«Le imprese della granda fanno scuola»

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La sua lealtà e il suo forte attaccamento a Prioc­ca, al Roero e, più in generale, alla provincia di Cuneo erano cosa nota. Di Marco Perosino, dal marzo 2018 senatore della Repubblica italiana, non si sapeva però che fosse anche un bravo promotore turistico. Di livello nazionale. Tra una commissione e un intervento in aula, lo storico primo cittadino priocchese non perde infatti l’occasione di invitare i colleghi parlamentari a visitare la Granda.

Senatore Perosino, che si dice delle colline Unesco in quel di Roma?
«A Roma, quando dici che sei di Alba, ti aprono le porte e pure… le finestre. Meglio, allora, che mi chiedano da dove provengo in primavera, perché se lo facessero in au­tunno o in inverno dovrei portare vagonate di tartufi e sarebbe un bel problema… (ride, nda) Battute a parte, la considerazione che il nostro territorio gode nel resto d’Italia è ottima. Nel mio piccolo, di tanto in tanto, propongo, a mie spese, dei piccoli incontri in cui faccio conoscere ai colleghi le eccellenze enogastronomiche di Roero, Langhe e Monferrato. È im­portante che si parli continuamente della nostra area».

Dunque, a livello turistico, le cose vanno bene…

«Sì, ma non bisogna sedersi sugli allori: occorre continuare a seminare…».

È quello che state facendo all’Enoteca Regionale del Roero?
«L’Enoteca è stata risanata, c’è tanta voglia di fare, a partire dal punto vendita, che risulta sempre più apprezzato. L’altra sera si è festeggiato un altro risultato estremamente significativo: il riconoscimento della sottozona “Ca­stellinaldo” per il Bar­bera d’Alba Doc. È un segnale importante in vista della ripresa».

La crisi è alle spalle?
«No, purtroppo. Non ne siamo ancora usciti. Il nostro Paese, poi, soffre di un ma­crodebito pazzesco, il deficit sulla parte corrente è grave».

Il Recovery Fund non basta?

«Il Recovery è un prestito che, seppure su tempi lunghi, andrà restituito. La speranza è che, in questo lasso di tempo, l’economia possa tornare a girare».

A proposito di economia, quali condizioni devono verificarsi affinché la situazione possa tornare a essere rosea?
«È necessario, anzitutto, che il Movimento 5 Stelle lasci partire le grandi opere e, in parallelo, che l’industria continui a fare da traino».

Qual è lo stato di salute del comparto produttivo?
«Per fortuna, in Italia, la struttura industriale è forte. La crescita delle aziende, oltre che auspicabile, è possibile. Ciò a patto che l’approccio dell’industria sia sostenibile, tanto sul fronte ambientale quanto su quello finanziario».

La fotografia delle imprese cuneesi?

«Gli imprenditori cuneesi hanno continuato a investire anche durante il lockdown, confermando l’intraprendenza che li caratterizza da sempre. L’export e il turismo, nonostante le difficoltà e le limitazioni legate all’emergenza sanitaria, han­no tenuto; il comparto manifatturiero ha mantenuto la leadership. E poi, alle a­ziende della Gran­da, non man­cano due caratteristiche fondamentali: la ca­pacità di innovare e la propensione al cambiamento. Alla luce di tut­to ciò, le opportunità che si presenteranno nella fase di ripartenza po­tranno costituire grandi occasioni di sviluppo».

E la Provincia di Cuneo, intesa come ente, come sta?

«La Provincia avrebbe bisogno che venisse modificata la Legge Delrio, che l’ha depotenziata e impoverita. A dicembre, salvo sorprese, gli amministratori cuneesi sa­ranno chiamati a eleggere il nuovo Consiglio Provinciale: si sta lavorando per creare nuovamente una lista unica, perché a prevalere deve essere l’aspetto amministrativo e non quello politico».

E sul fronte finanziario?
«Alla Provincia vanno riconosciute risorse adeguate. Ser­vono maggiori risorse per fare fronte in maniera efficace alle spese correnti, come le attività di sgombero neve, taglio dell’erba e sistemazione di strade ed edifici, oltre a un netto snellimento del­l’ecces­siva burocrazia».

I comuni cuneesi, di cui lei è orgoglioso rappresentante, vivono la stessa situazione?

«Anche i Comuni, in particolare quelli di piccole dimensioni, faticano, trovandosi di fatto a gestire carichi di lavoro del tutto analoghi a quelli che affrontano realtà municipali decisamente più grandi. Det­to ciò, rispetto a qualche anno fa, quando imperversavano i vincoli del Patto di Sta­bilità, le cose vanno un po’ meglio. Ma non bisogna abbassare la guardia».

Le istanze dei Comuni sono la sua priorità anche in Senato?

«Mi occupo delle necessità dei Comuni, ma anche di quelle di aziende e privati, seguendo da vicino tutte le principali tematiche finanziarie che ri­guardano il Paese».

E una volta raccolte le istanze come si muove?
«Cerco di trovare soluzioni presso i ministeri…».

E le trova?
«Ogni tanto sì. Con il rispetto, si ottiene l’ascolto e, di conseguenza, si possono trovare soluzioni efficaci».