Uncem: nascono gli “Accordi di Foresta”

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Gli “Accordi di Foresta” sono una importante conquista politica e operativa nella conversione del Decreto 77 (Semplificazioni e Governance del PNRR), in queste ore in esame a Montecitorio. In Commissione alla Camera è stato inserito nel testo del Governo l’articolo 35-bis, ovvero le “Misure di semplificazione e di promozione dell’economia circolare nella filiera foresta-legno”. Un testo promosso da Uncem e che ha visto la convergenza di molti gruppi parlamentari.

L’articolo promuove la “stipulazione di accordi di foresta nel territorio nazionale, quali strumenti per lo sviluppo di reti di imprese nel settore forestale, al fine di valorizzare le superfici pubbliche e private a vocazione agro-silvo-pastorale, nonché per la conservazione e per l’erogazione dei servizi ecosistemici forniti dai boschi”.

Gli accordi di foresta – scrive la norma – sono stipulati tra due o più soggetti, singoli o associati, di cui almeno la metà deve essere titolare del diritto di proprietà o di un altro diritto reale o personale di godimento su beni agro-silvo-pastorali o almeno un contraente deve rappresentare, in forma consortile o associativa o ad altro titolo, soggetti titolari dei diritti di proprietà o di un altro diritto reale o personale di godimento su beni agro-silvo-pastorali. “Gli accordi di foresta, allo scopo di valorizzare superfici private e pubbliche a vocazione agro-silvo-pastorale nonché di assicurare la conservazione e l’erogazione dei servizi ecosistemici, nel rispetto della biodiversità e dei paesaggi forestali, possono: individuare e mettere in atto le migliori soluzioni tecniche ed economiche in funzione degli obiettivi condivisi e sottoscritti dai contraenti con gli accordi medesimi; promuovere la gestione associata e sostenibile delle proprietà agro-silvo-pastorali per il recupero funzionale e produttivo delle proprietà fondiarie pubbliche e private, singole e associate, nonché dei terreni abbandonati; prevedere la realizzazione di interventi volti alla riduzione dei rischi naturali, del rischio idrogeologico e di incendio boschivo; prevedere la realizzazione di interventi e di progetti volti allo sviluppo di filiere forestali e alla valorizzazione ambientale e socio-culturale; promuovere sinergie tra coloro che operano nelle aree interne sia in qualità di proprietari o di titolari di altri diritti reali o personali sulle superfici agro-silvo-pastorali sia in qualità di esercenti attività di gestione forestale e di carattere ambientale, educativo, sportivo, ricreativo, turistico o culturale“.

È un articolo molto importante – spiega Marco Bussone, Presidente Uncem – per valorizzare 11 milioni di ettari di foreste in Italia. Mentre qualcuno pensa che solo piantare alberi risolva i problemi della crisi climatica, e in aree urbane sono molto molto utili, Uncem ricorda che un terzo della superficie del Paese è bosco. E va gestita. Gestire vuol dire certificare, pianificare, proteggere e valorizzare, esaltare tutte le funzioni di quel bosco. E questo articolo di legge, gli Accordi di foresta, vanno in questa direzione. Nell’interesse dei territori montani e delle comunità locali, ma anche nel quadro del green new deal europeo e per nuove green communities che ci impegniamo a costruire“.

Il PNRR, il Piano per il Next Generatio EU italiano, ha una specifica “componente” che attua gli accordi di filiera agricoli e forestali. “Ma non bastano quelle risorse economiche – continua il Presidente Uncem – Lavoriamo da subito per avere 50 milioni di euro per costruire Accordi di foresta, all’interno della legge di bilancio 2022. L’Italia è un Paese forestale e nonostante tutti i vincoli delle Soprintendenze, dove si mettono paletti ai tagli dei boschi, si impongono regole pur non essendoci manco un dottore forestale negli uffici, nonostante abbandono e frammentazione, siamo certi che il Paese possa, come Austria, Germania, Svizzera, Francia, investire opportune risorse economiche, politiche e culturali, per valorizzare le superfici forestali italiane“.

cs