Con la sua semplicità e la sua ironia sopraffina e genuina Giobbe Covatta ha strappato grandi risate al pubblico del Teatro Politeama di Bra. Non solo artista dal grande spessore professionale, ma anche uomo dal grande altruismo. Covatta, infatti, ha una lunga carriera come testimonial di Amref. Viaggiatore instancabile e attento testimone dei problemi dell’Africa, grazie alla sua comicità unica e provocatoria riesce a catalizzare l’attenzione su tematiche spesso difficili come quelle delle diseguaglianze, povertà, ambiente, infanzia. Con Amref (organizzazione che offre supporto alle popolazioni africane) ha realizzato moltissime campagne di sensibilizzazione e di raccolta fondi, e prodotti diversi documentari selezionati nei festival italiani e trasmessi sulla Rai. Lo slogan “Basta poco che ce vo’” fu un successo incredibile. Durante una delle più recenti missioni in Africa, ha realizzato una webserie per raccontare le fragilità del continente. Non solo Amref: ma anche Save the Children e Greenpeace.
Nell’editoria ha sempre ottenuto un buon successo di pubblico: con il primo libro “Parola di Giobbe”, rivisitazione della Bibbia, pubblicata nel 1991, sbanca le classifiche con un milione di copie vendute. Nel 1993 e nel 1996 pubblica “Pancreas- Trapianto del libro Cuore” e “Sesso? Fai da te!”. Nel 1999 ritorna con “Dio li fa e poi li accoppa,” da cui trae uno spettacolo teatrale, dove rivisita Creazione e Diluvio.
Il più recente è “Donna Sapiens: Il maschio è una specie animale o una specie di animale?” Edito da Giunti nel 2020, scritto da Giobbe Covatta e Paola Catella. “Perché per cambiare il mondo non c’è nulla di meglio che ridere di noi stessi, dei luoghi comuni a cui troppo spesso non ci ribelliamo».
Con “Scoop (Donna Sapiens)”, lei racconta sul palco la superiorità della donna sull’uomo.
«Esattamente, è il tema dello spettacolo. Un tema che io tento di sviluppare, nei limiti delle mie possibilità e nel migliore dei modi. Penso veramente che sia così, non è da leccaculo! Sono convinto che la donna sia superiore all’uomo e l’uomo ha usato tutta una serie di artifici per cercare, nei millenni e nei secoli, di sottometterla».
Quindi il rapporto uomo-donna oggi lei come lo vede?
«Ancora è conflittuale. Le donne della mia generazione hanno cambiato il mondo. Quando si parla dei favolosi anni Sessanta, che erano favolosi non solo perché c’erano i Beatles, è perché le mie compagne di scuola, di vita, hanno sputato sangue, hanno sofferto, hanno affrontato di tutto e di più per cambiare il mondo. Abbiamo tentato di dare loro una mano, laddove è stato possibile, ma l’hanno fatto principalmente loro stesse».
Per il domani, invece, il rapporto cambierà ancora?
«Dipende dalla donna e dipende dall’uomo, ma non solo. Dipende da un aspetto sostanziale, la democrazia. Dal rapporto pari tra uomo e donna. Tanto più funziona, quanto meno l’ignoranza incombe. E questo è un problemino che andrebbe risolto».
Venendo a lei… La sua è una carriera costellata di grandi successi. Però continua a divertirsi!
«Moltissimo, mi diverto sempre moltissimo! Durante i momenti più difficili della pandemia, ho sentito la mancanza del pubblico davanti a me, pronto a fare una risata o a battere le mani. Io di mestiere faccio il teatrante, poi anche lo scrittore, il cinema, la tv. Queste sono cose belle che faccio con piacere, in genere. Ma il mio mestiere è il teatro. Io sto sul palco, racconto storie, la gente è seduta e le ascolta. Se sono in grado di raccontarle bene e di belle, la gente applaude, sennò si alza e se ne va! Senza il pubblico è come ballare senza musica e ballare senza la musica non solo è brutto, ma a volte è anche molto triste».
E come si riesce a continuare a far ridere il pubblico?
«È un dono che va affinato, preparato, elaborato, messo a punto. Un dono, come tutti gli altri doni, va rispettato assai».
Giobbe Covatta quanto è attratto da Langhe, Roero e dalla provincia di Cuneo?
«Sono zone che conosco pochissimo perché oggetto di mie poche frequentazioni. Anche se una volta sono cascato con il deltaplano sul Colle di Tenda (sorride, ndr). In verità il tartufo mi appassiona molto e a 65 anni posso dire più del deltaplano. Una volta avrei rinunciato al tartufo per volare, adesso rinuncio a spiccare il volo per un bel piatto di tagliatelle con il tartufo!».