L’Anaborapi, l’Associazione degli Allevatori della Razza Bovina Piemontese, è nata nel 1960 per iniziativa di Francesco Maletto, primo direttore del sodalizio, e di un gruppo di appassionati allevatori di questo capo di bestiame, interessati alla sua valorizzazione. Inizialmente con sede in Torino, l’Anaborapi si è trasferita nel 1985 nell’attuale struttura di Carrù, crescendo nel tempo dall’iniziale sparuto gruppo di pionieri fino alle dimensioni attuali, con oltre 4.000 allevatori associati. L’attività di miglioramento genetico è svolta su delega e sotto il controllo del Mipaaf (Ministero delle Attività Produttive Agricole e Forestali).
Dal 5 al 7 novembre, presso il Miac di Cuneo, si terrà la 41esima Mostra Nazionale Bovini di Razza Piemontese. Nei suoi primi 40 anni, la rassegna intorno alla Piemontese era stata sospesa solo nel 1985 a causa dell’epidemia aftosa che, all’epoca, flagellò mezza Europa.
«Questa edizione», ha dichiarato il presidente dell’Anaborapi Renato Giordano, «deve essere all’insegna della ripartenza; durante la tre giorni dedicata alla Piemontese, accanto alle tradizionali valutazioni del bestiame, sono previste alcune interessanti iniziative: sabato mattina, a partire dalle 11 si svolgerà un webinar dedicato alla sostenibilità ed alla qualità della carne piemontese, moderatrice d’eccellenza la giornalista Paola Gula, sempre il sabato ma al pomeriggio il consorzio Coalvi organizza un convegno destinato a presentare le nuove tecnologie in grado di garantire il benessere degli animali allevati.
Le premiazioni previste per domenica pomeriggio non segneranno la fine della manifestazione, dal momento che successivamente sono previste spettacolari gare come il concorso “vacca nutrice”, cioè mamme e vitelli sfileranno insieme e la competizione fra i giovani allevatori denominata concorso Paratori Junior. Come sempre di notevole interesse sarà l’esposizione delle foto partecipanti al tradizionale concorso fotografico “La mia Piemontese”»
«Inoltre, con grande soddisfazione», ha dichiarato il presidente del Miac Cuneo Marcello Cavallo, «abbiamo anche coinvolto i ristoratori di Cuneo e in parecchi locali, venerdì e sabato sera, saranno proposti menù a base di carne di Piemontese».
Siamo andati, in compagnia del direttore di Anaborapi Andrea Quaglino, alla scoperta delle caratteristiche dell’animale protagonista dell’evento e delle sue peculiarità, entrando nel vivo della manifestazione con i vari appuntamenti.
Direttore, su cosa verte l’azione di miglioramento della razza bovina?
«Riguarda la precocità intesa come conseguimento anticipato dell’età di macellazione, la velocità di accrescimento, l’efficienza di conversione degli alimenti, la resa al macello, le caratteristiche della carcassa e la qualità della carne nonché la facilità di parto e la fertilità, pur non trascurando la produzione lattea. L’azione di miglioramento riguarda inoltre l’eliminazione di eventuali difetti».
Come descriverebbe per conformazione la Razza Bovina Pemontese?
«La Razza Bovina Piemontese ha spiccata attitudine alla produzione della carne, è caratterizzata da un adeguato sviluppo somatico, buoni incrementi giornalieri in peso vivo, e buon adattamento ai vari ambienti anche in condizioni modeste di alimentazione, nonché buona capacità di produzione di latte per l’allevamento del vitello. Ha come conformazione tipica un petto ampio e muscoloso, garrese ampio, lombi muscolosi, tronco lungo, groppa e coscia di buon sviluppo muscolare. Carcassa con poco grasso e di eccellente qualità di carne con bassa percentuale di osso».
Quanto manifestazioni come quella in programma al Miac di Cuneo a inizio novembre contribuiscono a far conoscere e apprezzare il prodotto?
«Le mostre ufficiali del Libro genealogico sono dedicate agli animali da vita, cioè ai riproduttori e sono differenti dalle cosiddette “fiere di animali destinati alla macellazione”. Si tratta in primo luogo di un momento nel quale gli allevatori possono verificare i risultati raggiunti con la selezione. Accanto a ciò, i concorsi degli animali sono sempre molto spettacolari e richiamano un ampio pubblico di non addetti ai lavori. Vedere un toro di 1.300 chilogrammi che sfila sul ring come un “cagnolino” è qualcosa che piace a tutti. In questo senso, le mostre ufficiali sono dei momenti che permettono di far conoscere al grande pubblico il lavoro svolto dagli allevatori».
In che modo ha influito il Covid nella vendita della carne?
«Metà della produzione della Piemontese trova sbocco nelle macellerie tradizionali, l’altra metà va alla grande distribuzione organizzata, alle mense certificate e al settore Horeca. Mentre le macellerie tradizionali hanno mantenuto buoni livelli di vendita anche nelle fasi peggiori di lockdown, in quel periodo il settore Horeca ha praticamente azzerato i ritiri; questo ha determinato un eccesso di offerta con drastico calo dei prezzi: un vitellone che veniva venduto a 2.500 euro è arrivato a perdere il 20-25% del suo valore. Ora, grazie alle riaperture, stiamo assistendo a una moderata ripresa dei prezzi».
Quali sono le prospettive future della razza bovina a livello di produzione? Sarà a parer suo importante radicarsi maggiormente all’interno del territorio oppure ampliare il bacino di utenza del mercato?
«Da parecchi anni assistiamo a un moderato aumento dei capi allevati, questo a fronte di una modesta diminuzione del numero di aziende; si tratta di qualcosa di fisiologico: le grandi e medie aziende si consolidano, alcune piccole aziende, purtroppo, chiudono. Per valorizzare la nostra produzione dobbiamo lavorare per conquistare nuovi mercati; la carne di Piemontese ha delle qualità eccezionali, questo a fronte di un prezzo un po’ più elevato rispetto ad altre produzioni: dobbiamo proporla anche al di fuori delle zone tipiche al fine di ottenere la giusta remunerazione. D’altra parte, per fare un esempio in un altro settore, se il Barolo ce lo bevessimo tutto in Piemonte non riusciremmo a valorizzarlo in modo adeguato!».