Maurizio Maggiani scrive il grande romanzo della rivolta libertaria. Lo fa attraverso le storie della sua umanità militante, un mondo di uomini e donne ardenti di passione che lungo un intero secolo fino all’oggi danno un senso universale alle loro vite, alle loro sconfitte, alle loro vittorie. Questa raccontata nel romanzo è una storia leggendaria, il mito di una dinastia di ribelli ostinati in un sogno, perseveranti nel costruirlo a dispetto di ogni sconfitta del presente. Una storia di eterna rivolta, di molte vite e gesta, vite che non hanno avuto voce e vite la cui alta voce è stata dimenticata. Una storia che attraversa epoche e oceani e continenti, guerre e rivoluzioni, da Genova a New York a San Pietroburgo, da Domokos a Sidone. C’è fra loro un personaggio di pura leggenda, una donna nata nel 1901, “l’essere umano più antico del mondo”, lei conosce ogni storia e ogni storia ha vissuto, è la Canarina. Chiamavano così le giovani donne che nella Grande Guerra lavoravano nell’industria bellica al munizionamento, perché il tritolo tinteggiava di giallo il viso e le mani. Aveva sedici anni la Canarina, quando nascondeva sotto le unghie dei piedi qualche grano di quel composto micidiale, sottraendo ogni giorno un po’ di guerra alla guerra. È suo nipote l’Artista a dipanare la Storia e le storie attraverso una progenie di figli unici che costruiscono una dolcissima elegia eroica, sfiorando le vite di Garibaldi e Anita, Antonio Meucci, Emma Goldman, Gaetano Bresci, Carlo Tresca, Sandro Pertini e tanti altri ancora.