Il 15 dicembre 2017 giunse in Italia la salma della regina Elena, proveniente da Montpellier, ove era spirata nel 1952, e fu tumulata nel santuario-basilica di Vicoforte. Due giorni dopo, il 17 dicembre, nello stesso santuario, venne tumulato il consorte, Vittorio Emanuele III, sepolto fino ad allora ad Alessandria d’Egitto, dove era mancato, nel 1947, da cittadino italiano all’estero e non da re in esilio.
Questi due grandi personaggi, che tanto hanno contribuito alla storia d’Italia, riposano nel nostro Piemonte, in un santuario della provincia “Granda”, zona tanto amata ed apprezzata dai sovrani.
Le loro tombe sono meta di visite e di raccoglimento da parte di tanti italiani, non solo monarchici, che conoscono il valore dei sentimenti e l’importanza della storia.
Un breve cenno merita di essere fatto sulla scelta e le modalità di questa operazione che avvenne nella riservatezza più assoluta.
Fu in una riunione della Consulta dei Senatori del Regno, che si tenne a Roma nel 2011, che venne lanciata la proposta, poi divenuta operativa, di ottenere il rientro in Italia delle salme del Re, sepolto ad Alessandria d’Egitto, e della Regina, sepolta a Montpellier, entrambi in terra straniera e lontani dall’omaggio che i cittadini italiani potevano tributar loro.
Si discusse anche della località. Venne scartato il Pantheon, in quanto non vi era la possibilità di una adeguata sistemazione e per prevenire polemiche, critiche e il riaccendersi di passioni politiche ancora non sopite.
Fu esclusa la Basilica di Superga, sepolcro di Duchi di Savoia e di Re di Sardegna, ma non di Re d’Italia. Venne invece individuato il Santuario di Vicoforte, bellissima costruzione degli architetti Ascanio Vittozzi e Francesco Gallo, voluto dal duca Carlo Emanuele I, che vi è sepolto, e famoso anche per la sua meravigliosa cupola ellittica.
Come accennato, tutto fu fatto nella più assoluta riservatezza. Non una indiscrezione sarebbe dovuta uscire.
Il percorso fu lungo e complicato. Il Vescovo di Mondovì, nella cui giurisdizione sorge il santuario, pose alcune condizioni preliminari, quali il profilo strettamente privato che avrebbe dovuto avere la tumulazione.
Naturalmente l’assenso definitivo doveva pervenire dalle massime autorità dello Stato.
Nel maggio 2017 i quattro figli di Re Umberto II scrissero al Presidente della Repubblica con la richiesta di autorizzare, nel centenario della fine della Grande Guerra, il ricongiungimento delle salme del “Re Soldato” e della sua consorte «in Italia», senza fornire alcuna indicazione sul luogo.
Il presidente della Repubblica Mattarella e il presidente del Consiglio Gentiloni diedero il via libera all’iniziativa, giustificata da motivi umanitari, tutto ciò sempre nella massima riservatezza.
Nel frattempo, dopo un fitto dialogo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti, vennero realizzate le due arche funerarie in marmo, in cui deporre «i resti di due persone meritevoli di speciali onoranze», non nominativamente specificate. Il resto è cronaca.
Grazie soprattutto alla Consulta dei Senatori del Regno, e in particolare al suo Presidente, re Vittorio Emanuele III e la regina Elena, “Serva di Dio”, riposano, di nuovo insieme, dopo 51 anni di matrimonio.
A noi, convinti partecipanti del Gruppo Croce Bianca, resta l’imperativo morale di rendere loro onore, di diffondere, per quanto possibile, e di difendere, se necessario, la loro memoria.
Articolo a cura di Giorgio Blais