«Alba è sinonimo di intraprendenza concreta, sana gestione dell’impresa, attenzione alle persone; gli stessi valori che guidano Intesa Sanpaolo». Così Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo del più importante gruppo bancario italiano ha ringraziato per l’assegnazione alla sua persona del Tartufo dell’Anno, avvenuta presso la Fondazione Ferrero di Alba, su iniziativa della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, della Città di Alba e della Regione Piemonte.
Una scelta, quella di premiare Carlo Messina che, come ha detto il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio «è un segno innanzitutto di profonda stima. Perché al nostro Paese servono personalità autorevoli, internazionali e allo stesso tempo locali. E Carlo Messina è uno dei più grandi banchieri al mondo, ma prima di tutto è un italiano. E poi è un segno di riconoscenza per ciò che Intesa Sanpaolo ha fatto e fa ogni giorno per la nostra regione, sostenendo l’arte, la cultura, il sociale. Al nostro fianco anche fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, pronta a sostenerci tutte le volte che ne abbiamo avuto bisogno».
Temi intorno ai quali si è sviluppata anche l’intervista che Carlo Messina ha concesso alla Rivista IDEA.
Dottor Messina, nelle motivazioni del premio “Tartufo dell’Anno” si evidenzia la valenza per il territorio dell’operazione portata a termine unendo Intesa Sanpaolo e Ubi Banca. Dal suo punto di vista, a sei mesi di distanza, quali sono i risultati più significativi che la sinergia ha prodotto, specie a livello locale?
«Ogni nostra azione progettata a livello centrale tiene costantemente conto dei segnali e delle istanze provenienti dai territori. Se Intesa Sanpaolo è la prima banca italiana e la terza in Europa, lo deve innanzitutto al fortissimo rapporto con le famiglie e le imprese che vivono e operano in ciascuna delle regioni del nostro Paese. Per questi motivi, non appena completato il processo di integrazione, abbiamo insediato a Cuneo una Direzione regionale della Banca, con autonomia decisionale e creditizia, che funziona da propulsore capillare delle risorse che vengono messe in campo dalle strutture centrali. Mi riferisco ai 6 miliardi di erogazioni a famiglie e imprese in Piemonte, di cui 1 a Cuneo, durante l’emergenza sanitaria; gli oltre 4 miliardi dell’iniziativa Motore Italia per le Pmi della Regione; i plafond per incentivare il processo di digitalizzazione e per sostenere la transizione verso un modello di produzione e consumo sempre più improntato alla sostenibilità ambientale. Sono linee di sviluppo imprescindibili, ma non le sole. Intesa Sanpaolo è altrettanto attenta alle istanze sociali dei territori nei quali opera. Questo avviene attraverso l’impegno a ridurre le diseguaglianze e contrastare le situazioni di particolare difficoltà, attività che puntano all’inclusione a fianco dei più qualificati operatori del Terzo Settore. A queste si aggiungono le numerose e qualificate attività in campo culturale, elemento di particolare distinzione della nostra banca. Vi è infine un trasferimento di risorse verso i territori attraverso le Fondazioni azioniste, le quali beneficiano dei dividendi da noi distribuiti e li pongono a sostegno della loro azione inclusiva e delle iniziative sociali e culturali».
Ci sono aspetti “post-operazione” su cui ritiene si debba ancora lavorare?
«Penso sia importante lavorare ulteriormente sulla conoscenza reciproca. Essere presenti nei territori significa proprio questo: cogliere a fondo eccellenze e punti deboli, per poi costruire un processo di crescita in grado di portare benefici al maggior numero possibile di persone. La nostra rete ha iniziato a trasmettere alla clientela le potenzialità operative e di accompagnamento che la nostra Banca può offrire. Per ottenere risultati così impegnativi l’elemento chiave è la qualità delle nostre persone: penso alla professionalità dei nuovi colleghi, ora parte integrante del Gruppo. Mi riferisco inoltre al contributo che avremo dai giovani che entreranno in Intesa Sanpaolo grazie all’importante programma di assunzioni a livello nazionale riguardante 4.600 risorse, orientato in particolare su nuove competenze e capacità innovativa».
Quali ulteriori sviluppi dobbiamo attenderci nel medio-lungo periodo?
«Sappiamo tutti come il nostro Paese abbia di fronte un’opportunità unica. Grazie ai fondi del Pnrr possiamo recuperare alcuni svantaggi competitivi che abbiamo accumulato. I grandi gruppi stanno mobilitando progetti a medio-lungo termine, questi si rifletteranno favorevolmente su tutta la filiera delle Pmi. Intesa Sanpaolo intende fare da acceleratore a tale processo. Di qui al 2026 abbiamo stanziato oltre 400 miliardi per erogazioni a favore di famiglie e imprese nel contesto del Next Generation Italy, a ulteriore sostegno di questa grande opportunità di rilancio per la nostra economia».
Che percezione ha sullo stato di salute dell’imprenditoria del Nord Ovest e in particolare della Granda?
«Il saldo commerciale manifatturiero italiano ha superato i 100 miliardi di euro nel 2019, si è contratto moderatamente nel 2020 ed è atteso il ritorno a 100 già quest’anno. I fattori di forza sono numerosi, a partire dalla elevata diversificazione di prodotto che permette di coprire numerose nicchie di mercato. Rispetto ad altri paesi poi vi è la carta in più delle nostre imprese in particolare le piccole e medie: il 50% dell’export manifatturiero italiano è generato da Pmi contro il 10-15% di Germania e Francia. Siamo ben presenti nella reazione al cambiamento climatico. L’Italia è il sesto esportatore mondiale di tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili e può dare un enorme contributo verso una economia più sostenibile e green, rafforzando al tempo stesso la propria competitività. Ci sono certamente anche dei punti di debolezza, tra cui la digitalizzazione delle imprese, che ci ha spinto a stanziare un plafond dedicato. Nel Cuneese l’export del Distretto agro-alimentare ha già vinto il braccio di ferro con il Covid. In questa Regione lo schema delle filiere può senza dubbio rappresentare un forte moltiplicatore per la crescita del Pil. Intesa Sanpaolo ne supporta oltre 80. Può inoltre intercettare fenomeni di “reshoring”, soprattutto per le aziende di qualità che vogliano valorizzare il marchio “Made in Italy” e posizionare i propri prodotti verso l’alto della gamma».
In che ottica si colloca l’impegno di Intesa Sanpaolo a sostegno di eventi di portata mondiale come la Fiera del Tartufo?
«Sono eventi sì di portata mondiale, ma anche strettamente legati al loro territorio di origine. Come il nostro Gruppo, del resto. Anche noi siamo riconosciuti a livello mondiale; siamo, come si dice, “best in class”. Tuttavia, le nostre origini risalgono ai Monti di Pietà cittadini, agli enti creati per dare linfa alle opere di bonifica, di industrializzazione e di sviluppo agricolo delle regioni. Intesa Sanpaolo nasce dall’aggregazione di oltre 300 realtà bancarie, tra cui Ubi. Il nostro sostegno alla Fiera di Alba è coerente con questa duplice dimensione globale e locale, con la volontà di partire dal piccolo e di renderlo grande».
A settembre ha conquistato la vetta della classifica “Top Manager Reputation”. Che valore dà a questo risultato e quali sono i punti cardine della sua visione manageriale?
«Sono un manager cresciuto internamente alla banca, che conosce bene i colleghi e i numeri della sua azienda. Quando sono diventato Ceo di Intesa Sanpaolo, mi sono dato l’obiettivo di far emergere appieno tutto il potenziale insito in questo grande Gruppo. Negli anni siamo diventati via via più solidi, abbiamo remunerato in maniera significativa i nostri azionisti, abbiamo integrato numerose realtà locali, diventando il polo bancario di riferimento in Italia e un leader a livello europeo. Tutto ciò ci ha resi più forti e ci ha permesso di proseguire con decisione in una strada che considero sempre più come prioritaria. Diventare più sostenibili, più attenti rispetto a chi è rimasto indietro, più lungimiranti verso le nuove generazioni. Ecco i principi cardine di cui mi chiedeva».
Chiudiamo con il tartufo. Rientra tra le concessioni gastronomiche che si regala?
«Sicuramente d’ora in poi lo gusterò con una consapevolezza ben diversa. Non è solamente un’eccellenza gastronomica, è storia, cultura. Da oggi sento la responsabilità e l’onore di esserne degno ambasciatore nel mondo».