Avete presente la serie di Netflix dove Gerard Depardieu interpreta Robert Taro, sindaco di Marsiglia? Ha una caratteristica che risulta subito evidente: non sembra una produzione francese. E infatti “Marseille” non ha avuto affatto successo in Francia, non è piaciuto al pubblico e neanche alla critica. C’è da dire che nel complesso non si tratta certamente di un capolavoro, molte, forse troppe, le pecche. Ma soprattutto, è una serie che richiama a un certo modello italiano, tipo “Suburra” e questo forse è il vero motivo dell’insuccesso.
Depardieu, in ogni caso, non ha mai fatto mistero di amare l’Italia e il cinema italiano. Oltre al vino (pare che in una scena della serie di cui sopra abbia addirittura sorseggiato del Barolo) ne ha amato il cibo, la natura e un po’ tutto. Con somma partecipazione. In particolare l’attore transalpino ha dimostrato in più occasioni una vera e propria passione per le Langhe e i suoi preziosi frutti, a partire dal tartufo bianco d’Alba. Del Tuber Magnatum Pico è ghiotto consumatore: già nel 2006 Depardieu ha partecipato all’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba non lesinando “scorpacciate” del fungo ipogeo e dei vini di destra e sinistra Tanaro.
Il fatto è che Gerard ama andare oltre i limiti, come la sua mole fisica imponente suggerisce. Ha avuto un’adolescenza problematica, contraddistinta dalle risse, è totalmente disinibito (è apparso nudo nei film diretti da Bernardo Bertolucci e Marco Ferreri), ha ovviamente vissuto amori turbolenti. E poi ha avuto una serie di problemi con il fisco francese, si è appassionato alla politica di Putin e ha preso anche la cittadinanza russa, in linea con la sua posizione politica oscillante tra sinistra e fronte nazionale. Ha superato indenne un’accusa di stupro.
Insomma, mille situazioni a rischio, sempre sul punto di deflagrare. Del resto una delle interpretazioni che più si ricordano dell’attore francese è quella del personaggio di Cyrano De Bergerac, nel film dal titolo omonimo diretto da Jean Paul Rappeneau. Cyrano sfuggente e multiforme. Quella prova gli valse un riconoscimento a Cannes nel 1990.
Ha sempre avuto un talento estremo, difficile da tenere sotto controllo. Ma è sempre stato anche un attore capace di mille performance, tutte di alto livello.
Nato il 27 dicembre 1948, oltre che attore svolge attività di produttore e imprenditore. Un ribelle che, in aperto contrasto con le politiche dell’attuale governo francese, ha scelto di andare a vivere in Belgio. Quella è stata una scelta simbolica ma sofferta e pesante nelle sue manifestazioni esterne, del resto Gerard è stato negazionista del Covid salvo poi contrarre il virus e cambiare idea. Ma a parte questo si è sempre dimostrato coerente nel suo essere istrionico. La sua infanzia è stata caratterizzata dalla povertà, suo padre un lavoratore spesso violento in casa, sua madre una casalinga alle prese con cinque figli. A scuola va avanti fino ai 13 anni, poi la abbandona, un po’ per insicurezza e per senso d’inadeguatezza, un po’ perché i problemi che deve affrontare sono più complessi di un compito di matematica. Così rimane analfabeta e anche balbuziente. Perché deve sempre prendere una ricorsa per arrivare dove vuole. Ma ci arriva. Durante l’adolescenza pare partecipasse a furti e scorribande, esperienze poi riprodotte con competenza e maestria durante i suoi film. Ma ha anche svolto svariati lavori.
L’altro personaggio che lo ha reso celebre è Obelix, famoso assistente a fumetti dell’eroe gallico Asterix con tanto di replica in un altro film in tema l’anno successivo. “Marseille” in realtà va avanti dal 2018, tra mille ostacoli.
E poi c’è il capitolo donne. Nel 1970 sposa l’attrice Elisabeth Guignot, poi Karine Silla e intesse relazioni con Carole Bouquet ed Helene Bizot. Oggi convive con Clemence Igou che lo riporta al suo legame con l’Italia, lei infatti è responsabile marketing di un vigneto in Toscana.
Conflittuale, infine, la relazione con suo figlio Guillaume che morirà nel 2008 all’età di 37 anni in seguito a una polmonite. Ce n’è abbastanza per una vita sola.
Depardieu ribelle che gira le spalle alla sua Francia
Prima il Belgio poi Putin. E, come costante, una passione mai celata per i nostri vini e tartufi