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«vado all’olimpiade con entusiasmo sarà l’arma in più»

Dopo Wimbledon, il piemontese Lorenzo Sonego pensa a Tokyo: «Non ci capita spesso di giocare per l’Italia»

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Per Lorenzo Sonego sono giorni gonfi di attesa e di emozioni da governare. Ha chiuso l’esperienza molto positiva di Wimbledon solo perché costretto a sbattere sul muro di Federer sulla soglia dei quarti di finale, prima di assistere all’ascesa dell’amico Berrettini fino alla finale e poi all’esaltazione collettiva in salsa tricolore della Nazionale di calcio, sempre a Londra, contro gli inglesi. E adesso per lui è già cominciata l’operazione Olimpiade che per qualunque atleta non è mai una sfida come le altre. «Non può esserlo», ci dice il giovane talento torinese del tennis internazionale, «perché i Giochi Olimpici sono qualcosa che fa parte dei sogni di tutti noi. Personalmente li ho sempre visti così, fin da bambino, come un obiettivo quasi impossibile da raggiungere. Il luogo dove si ritrovavano tutti i campioni. Qualcosa di molto lontano. E quindi, sapere di farne parte mi regala una sensazione unica: è davvero strano pensare che il sogno sia diventato realtà, quasi non ci credo. E poi c’è un altro dettaglio. Si gioca per l’Italia. A noi tennisti non succede spesso di fare squadra e vestire la maglia azzurra, quando accade, come in Coppa Davis, si tratta di un’esperienza speciale: le Olimpiadi regalano anche questa sensazione grandissima».

Le immagini, ancora vive, del trionfo azzurro contro gli inglesi a Wembley valgono come efficacissima fonte d’ispirazione per tutti gli atleti della spedizione italiana. E per lo stesso Sonego: «L’ho vissuta come tutti. È stata una vera festa, un’avventura straordinaria che ha dimostrato quanto siano importanti i valori insiti nello sport, come la capacità di reagire alle difficoltà e, appunto, fare squadra quando serve. Per avere sempre risorse in più».
Sonego, oltre al tennis, ama molto il calcio. Lo ha praticato da ragazzo a buon livello nelle giovanili del Torino e proprio questa esperienza gli ha lasciato in eredità una passione che resiste ancora oggi, mentre vive il suo successo sportivo in un’altra dimensione. Tanto che ha dichiarato l’intenzione di voler girare per il villaggio olimpico, a Tokyo, indossando con orgoglio una mascherina granata. Certi legami non si possono spezzare.

Tornando a Wimbledon, Lorenzo ribadisce come l’uscita di scena con Federer non sia stata una sconfitta su cui rimuginare. «Ho incontrato un grandissimo campione, non potevo pretendere di fare il miracolo. Per me è stata, invece, un’ulteriore occasione di crescita. Sono giovane, devo migliorare, non dimentichiamolo. Potersi misurare contro campioni del suo livello è comunque una grande opportunità e sono felice di averla avuta. Berrettini? Sì, siamo amici. Sono stato felice di averlo visto andare avanti a Wimbledon. Lui ha la possibilità di realizzare certe imprese, è forte, più strutturato di me come tennista e ne sta prendendo coscienza».

Il momento è inopinatamente fortunato per i nostri colori. Nel tennis, l’Italia vive di promesse che cominciano finalmente ad essere mantenute, come mai prima d’ora. Qual è il motivo, secondo Sonego? «Abbiamo avuto la fortuna di crescere nel tennis in un momento in cui non sono mancati gli insegnanti di valore. Io, ad esempio, devo moltissimo a Gipo Arbino. Mi ha insegnato tante cose. Il resto lo ha fatto la Fede­ra­zio­ne che in questi ultimi anni ha creato strutture e ha dato la possibilità a tutti i giovani di misurarsi in nuove sfide e così di progredire. Un bel lavoro d’insieme che ha portato ai risultati che vediamo adesso». Oltre all’imponderabile che nello sport finisce spesso per fare la differenza.

Come le Atp Finals che, guarda il caso, capitano nel mezzo di questa esaltazione collettiva e proprio a Torino, la città di Lorenzo. Ecco allora un ulteriore e fondamentale passaggio nel suo percorso sportivo e di vita, lui che è un atleta gentile, ma tenace al tempo stesso, uno che non si arrende facilmente. In fondo, un primo obiettivo l’ha centrato, come previsto: ha scalato il ranking e si è piazzato nei top 30 del mondo. Ora è già vicino alla soglia dei 20. Arrivare nei primi dieci significherebbe entrare nel magico mondo delle finali torinesi, previste da qui al 2025. «Continuo ad allenarmi e so che, a parte il lavoro fisico, conta molto cu­rare l’aspetto mentale. La de­terminazione, la voglia di non mollare mai. In questo mo­mento è più facile: l’Olim­piade funziona come stimolo, sono sicuro che l’entusiasmo mi accompagnerà fino alla prima gara di Tokyo». Sarà l’arma in più.

Lorenzo, 26 anni, è un ragazzo che rimane legato anche agli amici di sempre. Ce lo conferma quando gli chiediamo se ultimamente gli sia capitato di passare dalle parti di Alba. «Certo, lo faccio spesso per rivedere persone che conosco. E ne approfitto perché, come sapete, nelle Langhe si mangia molto bene. Appena posso, faccio un giro. Le colline regalano un panorama straordinario. Vorrei tornarci il prima possibile, quando avrò un momento di pausa». E allora, capiterà dopo l’appuntamento di Tokyo, dopo un’altra grande sfida sportiva. Magari sarà l’occasione per festeggiare in grande stile, anche se Lorenzo non è tipo da eccessi. Ma è soprattutto uno che sa mantenere le promesse.