Costigliole Saluzzo, la villa romana svela il passato: i ricercatori spiegano i progressi negli scavi

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costigliole saluzzo

Nei giorni dell’84esima edizione della Sagra dell’Uva Quagliano, Costigliole sarà cornice di un momento dal forte valore culturale, particolarmente sentito dell’amministrazione comunale e dai ricercatori ormai diventati “di casa”: al termine della campagna di scavi condotta dall’Università di Torino in concessione MiC e a due anni dall’ultima visita ‘a cantiere aperto’ sul sito, organizzata con il FAI, i docenti Diego Elia e Valeria Meirano presenteranno i risultati emersi negli ultimi anni e in particolare le risultanze della recente attività di indagine, che ha coinvolto 25 partecipanti (Corsi di Laurea in Beni culturali, Archeologia e Storia antica, Conservazione e Restauro dei Beni culturali).

Venerdì 24 settembre alle 18 la sala polivalente di Costigliole (accesso da piazza Vittorio Emanuele) ospiterà l’incontro “Storie dall’antichità. Costigliole Saluzzo: scoperte archeologiche e ricerche in corso”. La partecipazione è libera, su prenotazione ([email protected] o 0171-230121. Int. 1) e l’evento si svolgerà nel rispetto delle normative anti-contagio.

I due docenti tireranno le fila del programma Interreg Alcotra da poco concluso, che ha reso la villa romana di Costigliole protagonista di numerose iniziative culturali, anche all’estero. «Il sito di Costigliole in questi anni è stato al centro dell’interesse non soltanto di progetti di valorizzazione, per la fruizione al grande pubblico, ma un punto di riferimento anche a livello scientifico, con un interessante scambio tra gli addetti ai lavori» spiega la professoressa Valeria Meirano.

IN CERCA DI INDIZI DALLA FORNACE

Uno scambio che è diventato negli ultimi anni anche interdisciplinare: «Una delle fornaci per la produzione di manufatti in terracotta portate in luce è stata analizzata in collaborazione con i Dipartimenti di Chimica e Scienze della Terra dell’Università di Torino e con la società TecnArt – spiega la ricercatrice –: sono stati prelevati campioni della struttura al fine di appurare le temperature raggiunte e verificane la datazione». Approcci e metodi propri dell’archeologia dialogano quindi con le moderne tecniche di indagine al fine di narrare l’antico e di ricomporre un tassello fondamentale per la conoscenza della romanizzazione della regione, quale fu l’insediamento di Costigliole.

STORIE DI VINO, DAI TEMPI DEI ROMANI

Non mancheranno, poi, durante la conferenza, che avrà un approccio divulgativo, riferimenti a quelle che furono le attività svolte all’interno della villa: dalla lavorazione dei metalli alle produzioni in ceramica e terracotta, passando per la molitura dei cereali fino ad arrivare a una pratica diffusa già allora sui lievi pendii della collina costigliolese: la viticoltura. Nel sito archeologico oggetto di ricerca è infatti emersa la presenza di un ampio impianto vinicolo, il primo rinvenuto nel Piemonte meridionale, tra i meglio conservati di tutta l’Italia settentrionale.

UNA VILLA CHE FUNGEVA ANCHE DA STRUTTURA RICETTIVA

L’esteso insediamento ai margini della pianura saluzzese, a ridosso della Val Varaita, è sorto a partire dall’età augustea ed è stato poi distrutto da un rovinoso incendio negli ultimi decenni del III secolo d.C.; esso vide un’ulteriore fase di frequentazione fino al V secolo d.C. Oggi rappresenta il sito rurale di età romana meglio noto nel Piemonte meridionale.

Le strutture finora messe in luce si riferiscono ad una villa rustica estesa per almeno 9000 mq, articolata in più edifici, con settori destinati a fini abitativi e produttivi (stoccaggio, immagazzinamento, trasformazione dei prodotti agricoli, attività artigianali). Una parte del complesso funzionava inoltre come “mansio”, una sorta di rifugio dove ospitare viaggiatori e mercanti che trovavano nella villa di Costigliole un ideale punto di sosta dove riprendere le forze, rifocillarsi e abbandonare temporaneamente carri e merci.

La villa si trovava infatti in posizione strategica rispetto alle antiche direttrici stradali che permettevano di spostarsi lungo la linea di pedemonte, ma anche di superare i valichi alpini verso la Gallia. La parte residenziale ha invece rivelato apprestamenti funzionali, come focolari in muratura, ma anche rifiniture e suppellettili di pregio che fanno intuire l’alto tenore di vita del proprietario che gestiva l’ampia tenuta intorno al complesso.