospeso perché era venuto meno il numero legale di consiglieri mi ha fatto male. Non pensavo di meritare una situazione del genere e non parlo da cittadino ma da Sindaco di Alba e di un’Amministrazione che, nonostante la pandemia, qualcosa di significativo lo ha fatto. Ciascun componente del Consiglio, Sindaco compreso, deve sempre tenere a mente il fatto che ha l’onore e l’onere di sedere nell’aula intitolata a una personalità del calibro di Teodoro Bubbio e di ricoprire un incarico pro tempore che gli è stato affidato dai cittadini. In poche parole: prima di tutto vanno messi gli interessi di Alba».
Aveva avuto avvisaglie?
«Assolutamente no, anche perché alla campagna elettorale avevano contribuito tutti con entusiasmo, cosa che ci permise di aggiudicarci le elezioni al primo turno…».
E allora perché le tensioni?
«L’anno e mezzo di pandemia e i tre lockdown che hanno stravolto il modo di incontrarsi hanno sicuramente condizionato le relazioni interpersonali e complicato la gestione delle problematiche; a ciò si è aggiunto il fatto che molti consiglieri sono alla loro prima esperienza. Come dicevo prima, occorre comunque essere consapevoli del ruolo che si riveste e, di conseguenza, agire con lo scopo di accrescere il proprio bagaglio di conoscenze e competenze da mettere a disposizione della collettività».
Assumerà decisioni?
«Sto riflettendo. È indispensabile fermarsi a pensare: un sindaco non può compiere delle scelte dettate dallo sconforto o dalla rabbia. In ogni caso, la mia stella polare sarà sempre il bene di Alba. Dunque, guardiamo avanti per non mandare in fumo i tanti buoni progetti che abbiamo avviato finora…».
Ce ne parli.
«Penso, solo per fare alcuni esempi, all’attivazione del corso di laurea in Scienze Infermieristiche, al Piano Quartieri, al restyling di piazza Michele Ferrero (opera frutto della sinergia tra l’Amministrazione, la famiglia Ferrero e l’artista Valerio Berruti), oltre alle numerose iniziative messe in campo a favore del miglioramento della viabilità cittadina».
A proposito di viabilità, novità per il terzo ponte?
«Abbiamo ripreso in mano lo studio di fattibilità della precedente Amministrazione e ora, grazie all’approvazione della convenzione sottoscritta con la Provincia di Cuneo, l’iter relativo alla progettazione è definitivamente partito».
Un’opera fatta di… sinergie.
«Sì, come lo è quella con i Sindaci di Langhe e Roero, non solo relativamente al lavoro che stiamo portando avanti per far sì che vengano realizzate alcune delle opere complementari dell’Aautostrada Asti-Cuneo che solo un anno fa sembravano andate perse. I “colleghi” mi hanno dato e mi danno tutt’ora moltissimo in termini di esperienza e proposte. Se vogliamo continuare a crescere dobbiamo unire le forze, valorizzando ogni realtà, proprio come ha fatto la Ferrero che non ha depauperato le campagne. Il punto di partenza è costituito dalle eccellenze che ci accomunano».
L’Albesità è sempre più tangibile…
«Ci sono i “fatti” ufficiali come i riconoscimenti Unesco e il Congresso Mondiale dell’Enoturismo che nel 2022 sarà organizzato a casa nostra. E ci sono tanti esempi concreti, come la Fiera del Tartufo e le produzioni vitivinicole. Ma resta fondamentale ciò che rappresenta il tessuto imprenditoriale, che è il motore della nostra economia e che ha diffuso uno spirito competitivo senza eguali».
Nessuna problematica?
«Rispetto ad altre aree del Paese siamo fortunati, ma non mancano le situazioni difficili. Le tocco con mano incontrando e ascoltando le persone. La gente ha un gran bisogno di essere ascoltata. Durante la pandemia, invece, ogni sera, mi chiedevo se avessi fatto il possibile… Alla luce di ciò alimento progetti e compio scelte che non guardano ai consensi bensì all’interesse delle nostre comunità nel medio-lungo periodo».
Dove trova la forza?
«Nella mia coalizione, in tutti gli albesi che ho l’onore di rappresentare e nella mia famiglia, senza dimenticare l’esempio dei miei genitori e, in particolare, di mio papà Pietro: mi ha insegnato a non aver timore di mostrare i miei sentimenti, a non snaturarmi e a non cambiare il mio modo di essere. È quello che continuerò a fare anche in futuro…».