Basta una chiacchierata telefonica di pochi minuti per comprendere come Silvia Scarrone, nuovo governatore del Distretto Rotary 2032, abbia dentro di sé un’innata propensione al servizio. Si è dedicata al prossimo per una carriera intera, in ospedale, e continua a farlo ora come rotariana, ruolo che peraltro riveste praticamente da bambina. Nuova guida distrettuale dopo la conclusione del mandato di Giuseppe Musso, Scarrone ha avviato le visite volte a incontrare i 42 club di Basso Piemonte e Liguria che costituiscono il Distretto 2032. Tra i primi gruppi con cui si è confrontata c’è il “Canale-Roero” che, nei giorni scorsi, a Guarene, proprio alla presenza del neogovernatore, ha ufficializzato il contributo erogato per l’acquisto di una nuova autoemoteca da mettere a disposizione dell’Avis di Alba.
Governatore Scarrone, che impressioni le ha fatto il Rotary Club roerino?
«Prima una premessa: conosco già il Distretto 2032 piuttosto bene e posso dire senza timori di essere smentita che ciascun club è virtuoso. Nel caso specifico del “Canale-Roero”, sono rimasta colpita dal loro dinamismo per i giovani, per la cultura, per i progetti internazionali e, ovviamente, per la salute delle persone, come dimostra il contributo per l’autoemoteca».
Come giudica questa’ultima donazione?
«Avendo lavorato per l’intera carriera come anestesista, so quanto sia importante favorire la raccolta di sangue. Trovando l’autoemoteca nei propri co-muni o, comunque, nei luoghi che si frequentano maggiormente, i cittadini saranno incentivati a donare».
Ora parliamo di lei e del suo impegno rotariano. Quando è iniziato tutto?
«Vivo il mondo Rotary da sempre: già mio padre ne faceva parte e quando, bambina, lo vedevo rincasare dalle riunioni leggevo sul suo volto gioia e serenità. Crescendo e affiancando mio marito Renzo Panizza, che è stato presidente del club di Alessandria, ho compreso a pieno il valore di questa realtà. Mai, comunque, avrei immaginato di arrivare, un giorno, a ricoprire l’importante ruolo di governatore distrettuale, di cui sono estremamente orgogliosa».
Cosa significa, per i Rotary, servire il prossimo?
«Né fare beneficenza né assistenzialismo. Ci prendiamo cura degli altri mettendo in campo le nostre professionalità».
Lei, peraltro, si occupava degli altri anche sul lavoro…
«Dopo la laurea, ho iniziato subito a lavorare in sala operatoria come anestesista; per un lungo periodo, poi, sono stata rianimatore, pure a bordo dell’elisoccorso, fino a ottenere, negli ultimi anni della carriera, un ruolo dirigenziale legato alla gestione delle sale operatorie ospedaliere. Si tratta di attività che espongono a pressioni continue perché in ballo c’è la vita delle persone».
Dopo essersi congedata dal lavoro, è tornata in prima linea in seguito allo scoppio della pandemia. Un altro gesto di grande altruismo…
«C’erano i reparti di rianimazione da allestire in tempo zero: non me la sono sentita di dire di no. Inizialmente, si pensava che si sarebbe trattato di una pandemia assolutamente gestibile, invece il Covid si è rivelato estremamente virulento: una pestilenza. Ora il virus è mutato: appare meno “cattivo” ma più infettivo. Non so quando riusciremo a liberarcene del tutto, ma il vaccino è certamente una soluzione efficace».
A proposito di Covid, in che modo il suo Distretto continuerà a contrastarlo?
«Quest’anno, sempre grazie al contributo di UsAid, effettueremo donazioni di concentratori di ossigeno, dispositivi essenziali nel trattamento di problemi respiratori anche slegati dal coronavirus. Ma non sarà il nostro unico focus…».
Prego, ci dica…
«Saremo concretamente al fianco delle donne in difficoltà, dei giovani e di chi ha sofferto il Covid a livello psicologico; ci occuperemo di tutelare il territorio, favorendone lo sviluppo a livello culturale ed economico, senza chiaramente dimenticarci dell’emergenza afghana, che vorremmo affrontare contribuendo ad assicurare un’accoglienza di secondo livello. Del resto, quest’anno il nostro motto è “Servire per cambiare vite” e l’emozione di aiutare il prossimo è impagabile».
Da dove si parte?
«Dalla valorizzazione della professionalità di ciascun rotariano e dall’unità di intenti, indispensabile per raggiungere grandi traguardi. Dunque, emozioniamoci, con emozione rotariana».