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L’opinione di Guido Saracco

«la formazione ha un ruolo chiave in questa nuova fase. È necessario formare persone competenti non solo a livello verticale, ma anche tra discipline e gruppi diversi»

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IL FATTO
l’agenda 2030 ha messo al primo posto l’urgenza della transizione ecologica. ma il mondo è davvero pronto ad affrontarla? Cosa si può fare per arrivare preparati alla sfida?

Lo ha detto il magnifico rettore del Politecnico di Torino (oltre che pre­sidente del Comitato Tec­nico Scientifico del Gruppo Egea), Guido Sa­racco, ma il concetto va con­diviso in questa fase nel­la quale il mondo ha deciso di mettere al primo posto delle urgenze la transizione ecologica.
Perché attraverso la scienza e la tecnologia è possibile dare risposte nella direzione auspicata. «La formazione ha un ruolo fondamentale nella transizione energetica, in questo ambito bisogna bruciare le tappe», ha dichiarato Sa­racco, «È necessario for­ma­re persone competenti non solo a livello verticale, ma incentivare la collaborazione tra discipline e gruppi diversi. Al Poli­tecnico di Torino promuoviamo eventi strettamente inclusivi che competono anche con i Paesi esteri e corsi di laurea interdisciplinari che prevedono la possibilità di integrare più facoltà: formiamo veri e propri ingegneri “verdi”, per cambiare rotta e creare valore».
Bisogna avere il coraggio di guardare oltre, pensando in maniera innovativa e creativa. Non ci si può più limitare alle pratiche consuete. Questa è una lezione che ci arriva dal mon­do. Le vecchie abitudini ci hanno portato a una situazione di crisi internazionale. La crisi ecologica ne è il segnale più visibile, se pensiamo anche ai continui eventi climatici che tragicamente stanno seminando morte e distruzione in ogni parte del pianeta, co­me abbiamo visto an­che recentemente in Italia, do­po le inondazioni in Si­cilia. In realtà la crisi più significativa resta quella economica, da cui dipendono un po’ tutte le altre, anche se la pandemia pri­ma e la causa ecologica adesso hanno dettato nuo­vi termini all’Agenda 2030.
Il clima dunque: non c’è dubbio che, come sostiene l’accademico Saracco, ci sia l’esigenza di una riorganizzazione generale che non può che passare dalla formazione. Parola magica che caratterizza i nostri tempi, è questa la risposta obbligata alle nuove sfide mondiali. Essere formati significa ave­re gli strumenti adatti ad affrontare e, soprattutto, risolvere la crisi.
Sono tematiche nuove a cui la scienza può dare le risposte vincenti. La formazione può allargare le competenze e coinvolgere tutto il (malandato) sistema economico per una causa comune.
Si tratta di una possibilità senza appello. O si arriva formati al confronto con la crisi del cambiamento climatico o si ri­schia di uscirne sconfitti. Il che significherebbe ar­rendersi definitivamente agli eventi. Non è accet­ta­bile, bisogna anzi fare in fretta. E, soprattutto, bisogna unire le forze: scienza e cultura, tecnologie e informazione.

BaNNER
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