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Cerca e cavatura del tartufo nella lista unesco

Una candidatura diventata dopo otto anni patrimonio culturale immateriale dell’Umanità

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La “Cerca e la cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali” è ufficialmente iscritta nel­la lista Unesco del patrimonio culturale immateriale. La decisione è stata comunicata giovedì 16 dicembre a seguito del pronunciamento del Comitato Intergovernativo Unesco.
Una candidatura di carattere nazionale per l’Italia, che ha visto il coordinamento tecnico-scientifico istituzionale del Servizio II – Ufficio Unesco del Segretariato Generale del Ministero della Cultura (Mic), il cui percorso è stato seguito e implementato dalla partecipazione diretta e costante della vasta comunità che si identifica nell’elemento, una rete interregionale nazionale composta dall’Associazione Nazionale Città del tartufo (Anct), soggetti riuniti in gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani (Fnati), da altre libere as­sociazioni e da singoli tartufai. La “Cerca e cavatura del tartufo in Italia” rappresenta un patrimonio culturale immateriale di conoscenze e pratiche tramandate oralmente per secoli che caratterizzano la vita rurale dei tartufai nei territori tartufigeni italiani. Un patrimonio di conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, che enfatizza il rapporto tra uomo e animale, riunendo le competenze del tartufaio e quelle del cane con la sua capacità olfattiva, di cui l’uomo è abile addestratore e con il quale crea un rapporto simbiotico. Una tradizione antica che racconta di una pratica che accomuna l’Italia dal nord al sud declinata secondo l’identità culturale locale, tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale e tutela del territorio.
«Siamo entusiasti di questo risultato, finalmente ce l’abbiamo fatta» ha commentato Michele Boscagli, presidente di Anct, «la cerca e cavatura del tartufo in Italia è diventata patrimonio culturale im­materiale dell’umanità. Otto anni di lavoro sono stati apprezzati, è stato un percorso che, grazie alle istituzioni competenti, ha dato l’opportunità a tutti i soggetti coinvolti di comprendere l’importanza di salvaguardare saperi e conoscenze della tradizione dei tartufai italiani. Un patrimonio collettivo, prezioso anche per le generazioni future, che va ben oltre il valore del prodotto in sé».

Il percorso che ha accompagnato la candidatura ha consentito di acquisire consapevolezza, di essere comunità e di portare avanti un lavoro di catalogazione finora mai realizzato, per documentare una lunga tradizione praticata e tramandata in gran parte del Paese.
«È un obiettivo che ci eravamo posti e dopo un lungo lavoro siamo riusciti a raggiungerlo» ha precisato Fa­bio Cerretano a nome delle associazioni dei tartufai italiani «la cerca e cavatura del tartufo è un grande patrimonio culturale immateriale tramandato di generazione in generazione fatto di storia, di cultura e di tradizioni che abbraccia tutta l’Italia, da nord a sud, e ora ottiene questo prestigioso riconoscimento dall’Unesco. Un so­gno che finalmente si avvera».

Antonio Degiacomi (foto 3), presidente del Centro Na­zionale Studi Tartufo: «Il centro studi è soddisfatto di aver contribuito al lavoro che ha raccolto un importante archivio di documenti e interviste ai tartufai, ha avvicinato tra di loro le città del tartufo e le associazioni dei cercatori di tutta Italia e ha accresciuto la sensibilità comune ai valori ambientali e culturali collegati al tartufo. Il riconoscimento Unesco farà conoscere nel mondo il fascino della cerca e cavatura del tartufo e sarà di sprone per continuare nel lavoro di coinvolgimento delle nostre comunità per il rispetto di natura, persone e animali».

Alberto Cirio (foto 1), presidente della Regione Piemonte e Fabio Carosso (foto 2), vicepresidente della Regione Piemonte: «Dopo i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, le Residenze Reali dei Savoia e i Sacri Monti, ora anche l’affascinante e misteriosa ricerca del tartufo diventa patrimonio dell’intera Umanità. E come per i paesaggi vitivinicoli disegnati dalle mani dell’uomo, è il legame con la terra a fare la differenza. Consapevoli però che il tartufo nasce quando e dove vuole: è merito solo della natura e noi di questo patrimonio prezioso le siamo estremamente grati».

Mario Aprile (foto 4), presidente dell’Unione Asso­ciazioni Trifulau Piemontesi: «Quello di oggi è il riconoscimento di un rito che è un insieme di tradizioni costituite da gestione, capacità e complicità fra due protagonisti, l’uomo e la natura, che sono l’essenza della ricerca del tartufo. Siamo felici che tutto ciò sia rientrato fra i beni immateriali dell’umanità da conservare e da proteggere: di conseguenza il nostro impegno sarà ancora più volto a mantenere la ricerca del tartufo nelle sue forme più tradizionali di libertà e a trasmettere questi valori alle nuove generazioni di cercatori».