Il primo “wine club”, quando ancora i “wine club” non solo non erano di moda ma forse nemmeno esistevano ancora. Vent’anni in anticipo sui tempi, nella primavera del 2001 nasceva ad Alba, da un’intuizione di Massimo Corrado, Go Wine: il vino non solo inteso come prodotto di qualità ed espressione della cultura agroalimentare di un paese, ma come qualcosa che fa viaggiare, che muove le persone. L’immagine è quella del consumatore che esce dal ristorante o dall’enoteca e va verso i territori del vino, verso i luoghi di produzione per conoscere la cultura e l’ambiente dove un vino nasce: è l’enoturista. Per questo, i festeggiamenti per i vent’anni di Go Wine sono stati l’occasione per una riflessione sull’enoturismo a partire dallo slogan scelto dall’associazione albese, “Per coloro che ritengono che il vino valga un viaggio”. «Negli anni è stato fatto un grande lavoro da parte di enti pubblici e privati nell’interesse della collettività», ha commentato l’assessore al Turismo del Comune di Alba Emanuele Bolla in apertura della tavola rotonda di sabato 25 in sala “Beppe Fenoglio”, «C’è però ancora molto da fare e da raccontare nel settore del turismo del vino, anche al di fuori del bicchiere: la vigna, l’esperienza che precede la cantina, cioè la vendemmia, e la valorizzazione dei paesaggi, per finire con la degustazione. Abbiamo tutte le possibilità, le qualità, i valori culturali e il patrimonio di conoscenze e professionalità per farlo ad altissimo livello, in particolare in vista della “Global conference on wine tourism” che ospiteremo nel 2022».
Al fondatore e presidente di Go Wine Massimo Corrado è toccato ripercorrere vent’anni di storia in cui il sodalizio è arrivato a contare quasi 2mila soci, di cui 220 cantine, a stampare la “Guida cantine d’Italia”, dedicata a una selezione di 700 cantine che valgono un viaggio, e a organizzare oltre trenta appuntamenti l’anno nelle grandi città italiane: «Tra i fattori che hanno portato alla nascita dell’associazione all’inizio degli anni Duemila, che sono ancora validi oggi, una sorta di rivalutazione della vita in campagna, l’affermarsi di nuovi turismi, persone che hanno già molto viaggiato, un cambio sociale di abitudini nelle diverse età: “over 60” disponibili a viaggiare e giovani che a trent’anni hanno già avuto tante esperienze, dotati di maggiore sensibilità a temi diversi, più acculturati», ha spiegato, «Inoltre c’è il fermento, un’energia positiva tra i produttori di vino che sono diventati sempre più protagonisti del loro destino e sanno trasmettere la loro passione ai figli, che adesso ne prendono il testimone, lanciano idee, guardano al futuro in modo diverso. Acquistano sempre più importanza i temi ambientali, ma chi decide di fare una vacanza di questo genere fa già una scelta verso il verde, qualcosa di assolutamente virtuoso».
Chiarire contesto e obiettivi del settore dell’enoturismo è toccato al docente dell’Università milanese Bocconi Magda Antonioli Corigliano, ideatrice dell’iniziativa “Cantine aperte”: «Bisogna essere consapevoli del nostro patrimonio e della qualità prodotta e avere l’ambizione di riconoscerci, perché se ci riconosciamo abbiamo anche voglia di fare; non possiamo permetterci di cadere nelle “guerre dei poveri” sui prezzi». Al caporedattore del Tg5 e curatore della rubrica “Gusto” Gioacchino Bonsignore il moderatore Antonio Paolini, giornalista, coordinatore delle guide food “Gambero Rosso”, ha affidato una riflessione su mondo di vino e media. Nel suo intervento, Bonsignore ha sottolineato l’importanza dei produttori nella tutela e nella valorizzazione del paesaggio nel nostro Paese, citando esempi come la cantina Planeta a Sambuca, in Sicilia, e qui, Marchesi di Barolo: «Ne servirebbe un maggiore riconoscimento», ha dichiarato, «Inoltre, credo sia venuto il momento di superare la ritrosia verso le campagne pubblicitarie televisive sul vino, non solo in Italia ma anche in Germania, Finlandia, Norvegia, Gran Bretagna e, perché no, anche in Francia: un sistema molto concreto per aiutare un sistema a imporsi e a fare sempre piu bella l’Italia».
In chiusura, il direttore dell’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero Mauro Carbone ha rivolto il pensiero al prossimo anno: «Migliorare la qualità dell’offerta non vuol dire solo fare la cantina più bella. Vogliamo usare i 12 mesi di preparazione alla “Global conference on wine tourism” per andare a cercare tanti punti di vita diversi: dall’archistar alla “land art”, dalle cantine storiche ai musei del vino. Abbiamo deciso di definirci “The home of BuonVivere” e per questo l’alleanza col mondo dei produttori e del turismo è fondamentale: nessuno può far la differenza da solo».
Articolo a cura di Adriana Riccomagno