Home Articoli Rivista Idea «Un tesoro dal valore culturale inestimabile»

«Un tesoro dal valore culturale inestimabile»

In arrivo il verdetto sulla candidatura di “cerca” e “cavatura” del tartufo a patrimonio Unesco. Ne parla l’albese Antonio Degiacomi

0
91

Uno dei periodi più neri per la storia dell’umanità, caratterizzato da una pan­­demia che fatica ad an­dar­sene, potrebbe invece di­ven­tare storico per il mondo del tartufo. Tra il 13 e il 18 dicembre, a Pa­rigi, il co­mitato dell’Une­sco preposto di­rà se la “cerca” e la “ca­vatura” del tar­tufo in Ita­lia è sta­ta am­messa (o meno) al­la lista dei be­ni immateriali riconosciuti co­me patrimonio dell’umanità. Un verdetto mol­to at­teso, attorno al quale c’è pa­recchio ottimismo.
Le buone aspettative sono assolutamente giustificate, dato che l’Unesco si è fatto sfuggire quella che po­trebbe essere un’anticipazione del pronunciamento, pubblicando sul proprio sito una nota in cui l’Organismo Te­cnico e­sprime parere favorevole all’iscrizione. In­somma, una sor­ta di mezzo “sì”, per il quale ora si attende la conferma definitiva. Sarà l’ultimo passaggio di un percorso quasi decennale che già nel marzo 2020 aveva vissuto un momento mol­­­­to importante, quando cioè la Com­missione Nazionale Ita­lia­na per l’Unesco aveva concesso il proprio benestare alla candidatura che porta la firma del­­l’As­sociazione Na­zio­nale Cit­­­­­tà del Tartufo e della Fe­de­razione Nazionale As­so­cia­zione Tar­tu­fai Italiana e che conta sul coordinamento del Mi­ni­stero del­la Cul­tura e sulla collaborazione delle 14 regioni italiane tar­tu­fi­co­le. In seguito, il dossier di candidatura “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”, nato dall’idea dell’allora presidente del Centro Na­zionale Studi Tartufo di Alba Gia­como Od­de­ro, era sta­­­to tra­­smesso al Segre­ta­ria­to U­ne­­sco di Parigi per l’ana­lisi e la valutazione finale, prevista, appunto, nei prossimi giorni. Ha giocato un ruolo si­gnificativo lo studio di ricerca antropologica condotto dai do­centi universitari Piercarlo Gri­maldi e Gian­franco Mol­teni (que­st’ultimo pur­troppo scomparso nei mesi scorsi) che, di fat­to, ha com­ple­tato e ar­ricchito quel­lo che è, sen­za dubbio, il più am­­pio lavoro di catalogazione fi­nora mai realizzato in questo ambito. Tut­to ciò sen­za dimenticare il materiale filmo­grafico pro­dotto da Re­mo Schel­li­no. Tra le persone più at­tive nella pro­mozione del­la candidatura c’è l’al­bese An­to­nio De­giacomi (ri­qua­­dro so­pra, a si­nistra), presidente del Cen­­tro Nazio­nale Stu­di Tar­tu­fo. Alla Ri­vista IDEA ha di­chia­­­­rato: «In attesa del verdetto, torna alla men­­te il grande la­voro che ab­bia­­­­mo svolto in questi nove an­ni. Si tratta di un’at­tività che, al di là della candidatura in sé, ha coin­volto e allineato alcune de­cine di sogget­ti, consentendo di do­­cu­men­tare come mai accaduto pri­ma una tradizione secolare, praticata e tramandata dai “trifolao” su buo­na parte del ter­ritorio nazionale. Questo percorso ha aiu­tato ad ac­crescere la sensibilità nei confronti dei temi essenziali per la valorizzazione del tartufo in chiave culturale, ovvero am­bien­­­te, tra­di­zio­ni, so­ste­­ni­bilità. L’even­tua­le ri­cono­sci­­men­to ci in­ve­stirà di ul­teriori responsabilità, richiederà continue iniziative e attività per di­vul­­­gare e tutelare questo im­men­­­­­­so patrimonio. Penso alla ma­­­­­­­­­­­­­­­nu­ten­zione del­­le tartufaie, al­­la messa a di­mo­ra di alberi tartufigeni, alla sen­­sibilizzazione di tu­risti e studenti. Sarà im­pe­gna­tivo, ma è ciò che occorre e vo­le­vamo. Sia­mo pronti». E, allora, in­­cro­ciamo le dita!