Vent’anni da tifoso, cinque da speaker. Sempre spinto da un immenso amore per la maglia. Lo Stadio “Fratelli Paschiero” è la piccola “Scala del calcio” in Granda, l’impianto più prestigioso dove giocare e vivere emozioni per tutte le squadre della zona. Ed è, naturalmente, la casa dell’AC Cuneo 1905 Olmo che, anche fra le mura amiche, sta costruendo una stagione, la prima del nuovo corso, sorprendente (da capolista in Eccellenza). Una delle figure che “vive” appieno il Paschiero è anche Lorenzo Giraudo, in settimana operaio Michelin, domenica speaker, colui che dalla cabina stampa in Tribuna Monviso, prova a trascinare i tifosi. Un ruolo rivestito con grande passione, frutto di un affetto per i colori biancorossi che ha radici profonde.
Lorenzo, quando è scattata la scintilla?
«Mi sono avvicinato al Cuneo negli anni delle superiori: un giorno alcuni giocatori vennero a scuola a portare le locandine di una partita. Decisi di andare a vederla e da lì è nata la passione: erano i tempi della Serie D e di calciatori come Didu e Facchetti».
Qualche momento o partita indimenticabile?
«Senza dubbio la vittoria della Serie D e dello Scudetto nel 2011, con mister Iacolino; le stagioni fra i professionisti, la gara storica contro il Cagliari di Suazo, la Finale di Coppa Italia di C con il Foggia o quella playoff contro l’Entella. E poi le trasferte, i pranzi e le pizze insieme, l’alchimia con i giocatori che si sono avvicendati negli anni».
Nel 2016, la chiamata, inaspettata, con la proposta di diventare lo speaker ufficiale.
«Un ruolo arrivato quasi per caso: cercavano una figura nuova, che portasse entusiasmo e grinta sugli spalti. Un tifoso vero, infatti, ha più passione rispetto ad un deejay che non sente la maglia e per il quale è semplicemente un lavoro. Così ho accettato: con il passare del tempo ho cercato di migliorarmi, prendendo anche spunto da “colleghi” ben più esperti di me grazie a Youtube e internet».
Cinque anni con una pausa forzata: la tragica stagione del fallimento…
«Quando l’ex Presidente Rosso ha ceduto la società a La Manna, ho lasciato subito il posto. Provavo rabbia e delusione: sapevo in cuor mio che quel Cuneo sarebbe sparito da un momento all’altro e così purtroppo è stato».
Un ruolo che hai ripreso con il Cuneo FC e, dopo lo stop per il Covid, ora con l’AC Cuneo Olmo 1905
«Devo ringraziare il presidente Bernardi, il vice Andreis e il direttore generale Vercellone per la fiducia: quando Valter mi ha contattato a luglio per chiedermi se ero disponibile, ho accettato senza esitazione. Sono felice di poter far parte di una società seria, ripartendo da una categoria, l’Eccellenza, di tutto rispetto. Devo ammetterlo, speravo in questa fusione: o arriva in città lo sceicco o l’unico modo è unire le forze».
E, così, hai ripreso possesso della cabina stampa…
«È diventato il mio regno (ride, ndr), al Paschiero sono di casa praticamente. Cerco di metterci il massimo impegno, arrivando con largo anticipo alle gare, preparando l’impianto, la musica e la playlist scelta appositamente dai calciatori per iniziare a creare l’atmosfera. E poi, durante i 90′ provo a dare quel di più per caricare il pubblico».
I risultati, parlando di entusiasmo, stanno aiutando
«Giocatori, staff tecnico e dirigenziale ce la stanno mettendo tutta per costruire questo sogno, che speriamo continui. Non voglio fare pronostici, ma posso dire che abbiamo un bel gruppo, fatto di giovani interessanti, che gioca un ottimo calcio facendo divertire i tifosi, anche quelli scettici, alcuni dei quali si sono riavvicinati. Un voto finora? Un meritato 8,5».