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L’opinione di Gian Carlo Blangiardo

«Il sistema politico e quelloeconomico devono muoversi: la prospettiva non è solo l’invecchiamento del paese, ma anche una brusca diminuzione del Pil»

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IL FATTO
L’Italia ha un problema serio, il calo delle nascite: sono state 405mila nel 2020, si prevede che la popolazione possa scendere da meno di sessanta a trenta milioni

C’è un problema serio che affligge l’Italia e non da oggi. Ci riferiamo al ca­lo delle nascite. E giustamente nei giorni scorsi Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, ha espresso a chiare lettere tutta la sua preoccupazione: «Il sistema politico e quello economico devono muoversi per tempo, altrimenti per l’Italia la prospettiva non è solo quella dell’invecchiamento generale della popolazione, di cui si parla tantissimo ma che non sembra una vera emergenza. Il problema è un altro e riguarda il serio rischio che corre la nostra economia».
Già due anni fa la popolazione è scesa sotto la so­glia dei 60 milioni avviandosi rapidamente verso i 59 milioni. Ma sarà sempre peggio: «Con 400mi­la nascite», spiega Blan­giardo, «si prevede una po­polazione che nel lungo periodo si fermerà ad una cifra di poco superiore ai 30 milioni».
Le considerazioni di carattere economico sono davvero poco rassicuranti, perché se il Pil è misurato mettendo in relazione la produttività, l’occupazione, la partecipazione al mercato del lavoro, la struttura demografica e la popolazione, allora con la discesa di quest’ultima che si prevede di altri quattro milioni tra il 2020 e il 2040, anche il Pil calerebbe del 6,9%. E se si immagina che scenderà anche la quota della popolazione in età attiva, il calo del Pil arriverebbe addirittura a segnare un -18,6%.
«Per la natalità le cause del calo sono note: non ci sono strutture adeguate, manca un ambiente favorevole per chi fa figli. Gli interventi non devono ave­re natura assistenziale, ma demografica. E, in questo senso, l’assegno unico universale va nella direzione giusta e non deve essere ridimensionato», ag­giun­ge il Presidente del­l’Istat. «Una strada è an­che il mag­giore coinvolgimento del mondo imprenditoriale. Non è solo lo Stato a doversi muovere, si dov­rebbe ragionare in chiave di “welfare di comunità”».
Blangiardo suggerisce che l’uscita dall’emergenza della pandemia da Covid dovrebbe essere l’occasione per rifondare il futuro demografico dell’Italia.
Il 2020 è stato l’anno del re­cord negativo delle na­scite (405mila) e dell’elevato numero di decessi (740mila). Per un deficit “na­­turale” di -335mila uni­tà, inferiore solo a quello del 1918, quando ci pen­sò la “spagnola” a de­ter­mi­nare la metà dei de­cessi totali, per una cifra negativa di -648mila.
Nu­meri che rendono l’Ita­lia sempre più Paese di an­ziani: al primo posto c’è Ribordone, in provincia di Torino, con la sua età media di 66,1 anni. Del resto, è localizzato pro­prio nel Nord-Ovest il mag­gior incremento della mortalità.

BaNNER
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