C’è un’azienda che è sempre più un punto di riferimento nel suo settore, un esempio all’avanguardia specialmente in una fase in cui il tema della transizione ecologica è diventato il più urgente tra quelli inseriti nell’agenda di Governo alla voce “riforme indispensabili”.
PierPaolo Carini, amministratore delegato di Egea: avete appena illustrato all’Assemblea dei Soci, nel meraviglioso scenario del Castello di Grinzane Cavour, i dati che evidenziano la vostra crescita. Ma, al di là dei numeri, che sensazione rimane?
«Resta la certezza di seguire il percorso migliore verso la svolta sostenibile. Un percorso che è legato alla nostra versatilità, grazie ai ventotto servizi che possiamo offrire e che rappresentano una nostra specifica peculiarità: dalla gestione dell’idrico alla luce, poi gas, teleriscaldamento, energia solare, biometano e tutto il resto. Ecco perché, se parliamo di svolta sostenibile, non stiamo facendo una recita, è la realtà».
C’è poi un altro aspetto che vi sta a cuore, l’innovazione.
«Per noi è una componente tanto essenziale quanto naturale. Abbiamo oltre 60 anni di storia e nessun impianto a carbonfossile da riconvertire, nessun mega-impianto da dover adattare. Abbiamo sempre guardato verso il futuro, invece che al passato da correggere».
Un’innovazione che parte e si sviluppa sul territorio?
«Assieme al rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco, il nostro direttore scientifico, abbiamo realizzato uno sviluppo inclusivo. Noi siamo la più grande delle aziende non quotate, abbiamo il sostegno di oltre 300 soci e più di 100 Comuni. Qui in Piemonte, come sappiamo, ci sono tanti piccoli paesi. Questo era visto come un limite fino a qualche anno fa, oggi è un punto di forza perché la gente si sente meno sola in questi centri, mentre è diversa la situazione nelle grandi città. Inoltre, abbiamo con noi decine di piccole aziende, imprese famigliari con cui il dialogo è stato intensificato e ora sono loro stesse i protagonisti della svolta sostenibile».
È la puntuale dimostrazione della grande efficacia del modello legato alle piccole e medie realtà imprenditoriali?
«Da sempre ne siamo convinti e seguiamo con particolare attenzione il territorio, siamo forti anche nel Ponente Ligure, oppure in Puglia, dove i numeri sono molto incoraggianti, così come nella provincia di Pesaro e Urbino, in Campania e Sicilia. Ma la nostra zona di origine, lo sappiamo, rappresenta un po’ il paradigma della “provincia” italiana. È un bel brand, quello di Alba, e spiega bene la realtà di Egea. “La casa delle buone energie” dice tutto, no? È chiaro che noi siamo rappresentati dalla bella “provincia” italiana».
Quando si parla di transizione energetica c’è, però, un problema di costi. È un ostacolo?
«L’utente avrà pure dei costi in più inizialmente, sapendo però che la svolta sostenibile porta a risparmiare. Ecco che allora diventa importante la competenza degli interlocutori. A cominciare dall’“ecobonus”: se la pratica viene fatta male, allora sì che diventa costosa. Ma noi sappiamo di essere credibili».
Grazie anche ai vostri referenti scientifici?
«Abbiamo accesso alle migliori competenze scientifiche che, in Italia, non mancano affatto. Noi collaboriamo con il Politecnico di Torino, la Bocconi di Milano e ora anche con l’Università Federico II di Napoli. E ci sono tante altre bellissime realtà. È la strada giusta, se è vero che Egea ha riconfermato il miliardo di fatturato e l’obiettivo è di arrivare a due miliardi».
Essere legati al territorio significa strutturarsi in base a ciò che il territorio chiede?
«Significa dare respiro al sistema lavorando assieme alle imprese e, nel caso, stringendo alleanze. Perché è vero che nel Piano Nazionale di Ricerca ci sono fondi ma bisogna essere capaci di spenderli. La nostra sfida è spiegare bene dove vogliamo andare, sapendo che, per esempio, il modello di Alba non può essere applicato a Bari, piuttosto l’idea è di strutturare un’Egea Puglia».
Avete resistito durante il primo lockdown, ora il peggio è alle spalle?
«Quello che sappiamo è che eravamo allarmati, si temeva quasi il default ma non c’è stato, o almeno non così grave. Noi abbiamo affrontato la crisi pandemica mostrando capacità di tenuta. Il fatto di essere innovativi ci ha sicuramente favorito».
Quale servizio tra quelli offerti da Egea caratterizzerà il futuro?
«Non ho una sfera di cristallo, il mondo continua a cambiare profondamente. Diciamo che proponiamo al cliente di conoscere questi cambiamenti, lo accompagniamo in base alle sue esigenze. Non è il modello che fin qui ha esaltato i colossi online, noi non ti “spiamo”. E, peraltro, quel modello è in crisi. Ma se ti dico che i tuoi consumi sono alti e ti consiglio un “check”, una valutazione, questo non avviene con un “click”. In ogni caso, proponiamo sempre un’alternativa complementare».
Per esempio?
«Se hai una casa in campagna, allora potresti installare pannelli fotovoltaici e ricaricare con l’energia prodotta la tua auto elettrica oppure ibrida plug-in. Se invece abiti in città, in un condominio, per i tuoi spostamenti puoi usare una bici elettrica e ricaricarla con l’energia che ti forniamo noi. Questa attenzione nel riconoscere l’interlocutore è fondamentale».
Per fortuna che la sensibilità ecologista è sempre più diffusa… Non crede?
«C’è sensibilità, indubbiamente. Del resto, avevamo l’uomo più potente del mondo, a capo degli Stati Uniti, che negava il problema del “climate change”, poi accadono tragedie come in Germania oppure in Cina. I nostri ragazzi assistono a questi eventi e si allarmano. C’è più consapevolezza e ciò è senz’altro un bene».