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«Sogno di entrare nelle Forze Armate»

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Voce simpatica, con la quale esprime concetti fermi e decisi, dimostrando grinta, lungimiranza e voglia di continuare a sognare. La braidese Anna Testa ha parlato con la Rivista IDEA della sua sconfinata passione per le Forze Armate italiane; in particolare, per la Marina Militare (alla quale sono affidati il controllo e la condotta delle operazioni navali nelle acque territoriali e internazionali).

Anna, come si è appassionata alle Forze Armate?
«Mio papà è stato un Ufficiale di Complemento degli Alpini e mi ha trasmesso questa passione. Crescendo, mi sono formata autonomamente e ho cercato di capire quali potessero essere le occasioni da cogliere. Nel mio piccolo, ho cominciato a partecipare ad avventure esperienziali. Tut­to quello che potevo, l’ho fatto. Mi sono iscritta e mi sono messa in gioco, soprattutto per capire se questo ambiente fosse adatto per le mie caratteristiche e aspirazioni. Un conto è sentirne sempre parlare, un altro è viverlo in prima persona».

Arrivare in Marina partendo da Bra non è la strada più scontata…
«Se uno ha voglia e crede in se stesso, la geografia e la provenienza sono aspetti secondari. Ho sempre pensato che sarebbe stato un percorso molto difficile, quasi irraggiungibile, invece basta volerlo! Ovvio, occorre una grandissima dose di spirito di sacrificio. Però, le soddisfazioni arrivano. Olio di gomito e provare a buttarsi, senza farsi troppe domande. Se aspetti, le cose non arrivano. Suggerisco di avere sempre tanta curiosità».

Tra le tante esperienze vissute finora, ne scelga una.
«Sono talmente diverse, che ognuna di loro mi ha lasciato un qualcosa di importante nel mio cuore. Ad esempio, ho partecipato anche a tanti eventi singoli, come l’esibizione delle Frecce Tricolori. Se devo scegliere, l’Amerigo Vespucci ha davvero un fascino incredibile (per due settimane, da Livorno ad Ancona, nel 2019 è stata a bordo del veliero della Marina Militare, costruito come nave scuola per l’addestramento degli allievi ufficiali dei ruoli normali dell’Accademia navale. Ha vissuto quest’esperienza grazie all’Anmi di Torino e alla Marina Militare. I partecipanti sono stati suddivisi in tre squadre come l’equipaggio, poche ore di sonno e turni di guardia da 4 ore ciascuno, ndr). Però, la settimana con l’Esercito mi ha fatto osservare tanti aspetti dall’interno. Fare in prima persona certe esperienze, ti fa capire fino a che punto può piacerti quel tipo di vita. Esperienze come queste, ti segnano in positivo!».

Come descrive le Forze Armate italiane?
«Faccio un inciso: a Bra e in occasione dell’ultimo Cheese abbiamo avuto l’Esercito e mi sono soffermata a lungo per confrontarmi con chi era presente (Iil Secondo Reggimento Alpini di Cuneo, con 15 militari, ndr). A mio avviso, le Forze Armate sono meno apprezzate di quanto meritano. Io posso dire che sono necessarie. Il Mar Mediter­raneo va tenuto sicuro, per farlo serve dialogo e occorre fidarsi delle Forze Armate. Sono essenziali».

Come mai poca fiducia?
«Diffidenza nei confronti dell’uniforme. Perché manca una cultura di base. Faccio un esempio recente: ho sentito dire da una mamma al proprio figlio durante Cheese, che se non faceva il bravo l’avrebbe dato alle guardie, indicando i Carabinieri a poca distanza. Un concetto sbagliatissimo. Sinonimo di mancanza di cultura e sentimento».

Qual è il suo obiettivo?
«Entrare nelle Forze Armate e, in particolare, in Marina. Entrare nell’ufficio Pubblica Informazione e Comu­nica­zione, per un lavoro a livello nazionale soprattutto di sensibilizzazione. Per far conoscere questa splendida realtà».