Presidente Miroglio, perché è così importante che esista un’associazione di donne legate al mondo vino?
«È importante per noi donne produttrici avere un punto di aggregazione per confrontarci, imparare dalle altre e poter mettere in pratica i suggerimenti per aumentare la nostra professionalità. Spesso dal confronto diretto si trovano soluzioni a qualche difficoltà riscontrata in azienda. Viaggiamo insieme, visitiamo i colleghi all’estero, cogliamo suggerimenti e nuove opportunità di collaborazione».
Siete quindi colleghe, non concorrenti.
«L’associazione è nata nel 1988 tra produttrici piemontesi e toscane proprio come mutuo soccorso in un mondo vinicolo ancora a retaggio maschile. Oggi la nostra funzione è invece quella di raccontare cosa fanno le donne nel mondo del vino. Non mancano i corsi di formazione e le attività sul territorio: quest’anno il Piemonte è una delle regioni pilota per promuovere la cultura del vino nelle scuole turistico-alberghiere. Andiamo a parlare con i ragazzi che domani dovranno promuovere il cibo e il vino locale raccontando la nostra storia e offrendo loro suggerimenti pratici».
In questi due anni complessi l’associazione che ruolo ha avuto?
«Questi due anni ci hanno permesso di scoprire delle forme diverse di incontro, tramite i mezzi tecnologici. Come aziende agricole noi non ci siamo mai fermati, la natura va avanti… Ma con i ristoranti ed enoteche chiusi abbiamo dovuto inventare nuovi mezzi per commercializzare i nostri prodotti. Abbiamo imparato insieme a spedire campioni ai clienti, a guidare degustazioni a distanza, ad usare le videochiamate invece dei viaggi».
Che cosa si può salvare di queste nuove competenze acquisite?
«Abbiamo capito che non è sempre necessario andare dai clienti, soprattutto già fidelizzati. Viaggeremo meno e manterremo le degustazioni online, che abbiamo perfezionato in questi mesi. Tuttavia sappiamo bene che una videochiamata non può sostituire una visita ai clienti nuovi, dove il fattore umano e la comunicazione diretta sono fondamentali».
Voi gestite l’azienda “Tenuta Carretta”, a Piobesi d’Alba, e avete acquisito recentemente “Malgrà”, nella zona di Nizza Monferrato. Roero e Monferrato vengono definite spesso come gli astri emergenti del settore vitivinicolo locale. Lei è d’accordo?
«Come azienda siamo orgogliosi di dire “siamo un’azienda del Roero”. I nostri vini di immagine sono i vini tipici di questo territorio pur producendo anche Barolo e Barbaresco. Abbiamo poi deciso di puntar anche sull’Alta Langa e dal 2017 produciamo questo “metodo classico”, con uve provenienti dalle vigne di Cissone, nella Langa meno turistica. Contemporaneamente abbiamo acquisito trenta ettari di vigne nella zona del Nizza. Come azienda abbiamo due scommesse legate a territori in crescita: promuovere il Nebbiolo da Roero e far conoscere il Nizza Docg ovvero la Barbera prodotta in una zona precisa intorno a Nizza Monferrato, caratterizzata da un aroma e un profumo unici».
Ultimamente si sente dire da alcuni turisti stranieri che il nostro territorio si sta “toscanizzando”. Cosa pensa di questa affermazione?
«Credo sia in parte vero e in parte falso. La Toscana è stata abile a promuoversi con largo anticipo e per questo ha avuto un vantaggio temporale rispetto al Piemonte. D’altra parte, il nostro territorio dal punto di vista paesaggistico o storico non ha nulla da invidiare ad altre zone d’Italia, anzi. Possiamo dire di aver imparato dagli errori altrui, come spesso accade. Abbiamo cioè reso negli ultimi decenni le nostre città e le nostre cantine pronte per accogliere i turisti, senza però snaturarle. Credo che questa sia una chiave di lettura vincente per promuovere la nostra terra senza intaccarne l’autenticità, che dobbiamo perseguire anche in futuro. Mantenere la nostra identità continuando a curare la nostra natura, come i nostri avi hanno fatto, credo sia la lezione che dobbiamo tenere a mente».
Che cosa si augura per il prossimo anno ormai alle porte?
«Che possiamo lasciarci alle spalle questo periodo per ripartire con tanto entusiasmo. La voglia di fare piemontese non è mai mancata: sono iniziate nuove attività, ognuno ha cercato di reinventarsi per continuare con grinta, abbiamo accolto un nuovo turismo italiano. È stata una bella lezione e un’iniezione di autostima per tutti noi. Ripartiamo da qui, dalla forza di cambiare che ci ha sempre portati lontano».