Una delle penne più brillanti del Novecento. Un testimone della storia. Un partigiano. Un padre, di cui l’unica figlia, Margherita, che quando lui morì era piccola, non ha nemmeno un ricordo. Eppure, lui è presente, ogni giorno, al suo fianco: con gli scritti, nelle foto, costantemente nel quotidiano tanto più adesso che alacremente si prepara la sua festa.
Margherita, che rapporto ha con suo padre a pochi mesi da quello che sarebbe stato il suo centesimo compleanno?
«Per me naturalmente è un pensiero di ogni anno, il 1o marzo, giorno del suo compleanno. Come per tutti gli orfani, sono date che ricordi ma non puoi festeggiare. Nel mio caso, è particolarmente strano pensare a lui a un’età del genere: per me si è fermato lì, come lo vedo in questi scatti, anche perché non ne ho nessun ricordo, neanche un’ombra. Quando è mancato avevo due anni e un mese. Faccio fatica già a pensarlo anziano, a 60, 80 anni, figuriamoci a 100, che è un’età molto difficile da raggiungere per chiunque. Sotto il profilo personale, prepararsi per il centenario è bellissimo e, oltre a questo, dentro di me c’è anche il sentimento della figlia di uno scrittore e di una persona che viene ricordata anche fuori dall’ambito famigliare».
I temi cari a suo padre restano attuali e si è visto ancora di più in queste settimane: cosa ne pensa?
«Credo che la fortuna letteraria di mio padre, uno scrittore che è morto giovane e quindi ha finito di scrivere molto presto, sia legata non solo allo stile, che è vicino ai nostri tempi, ma proprio all’attualità. I due filoni principali della sua opera non hanno né luogo né tempo: ci saranno infatti sempre un posto dove si vive “malora” e c’è il desiderio di riscatto e un momento in cui qualcuno combatte per la propria libertà. Poi c’è il filone esistenziale, il messaggio che è sempre necessario scegliere da che parte stare. È questo il lascito più importante di mio padre, soprattutto per i ragazzi: bisogna essere presenti, contemporanei, attivi, scegliere da che parte stare, essere “partigiani”. Ognuno ha la propria identità politica e sa qual è la parte giusta».
Cosa prova quando vede immagini come quelle degli scontri di qualche giorno fa a Roma?
«Nulla è acquisito per sempre, specie per quanto riguarda i diritti: occorre vigilare. L’attenzione deve essere sempre alta per tutti».
Come sarà la celebrazione del centenario?
«Il programma, cui il Centro Studi si dedica anima e corpo, sarà intenso e si snoderà sull’intero anno: sono tante le cose da fare, soprattutto coinvolgendo le numerose realtà del territorio e non solo, perché per il centenario saranno organizzate iniziative anche a livello nazionale. Pensiamo che dovrà essere un momento di festa collettiva. Si è deciso di suddividere l’anno in quattro capitoli: dal 1o marzo al 1o giugno 2022 “Primavera di bellezza”, dal 2 giugno al 7 settembre “Un giorno di fuoco”, dall’8 settembre al 31 dicembre “I ventitré giorni della città di Alba” e dal 1o gennaio al 1o marzo 2023 “Una questione privata”. Il primo giorno ci sarà un momento più emozionale, cui seguiranno una mostra e i primi appuntamenti del centenario, presentazioni di libri, spettacoli teatrali e attività didattiche, che sono il cuore dell’attività del Centro Studi. Fanno parte di questo primo capitolo anche il “Certame fenogliano”, il concorso di analisi e critica letteraria del Liceo Classico Govone, e la pubblicazione di nuove edizioni dell’opera di mio padre da parte della casa editrice Einaudi, come una sorta di nuova collana. Nell’agenda estiva di “Un giorno di fuoco” la “Maratona fenogliana” e la scoperta dei percorsi fenogliani ad Alba e in Alta Langa. Con il bel tempo, sarà un periodo dedicato a musica, letteratura e arte, in collaborazione con le realtà del territorio. Nel terzo capitolo, “I ventitré giorni della città di Alba”, rientrano una grande mostra su Fenoglio e il cinema, in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino e Film Commission Torino Piemonte, la partecipazione al Salone del Libro e l’idea di incontrare anche il pubblico straniero: non soltanto quello che sarà presente ad Alba, ma anche con progetti in sinergia con gli istituti italiani di cultura all’estero. Nell’ultimo capitolo, “Una questione privata” mi piacerebbe organizzare un convegno che tiri le fila del centenario e di quello che lascia. In quell’occasione sarà presentata la digitalizzazione del fondo che metterò a disposizione. Il nuovo secolo di Fenoglio sarà raccontato all’interno di un convegno internazionale e sarà lanciato un “atlante fenogliano”: una mappa geografica, storica e metaletteraria che raccoglierà i percorsi dell’app e li implementerà attraverso un apparato completo di studio».
È soddisfatta del risultato?
«C’è ancora molto da definire, ma sono enormemente grata alle persone che si occupano dell’organizzazione in tante forme o anche solo manifestando interesse per ciò che stiamo facendo. Penso che mio padre si meriti di essere festeggiato in questo modo e ancora di più qui: il suo amore per Alba rende il nome della città indissolubile da quello di mio padre».
Articolo a cura di Adriana Riccomagno