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«La mia filosofia? Mettermi in gioco e imparare sempre»

L’imprenditore Antonio Cussino felice per la nomina a Cavaliere dell’Ordine del Tartufo e dei Vini di Alba

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Lo scenario è il Ca­stello Malabaila, a Canale; i primattori sono i Ca­valieri del­l’Ordine del Tartufo e dei Vini di Alba, riuniti per il tradizionale Capitolo delle Brume Autunnali, alla vigilia del­l’Asta Mondiale del Tar­tufo in programma a Grin­zane. E tra i protagonisti dell’evento c’è lui, Antonio Cussino, fondatore del­l’azienda Idrocentro, nata 45 anni fa e ora divenuta un colosso nel suo settore, accolto con un caloroso benvenuto tra le fila dei Ca­valieri. La motivazione dell’investitura? Simpatica e brio­sa. “Il signor Cussino”, si legge nel proclama, “viene da Villafranca Piemonte (ma vive e lavora a Torre San Giorgio, ndr), un paesone a po­­chi passi dal grande fiume Po. Non bastasse tutta quell’acqua, ha passato una vita intera a lavorare in idrocentri. Ad un certo punto ha deciso di dare una svolta e dedicarsi a un altro liquido. Ha comprato un podere a La Morra e ha deciso di diventare un piccolo produttore di vino. Per arrivare là ha dovuto passare tre cor­si d’acqua: il Po, il Varaita e il Tanaro, ma alla fine, come Mosè, è arrivato nella “Terra Promessa”: la “Terra del Ba­rolo”, il suo vino preferito. Qui ha trovato un ambiente favorevole alle sue aspirazioni sia imprenditoriali, sia enogastronomiche”. Insomma, una sorta di sublimazione, un passaggio dall’acqua, quell’“hydro” che ha sempre contraddistinto la sua vita lavorativa, al… vino. Ma sentiamo la sua storia.

Signor Cussino, cosa ci può dire a proposito della nomina a Ca­valiere dell’Ordine del Tar­tufo e dei Vini di Alba?

«È un riconoscimento che mi emoziona e mi fa enorme piacere. Sono felice di averlo ricevuto, probabilmente è la testimonianza di come nella vita mi sia comportato bene. Certo che ora dovrò impegnarmi ancora di più!».

Ci racconta questa sua passione per la viticoltura?
«Acquistai un terreno a La Morra 45 anni fa, senza forse rendermi conto del suo reale valore. In effetti, il podere si trova in una bella zona, che può fregiarsi del “bollino” delle terre del Barolo. Il vino e la vigna sono sempre stati una mia grande passione».

Quindi possiamo definirla un piccolo produttore di un grande vino, il Barolo?
«Lo… sarò! Il prossimo anno raccoglieremo per la prima vol­ta il frutto delle nostre fatiche. Mi ci sono messo di grande impegno, puntiamo a produrre 10 mila bottiglie, con le quali penso di fare un bel pensiero di Natale ai miei clienti».

La nomina deriva anche dall’impegno e la presenza sul ter­ritorio. Torniamo allora a Idrocentro: vi sentite, nonostante la crescita, sempre un’azienda di “territorio”?

«Assolutamente sì. Anche se abbiamo stabilimenti in tutta la regione, e ci estendiamo anche in Lombardia e in Li­guria, la sede centrale è quella di partenza, a Torre San Giorgio».

La vostra storia e il vostro sviluppo proseguono da 45 anni. C’è un segreto per questa longevità?
«Il principale è quello di essere sempre stati accompagnati dalla salute, mia personale e quella dei miei familiari. E poi siamo stati attenti a seguire sempre le evoluzioni del nostro mestiere. Abbiamo cercato di impegnarci al massimo, studiando an­che quello che faceva la con­correnza. Siamo cresciuti e ci siamo imposti».

Ma com’è partita la storia di Idrocentro?
«Nasco come idraulico, pri­ma come apprendista, poi con un’im­presa tutta mia. A 26 an­ni la mia attività, che si concentrava nel campo dell’installazione di impianti idraulici e idro-ter­mo-sanitari, era ap­prezzata e ben avviata. Ma decisi che volevo cambiare, che volevo fare qualcosa di più. Conoscevo molto bene i ma­teriali, conoscevo il lavoro: decisi che avrei provato la strada della distribuzione. Co­sì è nata Idrocentro, che oggi è tra le leader nel campo delle forniture idrauliche e non solo».

Una cavalcata vincente. Ha mai avuto qualche dubbio o rimpianto?
«Chiaro che qualche piccola incertezza nella vita di un im­prenditore c’è sempre. Ma grossi dubbi non ne ho mai avuti. Ho sempre padroneggiato una certa determinazione, unita alla conoscenza dei prodotti che commercializziamo e a tanta voglia di lavorare sodo».

A proposito: come vede la “voglia di lavorare” nelle giovani generazioni? Ce n’è oppure un po’ latita?
«Sono molto ottimista. La vo­glia di lavorare c’è, anche at­tualmente. Magari non da parte di tutti, ma noto che soprattutto nell’Albese e in provincia di Cuneo c’è molto spirito di iniziativa. Si taglia con il coltello. E ci sono molti giovani imprenditori con grande voglia di emergere che si stanno affiancando a noi più esperti. Certo, all’ambizione vanno sempre accompagnate l’umiltà di mettersi in gioco e la voglia di imparare».

Si parla molto di problematiche relative all’approvvigionamento dei materiali: anche per voi è così?
«È cambiata radicalmente la prospettiva: prima si lavorava molto con “il cliente”, ora gli interlocutori principali sono i fornitori. A volte ci tocca “mendicare” un po’».

Ma tutto sommato pare di ca­pire che il presente sia roseo…

«Il nostro settore sta andando moto forte. L’attuale momento ci porta un sacco di lavoro. Magari non è neanche del tutto merito nostro, gli incentivi, non da ultimo il 110%, hanno dato una grossa mano. Ma non sarà sempre così…».

Preoccupazioni per il futuro?
«Non particolarmente. Per il prossimo futuro ci si attende di mantenere l’attuale trend. Arriveranno i momenti difficili. Il segreto è sempre quello di prestare massima attenzione all’andamento dell’attività e del mercato».