Nel delicato mo­mento che stiamo vivendo si stan­no svi­lup­pan­­do nuove forme di attenzione al territorio, di ri-scoperta dei luoghi, di paradigmi di turismo sostenibile, associati a quella che sembra diventata una rinnovata, fondamentale necessità umana: il corpo in movimento, a contatto con la natura. Tra queste, il sentiero monregalese Lan­dan­dé ha avuto in questo ultimo periodo un notevole sviluppo, proprio per le sue caratteristiche che ben si sposano con questa filosofia che stiamo un po’ tutti sperimentando. Ne abbiamo parlato con il presidente del Co­mi­ta­to promotore, Erminio Meroni.

Presidente, come è nata l’idea di Landandé?
«Risale al 2010, è nata da un gruppo di esercenti che intendevano riproporre quanto già stava prendendo forma nel­l’Albese. Tra i promotori c’era­­no Massimo Martinelli e Angioletta De­giorgis, che fe­cero opera di sensibilizzazione e di avvicinamento in direzione di quelle che vo­levano essere “camminate del gusto”».

Come è poi avanzato il progetto outdoor?

«Per dare continuità all’iniziativa si è pensato di coinvolgere i comuni che erano toccati dal nucleo originario del sentiero: in primis Briaglia, poi Niella Tanaro e Vicoforte. Il progetto è cresciuto, anche se poi è rimasto “dormiente” per qualche anno».

In che senso?

«Il percorso del sentiero era chiaro, ma non esisteva cartografia; in alcuni ambiti, bisognava anche provvedere alla pulizia. Stiamo parlando co­munque di un tratto di 22 chilometri, che dal Santuario di Vicoforte andava fino a San Teobaldo, a Niella Ta­naro».

La svolta?
«Negli anni 2013 e 2014: sotto la presidenza di Ga­briele Cigliutti si è iniziato con l’organizzazione delle cam­minate e si è rafforzato il numero dei soci. L’impulso che ci ha fatto conoscere al grande pubblico invece è arrivato con Gui­do Tomatis, che ha promosso un’ampia campagna di sensibilizzazione sui so­cial. È nata così l’idea di nuovi “petali”…».

Cosa sono i petali?
«Il simbolo di Landandé è un fiore. Ogni sentiero rappresenta un petalo, l’originario è quello fucsia. L’ultimo aggregato è quello giallo, di Mo­nasterolo Casotto, inaugurato a luglio».

La tragica scomparsa di To­matis, nel 2018, ha rallentato lo sviluppo del progetto?
«Ci siamo trovati attoniti e spae­sati. Io, con poca esperienza, e Dario Filippi, con la sua straordinaria voglia di fare, abbiamo cercato di tirare avanti, provando a organizzare comunque belle cose».

Forse un ulteriore impulso è arrivato pure con l’adesione di Mondovì…
«I nuovi petali non nascono perché il Comitato decide di aprire un sentiero: sono le Amministrazioni Comunali che ci tengono. Il petalo arancio di Mondovì, infatti, è arrivato su spinta del sindaco Adriano, che crede molto al “turismo che cammina”. Cer­to, è un percorso con molto asfalto e meno sentiero, me­no “selvaggio” e meno faticoso, ma di grande impatto scenico».

Quanto lavoro occorre per mantenere in buona salute il percorso?

«Il sentiero, da solo, non si pu­lisce, ma addirittura si sporca facilmente. All’inizio lo curavamo noi con i volontari, ora ci affidiamo a un professionista. Ma il fondamentale apporto dei volontari non manca mai. Sono loro che segnalano i problemi e, se sono di facile soluzione, intervengono in prima persona».

Come finanziate le vostre attività?

«Oltre all’apporto dei soci, fondamentale è l’appoggio della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, che contribuisce in modo importante alla nostra attività. Poi ci sono i nostri importantissimi sponsor. E un sostegno ce lo dà anche l’Atl».

Qual è il “plus” di Landandé?

«Le nostre sono camminate per tutti: atleti, famiglie, ap­passionati. Alla camminata tradizionale cerchiamo sempre di aggiungere qualcosa: approfondimenti, arte, cultura, musica. Ed attività sportiva: anche se non la organizziamo più direttamente, sia­mo sempre disposti a collaborare con le associazioni».

“Collaborazione” è la parola chiave per un discorso di territorio. È semplice mettere insieme tante “teste”?

«Noi siamo aperti a ogni for­ma di collaborazione. Molti ci cercano, alcuni li andiamo a cercare noi. C’è un buon affiatamento. Sicuramente, alcuni proprietari di terreni non sono d’accordo nel veder passare i sentieri all’interno dei loro beni e, quindi, siamo obbligati a deviare i percorsi e trovare alternative. Non tutti colgono la portata e le potenzialità del progetto».

A proposito di potenzialità: anche i turisti stranieri conoscono Landandé?

«Per ora pochi, il turismo straniero nel Monregalese è ancora in fase embrionale. Con­fidiamo molto sul turismo che oggi guarda all’Al­bese e che è in cerca di ulteriori proposte in provincia di Cuneo».

Le prossime iniziative?

«All’inaugurazione di Mo­na­sterolo c’era il sindaco di Vio­la Donetta, che a fine luglio ha varato il sentiero “Tre fontane e éna piatza”. Siccome il percorso transita molto vicino al petalo giallo, è possibile che possa essere annesso a Landandé, ampliando ancora di più il nostro “fiore”».