Sono circa 14.000 gli interventi portati a termine ogni anno dalla Croce Verde saluzzese. Il tutto grazie a 10 ambulanze, di cui 5 attrezzate per il soccorso avanzato, oltre a 4 auto per il trasporto di pazienti in grado di camminare e 4 per i diversamente abili, che percorrono un totale di 500 mila chilometri all’anno.
Michele Isoardi presidente della Croce Verde di Saluzzo dal 2019, partendo dalla notizia del conferimento della cittadinanza onoraria all’associazione, ha delineato i tratti salienti dell’essere volontario.
Presidente Isoardi, che emozione suscita in lei sapere di aver ricevuto un riconoscimento così importante?
«Mi sento in primo luogo di ringraziare tutta l’Amministrazione Comunale e il sindaco Mauro Calderoni per il conferimento. Questo gesto per noi è un attestato di merito, non solo per il periodo appena trascorso, che ci ha di certo messo a dura prova, ma per questi 42 anni intesi di volontariato e lavoro».
Come si è avvicinato al mondo della Croce Verde e quando?
«Sovente si è così presi dal lavoro e dalla routine quotidiana che non si riesce a ritagliarsi un piccolo spazio per fare del bene. Così nel 2016 mi sono deciso, ho preso coraggio e mi sono iscritto come volontario, lasciando spazio al prossimo nella mia vita».
Cosa spinge una persona ad iscriversi come volontario?
«Parlo esclusivamente per me quando dico che il volontario fa un discorso che possiamo definire bonariamente “egoistico”. Intendo dire che l’aiutare gli altri diventa una cosa per far stare bene se stesso. Quando stringo la mano di un paziente o riesco a tranquillizzare un anziano spaventato, ho già raggiunto lo scopo per il quale nel 2016 mi sono iscritto. Noi spesso entriamo nelle case di chi ha bisogno di aiuto e ognuno di loro ci dona un pezzetto della propria vita, delle proprie paure, delle proprie debolezze. Il sorriso con il quale talvolta ci ripagano per il sostegno che offriamo è quasi indescrivibile».
Quale ritiene sia il compito prioritario del volontario in Croce Verde?
«Il volontario ha diversi compiti e ruoli, in relazione all’esigenza del momento, quindi deve essere preparato e adeguatamente formato. Io penso che il primo vero compito del volontario, sia esso soccorritore o assistente al trasporto, sia quello di rassicurare, tranquillizzare e confortare il paziente in un momento delicato della sua vita. Può essere un paziente dializzato, uno che ha bisogno di visite per la rottura di qualche arto, un malato grave o anche soltanto un anziano che deve recarsi in ospedale per una visita. La cosa meravigliosa del nostro ruolo è che ha la capacità di creare emozione ed empatia in ogni circostanza».
Avete avuto particolari difficoltà durante i vari periodi Covid?
«Di certo quello iniziale, a partire da febbraio 2020, è un momento che ricorderemo per sempre. Dalla semplice mascherina con la quale eravamo abituati a vederci, ritrovarci imbardati con visiere, tute di protezione e calzari ha spaventato persino noi, figurarsi quei poveri pazienti anziani. Le chiamate continue, l’emergenza sempre attiva, l’ansia e la difficoltà nel gestire la situazione ha contraddistinto quel periodo, ma ora, guardandoci indietro, possiamo dirci fieri di ciò che abbiamo fatto, come di quello che continuiamo a fare».
Al momento avete necessità di ulteriori volontari?
«Noi abbiamo perennemente bisogno di volontari, sia diciottenni che più grandi, perché ci sono ruoli differenti da ricoprire. Nei prossimi mesi dovremmo riuscire a offrire un ulteriore corso di formazione e chi vorrà prenderne parte sarà assolutamente ben accetto».