Lei, Erica Brucoli, 31 anni, professionale esperienza alle spalle, lavora per dar vita e forma a modelli iconici, riconoscibili, di forte identità, occupandosi di stile e prodotto.
«Sin da bambina avevo una passione», racconta, «disegnavo per le mie bamboline tutti gli outfit. I miei genitori volevano che mi laureassi, che seguissi un percorso standard… e ci ho anche provato iscrivendomi a scienze della comunicazione, ma ho capito che non era la mia strada. Così ho virato, iscrivendomi allo IED, indirizzo fashion & textile design. Una rinascita che mi ha permesso di fare esperienze in Italia e all’estero sino a decidere di tornare più vicina a casa. In Miroglio ho riscoperto il valore della vestibilità in un abito: ho trovato un mondo nuovo che mi è piaciuto molto…».
In cosa consiste il tuo lavoro?
«Le parole magiche sono ricerca, confronto, curiosità. Seguo sia le tendenze, sia i disegni, e mi occupo di concretizzare l’idea attraverso la traduzione dal disegno ai dettagli specifici, come ad esempio mettere il codice del bottone, del capo, dell’impuntura… Per usare un’espressione tecnica, curo sia il fit che lo stile. L’ho fatto recentemente per “Go.”, la proposta athleisure di Fiorella Rubino dedicata alle donne dinamiche che amano uno stile di vita sano e attivo. In questo caso specifico ho immaginato modelli iconici, prima dedicati unicamente al mondo dello sport, mixando comodità, funzionalità e stile per essere indossati anche in occasioni formali».
Quale il progresso più evidente nel tuo settore?
«Beh, i social e i nuovi media hanno modificato il rapporto con i clienti. Ho percepito questo aspetto nel momento in cui mi hanno proposto di fare da influencer-ambassador del brand Fiorella Rubino, occupandomi direttamente anche di una pagina Instragram. Questa novità mi ha gratificato, facendomi capire quanto il mio lavoro sia stato apprezzato e soprattutto quanto in tale ruolo la mia fisicità mi garantisca una chance ulteriore. Sono al settimo cielo, felice per essere nel posto giusto, ma altresì consapevole delle responsabilità che devo assumermi e dei cambiamenti che fanno parte della mia crescita personale. Per progredire sempre più devo mescolare creatività, tecnicismo, amore per la professione, ma anche adottare una visione a lungo termine immaginando cosa piacerà alle clienti in un panorama sempre in evoluzione».
Lavorare in Miroglio Fashion ti soddisfa?
«Convintamente dico sì. Inizialmente ho fatto la scelta del cuore per avvicinarmi alla mia famiglia… ma dopo poco tempo ho capito che qui avrei potuto acquisire maggiori nozioni, che a me in parte mancano, soprattutto nell’ambito dell’organizzazione, del rapporto con i fornitori… Il team con cui lavoro è composto da sette colleghe: siamo completamente diverse, con gusti differenti, ma tutte consapevoli che la “missione” del designer è non imporre il proprio gusto, ma possedere il buon gusto per dare un accento ad ogni capo proposto, mettendo sempre al centro la nostra cliente e i suoi desideri. Ad armonizzare le nostre idee il fashion coordinator, che ha in mente tutta la collezione e tratteggia un orientamento in base a specifici canoni a cui noi dobbiamo far riferimento».
C’è differenza nell’immaginare una collezione destinata ad una donna curvy?
«Direi di sì. Io comunque sono duttile. Nel mio lavoro è molto importante anche essere sempre informati e aggiornati sulle novità che riguardano il mondo della moda: se c’è in giro qualcosa di nuovo, devo essere la prima a saperlo! Mi sono trovata in passato ad immaginare linee super aderenti, attillatissime, iper sexy. Invece ora, avendo comunque anche nella mia vita personale sperimentato cosa significa avere un fisico magrissimo o curvy, devo ammettere che mi è diventato istintivo, naturale, cogliere dove segnare o dove ammorbidire la silhoutte di un capo…».
In conclusione Erica, c’è un sogno che vorresti si concretizzasse?
«Beh, mi applico per riuscire ad essere sempre più autonoma, cercando, e questa è la mia ambizione, un giorno di dettare anche nuove tendenze. È pur vero che a me serve ancora esperienza, ma visto che sognare non costa nulla, ed io per carattere sono curiosa e testarda, non disdegnerei certo, una piccola capsule tutta mia!».