Ai nastri di partenza la IV edizione del Premio Internazionale Res Publica. Il riconoscimento è attribuito ogni anno a singoli e associazioni che si prodigano a favore del bene comune e del senso civico. Le prime due personalità scelte dalla giuria del Premio per il prestigioso riconoscimento sono il diplomatico italiano Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, e il fisioterapista Alberto Cairo, meglio conosciuto come l’Angelo di Kabul per l’impegno in difesa delle vittime delle mine antiuomo.
Altri tre premiati saranno resi noti nei prossimi giorni dall’associazione “Buon Governo e Senso Civico” promotrice del Premio, fondata nel 2017 a Mondovì, per stimolare maggiore interesse e attenzione alla collettività, tramite l’impegno personale e professionale. Il Premio Res Publica, riconosciuto con Medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica, è simboleggiato in una scultura bronzea di Riccardo Cordero.
La consegna dei premi è in programma nel pomeriggio di sabato 30 ottobre presso la Sala Ghislieri a Mondovì Piazza, in provincia di Cuneo. L’evento è preceduto da una tavola rotonda sul tema “Dall’io al noi – come il cuore dei giovani può migliorare il mondo”. La presenza di persona è assicurata a un numero limitato di partecipanti, previa prenotazione con la segreteria del Premio ([email protected]). L’evento sarà trasmesso in rete e successivamente visualizzabile sul sito www.premiorespublica.it.
Il diplomatico Filippo Grandi è Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati dal 1° gennaio 2016, nominato dal Segretario generale Ban Ki-moon, primo italiano a ricoprire questo ruolo. Milanese, 64enne, ha ricoperto le cariche di vice rappresentante speciale dell’ONU per l’Afghanistan e commissario generale dell’Agenzia ONU per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA). Prima di entrare nelle Nazioni Unite, Grandi ha lavorato con organizzazioni non governative realizzando programmi a sostegno dei profughi in Thailandia e in Italia. Secondo Grandi, “senza una maggiore cooperazione internazionale per affrontare le crisi che ogni giorno esplodono o peggiorano nel mondo, il numero di rifugiati a livello globale raggiungerà i 100 milioni”. Il messaggio ai paesi ricchi, tra essi l’Italia, è chiaro quanto pesante.
Il secondo premiato è il fisioterapista, scrittore, infaticabile filantropo Alberto Cairo,69 anni, soprannominato l’Angelo di Kabul per i servizi resi sul campo. Originario di Ceva, lavora dal 1989 come delegato del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Afghanistan. Da allora fino ad oggi, Cairo gestisce quello che è stato ribattezzato “Progetto ortopedico” del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), oggi esteso ad altri sette centri ortopedici del CICR in Afghanistan. Accoglie non più solo vittime di ordigni inesplosi, ma chiunque presenti un handicap motorio. Nel 2010 è stato inserito tra i candidati al Premio Nobel per la Pace.
Cairo è autore di “Storie da Kabul” e “Mosaico afgano”, libri editi in lingua italiana da Einaudi. Nel 2013 è stato insignito a Sidney della medaglia Medaglia Henry Dunant, assegnata ogni due anni a persone che si distinguono per l’impegno personale nel settore umanitario e per atti di eccezionale valore al servizio del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Oggi, la crisi afghana ha aumentato considerevolmente le disabilità ortopediche dei bambini, e soprattutto dei combattenti reduci dai campi di battaglia: l’impegno di Alberto Cairo è portato ad esempio nel mondo intero.