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«Il Piemonte lo insegna: si punti sull’eccellenza»

Il ministro per il Sud Mara Carfagna ha elogiato l’efficienza di un modello che «va esportato»

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L’appuntamento è fissato per venerdì 8 ottobre, alle 16,15, presso la Fondazione Ferrero, a pochi passi dalla “casa della Nutella”. L’occasione è la visita alla mostra che celebra il grande artista Alberto Burri, aperta fino al 30 gennaio. L’ospite atteso è il ministro per il Sud e la Coesione Ter­ritoriale Mara Carfagna. I tem­pi sono ristretti, perché alle 17 il ministro Carfagna do­vrà trasferirsi al Teatro So­ciale per l’inaugurazione del­la 91a Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Nemmeno il tempo di controllare l’orologio che l’esponente di Forza Italia, accompagnata dal governatore del Piemonte Alberto Cirio, è al­l’in­gresso della Fondazione. Che un ministro si presenti a un appuntamento in perfetto orario è già una notizia. Del resto, Draghi non ammette ritardi. Chiedere alla campagna vaccinale. Ad accoglierla c’è la presidente della Fondazione Ferrero, la signora Maria Franca, affiancata dalla nuora Luisa. Dopo i saluti, si entra nel vivo della visita: un autentico tuffo nello spettacolo di Burri. Riu­sciamo anche a colloquiare con il Ministro.

Ministro Carfagna, ad Alba è stata accolta dalla signora Maria Franca Ferrero e dalla Fondazione. Impressioni?
«Non poteva esserci benvenuto migliore. Questo è uno dei luoghi dell’eccellenza italiana che ci rende orgogliosi in tutto il mondo».

Ha avuto modo di confrontarsi con la signora Maria Fran­ca. Cosa vi siete det­te, se può riferircelo?

«La signora Ferrero mi ha raccontato le tante storie che si nascondono dietro a un’impresa di successo. Da italiana non posso che essere particolarmente orgogliosa di tutto ciò. Considero, dunque, questa visita e questi incontri un autentico privilegio».

A proposito di Ferrero, quello dell’azienda dolciaria nata ad Alba è un modello virtuoso. Come virtuosi sono i modelli del Cuneese e del Piemonte. Pro­verà a replicarli al Sud?

«L’efficienza e l’efficacia del­l’azione amministrativa de­vo­no essere la stella polare di questa stagione di governo. Abbiamo di fronte a noi un periodo di straordinarie op­portunità, specie per gli investimenti, grazie anche e so­prat­tutto alle linee di finanziamento attivate dal­l’Unio­ne Europea. Abbiamo lavorato moltissimo co­me Governo per consegnare il Piano Na­zio­nale di Ripresa e Re­si­lien­za nei tempi prestabiliti, cosa che ci ha consentito di ottenere appunto la prima tranche di finanziamenti dall’Ue. Ades­so la palla passa ai territori, ai governatori, ai sindaci perché possano realizzare e attuare nel migliore modo possibile il disegno di sviluppo e di crescita che abbiamo immaginato e costruito a li­vello nazionale. In questo senso, quello del Pie­monte e delle realtà che lo caratterizzano è si­curamente un mo­dello di grande efficienza».

Viene ammirata in tutto il mon­do anche la Fiera del Tar­tufo di Alba. Cosa attendersi?

«La Fiera del Tartufo di Alba è un esempio virtuoso di valorizzazione di un prodotto d’eccellenza che rappresenta un volano di sviluppo per un intero territorio. Peraltro, stiamo parlando di un’area che sa promuovere al meglio le sue straordinarie eccellenze: dai vini alle produzioni gastronomiche, dalla cultura ai borghi. La manifestazione albese attrae centinaia di mi­gliaia di persone da tutto il mondo e ciò dipende non solo dalla capacità amministrativa di chi negli anni è riuscito a tramandare questa tradizione ma anche evidentemente da qualcos’altro, che va oltre. Si tratta della capacità di riscoprire il valore italiano, il valore del nostro Paese, dei nostri prodotti che ovunque, al­l’estero, sono sinonimo di bel­lo, buono e ben fatto».

È rimasta positivamente im­pressionata dal Piemonte…
«Da donna del Sud sono am­mirata: mi piacerebbe immaginare un ge­mellaggio tra una realtà piemontese e una delle ca­pitali del gusto o, comunque, delle tipicità locali del Mez­zogiorno, in modo da re­plicare anche al Sud il successo piemontese. Sarebbe an­che un bel modo per far dialogare Nord e Sud. Un dialogo nel segno del gusto, che è un pa­trimonio immateriale del no­stro Paese».

Cosa può fare la politica?

«Credo che la buona politica debba interpretare questo sen­timento positivo che emer­ge dal nostro Paese. Lasciamo alla cattiva politica il catastrofismo, l’allarmismo, la denigrazione e facciamo in modo tale che prevalga l’Italia migliore, l’Italia operosa, l’Ita­lia laboriosa, l’Italia che sa valorizzare le sue eccellenze migliori, proprio come accade nell’Albese e in Piemonte».