Assessore, quale tra i vari aspetti connessi al coronavirus la preoccupa di più, da responsabile della sanità piemontese?
«Ovviamente mi preoccupa l’evolversi dell’epidemia in sé, ma ancora di più mi preme evidenziare la presa di coscienza del fatto che, se non facciamo qualcosa di davvero importante per il contenimento dell’epidemia, a breve avremo tutti occupati i posti letto di terapia intensiva (portati nei giorni scorsi a quota 200 negli ospedali piemontesi, ndr). In seguito alla riunione del Comitato scientifico di domenica scorsa, durante la quale la situazione è stata valutata sulla base della letteratura scientifica internazionale, attraverso una serie di parametri e procedure consolidate, è stato redatto un documento declinato sulla realtà piemontese in merito ai “codici blu” (usato per indicare un paziente che richiede la rianimazione, ndr) da far avere a tutti i medici della terapia intensiva. Si tratta di un documento che disciplina l’accesso e l’uscita dalla rianimazione. In caso di sovraffollamento, stabilisce a chi dare la priorità, sulla base delle possibilità di sopravvivenza, dell’età e di tutta una serie di parametri già condivisi a livello internazionale, declinati sullo specifico della realtà piemontese. In pratica si sono stabilite regole in base alle quali, nel caso in cui non ci fosse più posto per tutti, si deciderà chi potrà essere curato e chi no. Dobbiamo fare tutti la nostra parte affinché ciò non accada, tenendo il più possibile sotto controllo la crescita del contagio».