Spiegato a parole, probabilmente, rende poco l’idea. A livello teorico, infatti, il windsurf è una specialità che consiste nel muoversi sull’acqua su una tavola grazie principalmente all’azione propulsiva determinata del vento su una vela. In alcuni particolari casi l’azione propulsiva principale, contrariamente a quanto comunemente creduto, è generata dalle onde (cosiddetta “wave riding”) in maniera del tutto simile al surf da onda, con la vela di ridotte dimensioni destinata a fungere solo da elemento complementare alla spinta complessiva. La stessa attività sportiva, però, raccontata da uno che la pratica con grande passione, assume un fascino particolare e non lascia indifferente nemmeno chi non ha alcuna nozione in materia.
Affidiamo il compito a Elia Brizio, classe 2004 e studente al “Vallauri” di Fossano, che si è laureato da poco vicecampione italiano di Windsurf giovanile, categoria Under 17 Foil.
Elia, in che modo si è avvicinato a questa disciplina?
«Mio padre praticava windsurf negli anni Ottanta, quando la disciplina sbarcò ufficialmente in Italia destando molto interesse. Quella sua passione è arrivata sino a me, così negli ultimi 5 anni mi sono prima avvicinato a questo sport e poi ho iniziato a gareggiare».
Un braidese che fa windsurf, senza però avere laghi o mare a portata di mano!
(Ride, nda) «Mi sposto in Liguria o sui Laghi Maggiore, Como e Garda, dipende dalle circostanze. Ma non sono il solo, quindi non mi sento svantaggiato, anzi. Viaggio e quando arrivo a destinazione la voglia è addirittura raddoppiata».
La primissima volta?
«Più o meno 6 anni fa a Bordighera. Arrivavo dallo sci, dove andavo bello spedito e all’inizio mi sembrava di aver fatto la scelta sbagliata. E invece…!».
La sua prima gara del 2021?
«A Livorno, nel Firerace. Però poi è stato tutto annullato per poco vento. Mi è servito per lavorare sulle tecniche e per prendere confidenza con l’attrezzatura. Le tecniche si imparano col tempo, c’è molto lavoro da fare ma questo non mi spaventa. Spero di perfezionarle nei prossimi anni. Regata dopo regata, prendi sempre più consapevolezza di ogni aspetto. Così si cresce sul campo. Prima ho fatto Pinna e poi il Foil, un mondo che ho esplorato a poco a poco. Durante l’estate sono stato un mese in Liguria e mi sono allenato bene in quest’ultima specialità».
Così bene da diventare vicecampione italiano di windsurf giovanile, categoria Under 17 Foil…
«La soddisfazione è stata enorme, anche perché nessuno si aspettava questo mio risultato! A Torbole ho fatto una regata in crescendo e sono arrivato sul secondo gradino del podio. Anch’io non mi aspettavo così tanto, il mio obiettivo era l’ottavo posto. Arrivare secondo significa aver avuto una marcia in più; adesso mi impegnerò per arrivare davanti, ma per riuscirci devo continuare a dare il massimo».
Quali sensazioni le regala questo sport?
«La prima in assoluto che ti regala il windsurf è… la noia! Subito non ti diverti, serve pazienza per imparare a planare sull’acqua. Planare è volare sull’acqua, senti solo qualche vibrazione nel posteriore della tavola e nelle ondine cerchi di tenere la tavola sempre alzata, cioè in planata, per prendere velocità. Le sensazioni che si provano quando si inizia a saper gestire la tavola non sono in grado di spiegarle a parole. Soprattutto la velocità è una sensazione molto personale.
Prossimo step?
«Il passaggio nell’Under 20. Entro in una categoria bella tosta, un banco di prova impegnativo sia a livello tecnico che nell’approccio. Dovrò alzare il livello, ma la cosa non mi spaventa, perché le sfide ti danno la possibilità di metterti alla prova, migliorarti e arrivare alla vittoria».