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«Allenare i portieri? Tecnica e psicologia»

Renato Moroni: 40 anni di esperienza

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Uno dei punti di forza dell’Ac Cuneo 1905 Olmo capolista in Eccellenza è senza dubbio la fase difensiva: fra le migliori del Girone B (terza dietro solo a Centallo e Alba), ha permesso ai biancorossi di conservare, a volte anche con i denti, risultati importanti. Cruciale il ruolo del portiere, alle spalle del quale c’è il lavoro diretto dall’esperto preparatore Renato Moroni. Una vita fra ed attorno ai pali, dopo essersi formato da giocatore nel settore giovanile del fu Cuneo, e con una breve parentesi in Prima Squadra nello Sporting Club Cuneese, da oltre un quarantennio forma i numeri 1 nel capoluogo e non solo. Cuneo, Tre Valli e, negli ultimi 14 anni Olmo: da Peano a Bosia, da Baudena a Cammarota, da Vercellone a Nurisso, lunghissima la lista degli estremi difensori che si sono allenati e sono cresciuti sotto la sua direzione.

Renato, la figura del portiere e la metodologia di allenamento sono cambiate rispetto a 40 anni fa?

«Un tempo, quando giocavo io, l’estremo difensore in allenamento partecipava al riscaldamento con la squadra e poi veniva subito messo in porta a prendere i tiri. Poi è subentrata la figura del preparatore, si è iniziato a lavorare su tecnica, attacco palla, lettura delle situazioni di gioco. I tempi sono cambiati: si entra nel dettaglio sulla tecnica e, oltre al fisico, si lavora molto sulla testa, perché il ruolo del portiere, ultimo baluardo della squadra, è delicatissimo. Per questo punto a rimanere molto vicino ai ragazzi, dialogare».

Con te, ha iniziato la carriera Emiliano Campana, che hai ritrovato adulto all’Olmo prima ed al Cuneo ora, a 43 anni. Curioso eh?
«Ai tempi, per stabilire che il piccolo Emiliano fosse già un portiere di spessore, ci voleva la sfera magica, ho sempre considerato allo stesso modo tutti coloro che allenavo. Nonostante la carriera importante e le sue primavere, ho ritrovato una persona con entusiasmo di fare, lavorare, essere presente al campo per dare una mano. Resta un ottimo portiere, che in campo dà il massimo, negli allenamenti non si tira indietro: da lui, i giovani hanno solo da imparare».

Da una parte Campana, dall’altra Costin e Bonardi, entrambi del 2003. Stimolante?

«Sui giovani ci sono margini di miglioramento importanti, perché i ragazzi non si tirano mai indietro, sono sempre motivati ad essere titolari, avendo di fronte un “mostro sacro” come Emi­liano, con cui poter fare una comparazione diretta. Mi ritengo fortunato, perché alleno dei giocatori dannatamente interessanti e con voglia di lavorare, come me».

Nelle ultime due gare, contro Chisola e Centallo, proprio i portieri hanno salvato due pareggi preziosi con interventi nel finale. Una soddisfazione, no?
«Non sono una persona che si esalta nei momenti positivi o si abbatte in quelli negativi. Il ruolo fra i pali è tremendamente importante e difficile, bisogna mantenere la concentrazione dal primo all’ultimo secondo. Ma non nascondo che mi abbia fatto piacere: i ragazzi hanno i numeri ed è una soddisfazione che, ogni tanto, mettano la ciliegina sui risultati di squadra».