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«Il vaccino è efficace lo confermano i dati piemontesi»

Ospite dell’Ordine dei Medici di Cuneo, l’assessore regionale Icardi ha fatto il punto sulla lotta al Covid

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Interessante incontro-confronto, la scorsa settimana a Cuneo, tra l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi e l’Ordine dei Medici Cuneesi. Il convegno è stato organizzato da Giuseppe Guerra, presidente dell’Ordine e di­rettore generale dell’Asl Cn1, su richiesta degli as­socia­ti: «Siamo il secondo Or­­dine di Medici in Pie­mon­te per numero di iscritti», ha sottolineato Guerra in apertura, «Ci siamo molto im­pe­gnati durante la pandemia con sostegni concreti. Que­sto incontro è stato organizzato per approfondire alcuni concetti sulle politiche sanitarie della Regione».
E così Icardi ha chiarito la posizione in relazione all’attuale momento di emergenza sanitaria. Innanzitutto, i vaccini: «La volontà del Pie­monte sulla necessità di vac­cinarsi è ferrea. Il vaccino, oltre a essere un atto di amor proprio verso sé stessi, è una responsabilità sociale verso gli altri. Su una platea di 12mila posti ospedalieri di­sponibili, abbiamo avuto picchi con 5.300 malati di Covid: si sono dovute so­spendere altre cure importanti. Tutto ciò rappresenta e rappresenterà un costo in termini di vite umane che dovremo affrontare nel pros­simo futuro. Non possiamo comunque più permetterci di trasformare le nostre strutture in ospedali Covid».
Fortemente collegata alla campagna vac­cinale c’è la questione delle cure domiciliari per i pazienti Covid: «Il Pie­monte, per primo, ha realizzato un protocollo in questo senso», ha evidenziato l’As­ses­sore regionale: «Fino­ra sono 48mila le persone cu­rate a domicilio. In questo modo cerchiamo di salvaguardare le strutture o­spe­daliere per le cure delle altre patologie, su cui purtroppo abbiamo liste d’attesa molto lunghe».
Sollecitato dalle domande dei presenti, Icardi ha cercato di illustrare le cure attualmente somministrate a do­micilio: «Quello attuato nel­ nostro territorio è un protocollo autonomo che cerca di agire precocemente sui sintomi tramite la somministrazione di farmaci, tutti peraltro validati dal Comitato Scientifico della Regione Piemonte, quali eparina, an­tibiotici, cortisone, idrossiclorochina e altri. Un protocollo dinamico, arrivato alla quinta versione. Ovvia­men­te, il nostro compito non è quello di privilegiare un farmaco rispetto a un altro, bensì di mettere a di­spo­sizione dei medici ogni stru­mento possibile per cu­rare: sarà poi il singolo medico a decidere, in scienza e co­scienza, quale farmaci somministrare ai pazienti».
Un interessante spunto è arrivato da uno dei medici intervenuti: il vaccino utilizzato oggi subirà modifiche? «A mio avviso», ha replicato Icardi, «non si muoverà nul­la finché l’attuale vaccino di­mostrerà capacità di intercettare le varianti».
Particolarmente care a chi si occupa di comunicazione le considerazioni sullo stesso “peso” che affermazioni non scientifiche oggi hanno ri­spetto a quelle che invece dovrebbero essere più autorevoli, proprio perché surrogate dall’evidenza della scien­za: «Rispondo con i dati», ha asserito Icardi, «In Piemonte ad oggi (mercoledì scorso, ndr) abbiamo 193 ricoveri ordinari e 23 ricoveri in terapia intensiva con diagnosi di Covid. Di questi l’82-83% non è vaccinato, la restante parte riguarda persone con gravi patologie. Nel­la nostra regione siamo a 5,3 milioni di iniezioni fatte, su 3,2 milioni di persone. Ci sono a mia conoscenza sei de­cessi tempo-correlati con la vaccinazione, cioè sei persone che nelle ore successive al vaccino sono decedute. Ma i successivi accertamenti au­top­tici hanno dimostrato che la causa di morte era indipendente dalla vaccinazione». Infine, interessanti nu­meri e considerazioni sul personale sanitario “no-vax” in cor­sia: «Ci sono, in Pie­monte, tra i 2 e i 3mila operatori sanitari non vac­ci­nati. Il rischio che si corre nel sospenderli è quello di pre­giudicare servizi essen­zia­­li. È un tema serio: non sia­mo qui per sospendere i “no-vax”, ma per curare. Per questo motivo, anche a salvaguardia dei dirigenti Asl, in un recente in­contro con il ministro Spe­ranza abbiamo chiesto delle precise linee guida sul tema».

BaNNER
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