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Ci vuol fegato ad avere cuore

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Caro Gianmario, intanto, non so­no proprio d’accordo sul fatto che neanche nei film si vedono storie così. Leggendo le tue parole, mi è tornato alla mente “Love actually” in cui c’è un triangolo simile: lui, sua moglie e l’amico di lui segretamente innamorato di lei.
In quel caso il tuo “omologo” fa due cose strabilianti. La prima, è inequivocabile: la sera della vigilia di Natale si presenta alla loro porta e fa una dichiarazione tramite cartelli scritti alla moglie dell’amico. Una dichiarazione bella e divertente, ma la cosa più sorprendente avviene dopo: una volta terminata la serenata riceve un bacio fugace dalla ragazza. A quel punto, invece di costruirsi chissà quale castello in aria, prende, va via e tra sé e sé dice: «Ok, ora basta». Capisce, cioè, che è ora di chiudere quel capitolo: ha fatto quel che andava fatto, si è dichiarato e non ha più nulla da rimproverarsi. Il tuo caso è in parte diverso (sconsiglio di dichiararti, anzi nega sempre, perché come si dice, «Una bugia al momento giusto è mille volte meglio di una verità al momento sbagliato»), ma per certi versi più semplice.
Lungi dall’augurare un nuo­­vo lockdown per resistere alla tentazione, è comunque possibile, per non dir probabile, che la vicinanza lavorativa servirà a fare in modo che tu l’“umanizzi”, la veda per quel che è e non solo per come l’hai idealizzata. Non sarà facile ma ti aiuterà a voltare pagina e a capire prima che sia troppo tardi ciò che scrisse Ma­chiavelli: «Gli uomini sono più lenti a pigliare quello che possono avere che non a desiderare quello che non possono raggiungere».