Fiducia, competenza, determinazione e capacità di ascolto. Sono queste alcune delle qualità che contraddistinguono Elpidio Balsamo, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Fossano. Lo abbiamo intervistato.
Capitano, perché ha scelto di diventare carabiniere?
«La figura del carabiniere mi ha sempre affascinato, sin da bambino. Vedere quegli uomini in divisa, e mi riferisco in particolare ai carabinieri che prestavano servizio nei miei luoghi d’origine, a favore della comunità, senza risparmiarsi, correndo rischi considerevoli, suscitava in me un costante, forte sentimento di ammirazione nei loro confronti. Crescendo ho compreso che i miei ideali si concretizzavano nella figura del carabiniere. Poi, il 22 gennaio del 1990, c’è stato un episodio: il sacrificio del carabiniere ausiliario Angelo Petracca. Un ragazzo di appena 20 anni il quale, seppur libero dal servizio e nonostante gli mancassero pochissimi giorni per congedarsi al termine del periodo di leva, non esitò a seguire due suoi colleghi, chiamati a intervenire in occasione di una rapina presso un istituto bancario della mia città, Ceglie Messapica, nel Brindisino. Angelo cadde sotto i colpi di malviventi senza scrupoli. Fu quell’evento a motivarmi ulteriormente. E così, non appena compiuto il 17o anno di età, con il consenso dei miei genitori, che ringrazio ancora oggi, presentai domanda di arruolamento: nel 1993 fui ammesso a frequentare il corso Allievi Sottufficiali dell’Arma dei Carabinieri».
Essere carabiniere, oggi, che cosa significa?
«Far parte di un’istituzione così ricca di valori e di valore, parte integrante della storia d’Italia e che, attraverso la sua capillare presenza sul territorio, continua a essere protagonista della vita del Paese e degli italiani è sicuramente un privilegio. Essere carabiniere oggi ha lo stesso significato che aveva esserlo nel passato. Significa essere vicini alle comunità che ci vengono affidate ed esserne parte integrante; essere attenti alle dinamiche sociali e criminali che caratterizzano ciascun territorio, saperne cogliere ogni segnale e saper fornire una risposta tempestiva e adeguata; stare al passo con i tempi anche per quanto concerne l’attività di contrasto ai fenomeni di criminalità».
Ci parli delle sue tappe professionali precedenti.
«Completato il biennio di formazione presso la Scuola Allievi Sottufficiali, in particolare presso i Battaglioni di Velletri e Vicenza, venni destinato al Comando Legione Carabinieri Sicilia e svolsi servizio presso le Stazioni di Alimena e Bompietro, nel Palermitano, in qualità di vicecomandante, e presso la Stazione di Resuttano (Caltanissetta), come comandante (dal 2000 al 2009). Nel periodo compreso tra giugno 2005 e gennaio 2006, fui impiegato nella missione militare di pace “Joint Enterprise” in Kosovo, presso il Reggimento Msu a Pristina, nell’ambito del contingente militare Nato-K For. Ho assolto gli incarichi di comandante di squadra presso la Compagnia Operativa Bravo del Battaglione Msu a Pristina e di comandante del distaccamento della citata compagnia a Gnjlane (Kosovo), della Multinational Brigade East (Usa). Il 26 ottobre 2009, promosso al grado di sottotenente in servizio permanente effettivo del ruolo speciale dell’Arma dei Carabinieri, venni ammesso a frequentare il 50o corso applicativo presso la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. A settembre 2010, completato il periodo di formazione, venni assegnato al Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Barletta, in qualità di comandante. Nel luglio del 2014 sono stato destinato, sempre in qualità di comandante, alla Tenenza Carabinieri di Ribera (Agrigento)».
Infine, l’arrivo a Fossano: un giudizio sull’incarico.
«Particolarmente stimolante. Le dinamiche sociali, culturali ed economiche che caratterizzano tanto la città di Fossano quanto i comuni di competenza della Compagnia, sicuramente differenti da quelle che riguardano i territori nei quali ho precedentemente operato, sono molto interessanti. Mi sono ambientato sin da subito, così come la mia famiglia, specie mio figlio, che a Fossano ha iniziato il suo percorso scolastico».
Come descrive la città?
«È sicuramente una gran bella città, popolata da persone laboriose e con un forte senso civico. Una città nella quale le varie componenti etniche si sono integrate perfettamente, sintomo, questo, di grande civiltà oltre che di un grande senso di accoglienza. Una città nella quale non si registrano, ad oggi, fenomeni di criminalità organizzata anche se, ovviamente, è necessario tenere sempre alta la guardia e prestare attenzione ai segnali».
Quanto l’ha impegnata e quanto la sta impegnando l’emergenza sanitaria?
«Tantissimo. La prima ondata della pandemia ha travolto e sorpreso tutti, stravolgendo gli schemi. Siamo riusciti, comunque, a fornire una risposta immediata dedicando i servizi alla gestione delle varie situazioni legate alla grave emergenza sanitaria, senza però trascurare anche gli “ordinari” compiti istituzionali. L’attività di vigilanza sul rispetto delle misure di contenimento adottate per contrastare la diffusione dei contagi ha richiesto e continua a richiedere uno sforzo particolare da parte di ciascun carabiniere il cui operato è sempre stato caratterizzato, e continuerà ad esserlo, da umanità e concreta vicinanza alla popolazione».
Un’operazione conclusa con successo che l’ha colpita?
«L’attività di indagine che portò all’arresto di due sorvegliati speciali per estorsione aggravata, svolta nel periodo in cui prestavo servizio presso il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Barletta. Ricordo che una mattina, all’interno di un bar, incontrammo casualmente una persona che appariva particolarmente scossa e che presentava sul viso segni di percosse. Ovviamente cercai di capire cosa gli fosse accaduto. Riferì di essere un imprenditore edile e di essersi procurato quelle lesioni a seguito di una caduta accidentale. A quel punto, intuito che vi era sicuramente altro, lo accompagnai in caserma. Seguì una lunghissima chiacchierata al termine della quale, comprendendo di potersi fidare, mi confidò che da qualche mese subiva richieste sempre più pressanti sia di denaro che per l’assunzione di operai da parte di due persone e che, in una circostanza, queste si erano presentate in un suo cantiere in orario serale e, per intimorirlo, avevano esploso un colpo di pistola a pochi centimetri dai suoi piedi. Nel corso dell’attività d’indagine che avviammo immediatamente mi sorprese la piena collaborazione offerta dagli operai. In brevissimo tempo riuscimmo a identificare e arrestare i due estorsori. Mi colpì molto la frase che l’imprenditore mi rivolse quando seppe dell’arresto. Raggiungendomi in ufficio mi disse testualmente: “…sappia che da oggi festeggerò due compleanni: il giorno in cui sono nato e il giorno in cui ho incontrato voi Carabinieri…”».
Rispetto e fiducia quanto sono importanti nel rapporto tra carabiniere e cittadino?
«Fondamentali e indispensabili. Il carabiniere è tenuto a rispettare non solo le leggi ma anche e soprattutto l’integrità e la dignità delle persone con le quali si ritrovi a interagire, qualunque sia la ragione. In tal modo sarà possibile ottenere il rispetto dei cittadini e, di conseguenza, la loro fiducia. I cittadini devono necessariamente avere fiducia nelle istituzioni e affidarsi ad esse senza alcuna remora».