Un giorno fortissimamente cercato e voluto, per confermare una tradizione in cui confluiscono i concetti di storia e memoria, lo spirito alpino nel segno del voler ricordare chi è “andato avanti”, ma anche i sensi di partecipazione e di territorio.
Anno dopo anno, da oltre sei decenni: a Montà, a ridosso dell’area del sacrario dei piloni, in un luogo in cui gli alpini posero quella che è la Croce Luminosa. Che è poi come un nodo al fazzoletto: per ricordare coloro che, da padri, fratelli, mariti, fidanzati, lasciarono queste colline in nome di guerre mai intimamente volute. Ci andarono: non fecero mai ritorno. Ma i loro nomi sono riportati qui, sulle diverse lapidi rappresentativa ciascuna di un paese del Roero e delle zone vicine, come monito per un “mai più” di cui gli alpini stessi sono custodi.
Dopo la semi-pausa dello scorso anno (l’emergenza sanitaria portò a dare vita ad una cerimonia mattutina ristretta, ma svolta per non interrompere mai le ragioni di questa manifestazione), le “penne nere” montatesi sono tornate qui: guidate da Nino Costa, in collaborazione con il Comune con in testa il sindaco Andrea Cauda, la parrocchia, gli alpini dell’Ana di Cuneo -ben rappresentati dal direttivo e dal nuovo leader Luciano Davico, oltre all’altresì coordinatore degli alpini del Roero Vittorino Rosso- e con la piena risposta da parte di tutti i gruppi alpini che sono parte “vera” e concreta di questo luogo memoriale. Presenti, in forze: con le loro famiglie, con quella parte di popolazione pronta a fare da tramite tra quel passato, la nostra epoca rivelatasi così complessa, e un futuro in cui preservare i significati di questa giornata rituale.
Presente anche il senatore Marco Perosino, insieme agli altri sindaci del Roero, per dare un saluto ufficiale nella parte “oratoria” dell’evento tenuto domenica 29 agosto: oltre che il Comandante di Polizia Locale Pierlorenzo Caranzano in veste di cerimoniere ufficiale, e il parroco montatese Paolo Marenco, il quale ha officiato la benedizione sulla sommità del colle crociato, prima della Santa Messa.
Paolo Destefanis