Alto contrasto | Aumenta dimensione carattere | Leggi il testo dell'articolo
Home Articoli Rivista Idea «La corsa mi dà modo di far fluire i pensieri in libertà»

«La corsa mi dà modo di far fluire i pensieri in libertà»

Paolo Bert, vincitore della “100 miglia del Monviso”, racconta una passione che dura da quasi 25 anni

0
167

“Atleta brevilineo, formidabile discesista, è dotato di un’eccellente tecnica di corsa. I suoi punti di forza sono lo scatto e la grande resistenza in salita, dote quest’ultima che lo rende competitivo sia sulle medie che sulle lunghe distanze”.
È questa la presentazione che Wikipedia fornisce dell’atleta 43enne pinerolese, vincitore della prima edizione della “100 miglia del Monviso”, Paolo Bert.

Paolo, cosa fa nella vita, oltre a correre?
«Da quando avevo 17 anni, lavoro su turni come tornitore, mansione che grazie agli orari di lavoro mi permette di essere d’aiuto alla mia compagna e ai miei tre figli. Tutto questo mi lascia ovviamente lo spazio per inseguire la mia passione che è lo sport e in particolare la podistica».

Da cosa nasce questa sua passione per la corsa?

«È nata andando in montagna con mio zio Domenico, grande atleta mancato nel 2009 a cui ero molto affezionato. Vederlo correre durante le competizioni mi e­mozionava tantissimo. Ho un ricordo chiaro nella mia men­te. Tutto accadde quando an­dai ad assistere all’arrivo di una competizione a coppie, la “Tre rifugi”, alla quale aveva preso parte mio zio. Mano a mano che i partecipanti arrivavano, scrutai nei loro occhi la vittoria, ma nessuno di loro sapeva realmente quali fossero i risultati perché si sarebbero decretati solo tramite conteggio a cronometro. Quegli sguardi pieni di soddisfazione, indipendenti dalla vittoria o meno, mi fecero capire che quella doveva essere la mia strada».

Quando è entrato a far parte del settore agonistico?
«Trascinato dalla passione che ho sempre nutrito per la camminata e la corsa, mi sono iscritto ufficialmente all’Atle­tica Cavour 23 anni fa, iniziando a gareggiare in competizioni di livello agonistico».

Qual competizione è stata più impegnativa e gratificante?

«Credo la più difficoltosa, forse per un freddo mai provato prima, è stata la “Zegama” una competizione mondiale svoltasi sui Pirenei. Durante la gara siamo stati colti da una tempesta di ghiaccio, e, essendo in pantaloncini corti, non è stato molto piacevole. Alla competizione hanno preso parte atleti internazionali e misurarmi con loro conquistando una ottava posizione mi ha gratificato parecchio».

Chi è stato il suo allenatore in questi anni?

«Dal mio primo giorno come agonista fino all’ultima competizione, sono sempre stato supportato dai consigli tecnici e psicologici di Carlo De­giovanni: a lui devo moltissimo. Un allenatore deve anche essere capace di consigliarti di fermarti, e deve saperti dire quella parola al momento giusto per darti la carica. Lui è il mio mentore!».

Cosa prova durante le competizioni?
«Questo dipende dalla durata della gara. In gare più brevi sono più concentrato e ho poco spazio per pensare, mentre in quelle più lunghe mi lascio andare decisamente di più. La sensazione che mi pervade è di estrema li­bertà. Proprio per questo a­doro correre e camminare, per lo più in montagna. Quel luogo mi da lo spazio di lasciare correre i miei pensieri. Quando gareggio sto bene e mi sento realizzato in quello che sto facendo».

Cosa pensa della “100 miglia del Monviso”?
«La 100 miglia non è una competizione qualsiasi, è una avventura dove si ha il tempo di riflettere sulla vita in generale. Quest’anno ho percorso moltissimi chilometri da solo di giorno e al buio, così la mia mente ha spaziato tra mille pensieri durante quelle 24 ore. È comunque stata una bellissima avventura per testare il mio fisico. Non è però la gara che fa per me, perché è un tragitto davvero molto lungo. Io solitamente partecipo a gare più corte».

C’è stato un momento in cui ha pensato di mollare?
«Sì, per la mia testardaggine ammetto che non sono solito pensarlo, ma in questa occasione è stato così. Una volta arrivato al Rifugio Alpetto, dove ero in crisi da ormai due ore, procedendo per il passo San Chiaffredo, ho temuto di non farcela, mi preoccupavano gli 80 chilometri mancanti, di cui parecchi ancora in salita. Poi mi è bastato un piccolo riposo di qualche minuto su di una pietra, per riuscire a riprendermi e concludere la gara nel migliore dei modi».

Il prossimo anno prenderà parte alla sfida del Monviso?
«In questo momento non so darle una risposta. I miei allenamenti non sono studiati per un tragitto così lungo, ma non è detto che in questo anno non possa modificare le mie attività. Come si dice: “Nella vita mai dire mai!”»

BaNNER
Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial