Da Alba a Lampedusa: Nicolò Binello per Medici Senza Frontiere

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Nicolò Binello, 33 anni, medico internista di Alba, dallo scorso luglio è a Lampedusa, dove lavora con Medici Senza Frontiere (MSF) agli sbarchi dei migranti; fa screening sanitari, soprattutto per individuare i soggetti vulnerabili e contro il Covid.

È parte del team di Medici Senza Frontiere arrivato sull’isola il 20 giugno scorso, composto da medici, infermieri, psicologi e mediatori interculturali. Da allora sono sbarcate circa 10 mila persone, tra cui quasi mille donne e oltre un centinaio di bambini con meno di 5 anni. Solamente nella notte tra il 23 e il 24 agosto sono arrivate sull’isola 780 persone in imbarcazioni provenienti dalla Libia e dalla Tunisia.

In momenti simili l’intensità del lavoro dei medici subisce un incremento consistente, ma le condizioni sono sempre molto simili tra loro.

Le persone provenienti dalla Libia, principalmente di nazionalità bengalese o di alcuni paesi subsahariani presentano spesso evidenti segni di percosse e molto probabilmente anche di tortura. Tra le patologie più evidenti, ci sono moltissime malattie croniche come asma, diabete e malattie cardiovascolari. Infine, in molti presentano ferite risalenti al viaggio o ai momenti immediatamente precedenti. Spesso le persone soffrono di vertigini, ipotermia, ustioni causate dal carburante o dal sole. Inoltre, ci sono i superstiti di un naufragio, che presentano condizioni di gravi insufficienze respiratorie o ipotermia.

«Mi è rimasta impressa la storia di un camerunense di 45 anni affetto da una grave malattia del sangue, la leucemia mieloide cronica. – racconta Binello – Per la cura di questa malattia, lui ha necessità di portare sempre con sé diverse medicine. Ha attraversato il Sahara fino al Mediterraneo con le sue medicine ma poi il mare se le è prese nel tragitto che lo ha visto arrivare a Lampedusa in condizioni di grave necessità, proprio perché non prendeva le sue medicazioni da giorni. Abbiamo fatto l’impossibile per farlo evacuare al più presto. Grazie anche al supporto delle autorità sanitarie locali, siamo stati in grado farlo uscire velocemente dall’isola per garantirgli la continuità delle cure che gli sono indispensabili».

Prosegue: «Questa, come altre storie di cui mi trovo a essere testimone non fanno che alimentare in me la convinzione che quest’isola rappresenti un punto d’incontro, una contraddizione in essere, concreta. Da una parte, è straordinaria dal punto di vista naturalistico, con un forte richiamo per il turismo di massa dei mesi estivi. Dall’altra, il sistema di accoglienza delle persone che arrivano dal mare.

Non sempre la convivenza tra queste due realtà è priva di tensioni, incomprensioni, di contraddizioni appunto. Proprio per questo, credo che Lampedusa sia un’isola troppo piccola per potersi far carico di un tema tanto grande quanto quello dell’accoglienza dei migranti nel momento, cruciale, del loro arrivo in Europa».

c.s.