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Il settimo romanzo di Giovanni Ferrero, sguardo sul mondo

L’ultimo libro dell’imprenditore sviluppa una trama internazionale. Come l’ascesa dell’azienda di famiglia

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L’uomo che sta portando nel fu­turo l’azienda di famiglia, e­span­dendosi nel mondo senza dimenticare le radici, non è solamente un manager attento. Giovanni Ferrero è anche uno scrittore ormai affermato. Nel suo ultimo libro si con­ferma consapevole del (dop­pio) ruolo. Si muove sul­le orme di John Le Carrè, ma scrive andando oltre la semplice trama di un giallo. Del resto, sono tutte lusinghiere le recensioni di “Blu di Prus­sia e rosso porpora”, edito da Salani e nelle librerie da alcune settimane.

Amministratore unico della Ferrero da quando nel 2011 è morto il fratello Pietro e poi il padre Michele nel 2015, Giovanni è già al suo settimo ro­manzo. Una passione alla quale riesce a dedicare, così ha spiegato, le prime ore dei suoi sabati mattina. Ab­ba­stan­za per i sette romanzi che si sono sviluppati in un arco temporale di 14 anni, da “Cam­po Paradiso” (Riz­zoli, 2007) al “Canto delle farfalle” (Rizzoli, 2010), al “Cac­cia­tore di luce” (Rizzoli, 2016) fino all’appena uscito “Blu di Prussia e rosso porpora”.

Dentro ci sono ingredienti che ricorrono. Un unico protagonista come l’inglese Ernst Hamilton, tante donne e tanti amori diversi, territori africani dalla Namibia al Sudafrica fino alla “città eterna” e alla Santa Sede nell’ultimo, tanti paesaggi, molte descrizioni di luoghi e di persone, una grande passione per i colori e la luce, quattro filoni letterari ad intreccio in ogni romanzo, con pesi diversi per ognuno di loro: thriller, noir, sociale e romantico.

Nell’ultimo lavoro, il racconto scorre attorno a un quadro inusuale: un cielo carico di pioggia e squarciato dai fulmini, la Basilica di San Pietro inclinata su un fianco, la cu­pola spaccata a metà sta per diventare un cumulo di macerie. È un quadro ottocentesco che un giorno scom­pare nel nulla, da una pic­cola chiesa nel centro di Roma.

La restauratrice che stava curando il recupero è turbata dallo strano furto e lo confessa all’amico artista che soggiorna nella “città eterna” per ritrovare la propria ispirazione. Chi può avere interesse a rubare una tela sacrilega, senza alcun valore? Il mistero assume una dimensione preoccupante quando il quadro riappare nel luogo dove si è consumato un altro delitto, il rapimento di un cardinale ivoriano, secondo molti il principale candidato alla successione del Papa morente. Un uomo, si dice, intenzionato a introdurre epocali cambiamenti nel mondo cattolico.
Le indagini private dei due amici si intrecciano con quella ufficiale di un ex commissario che, quando ha accettato l’incarico di gendarme pontificio, era convinto che avrebbe combattuto la noia più del crimine. Si sbagliava.

Per tutti la ricerca della verità si trasforma in una pericolosa discesa tra le tenebre di interessi economici e spirituali che mettono in discussione le fondamenta del futuro.
Fer­re­ro quindi unisce le tinte cupe del thriller internazionale ai lampi di una ambiziosa riflessione sugli equilibri so­ciali. E si tratta davvero di qualcosa di decisamente interessante. Anche perché sono pagine che, in qualche modo, ci dicono chi è l’autore, come sempre accade in ogni fatica letteraria. Sullo sfondo oppure nelle personalità degli stessi personaggi ci sono dettagli autobiografici. Questo ro­man­­zo non può fare eccezione: sarà compito del lettore provare a scoprire qualche rivelazione.
Gli scenari internazionali so­no gli stessi sui quali si muo­ve anche il Giovanni Fer­rero imprenditore che ha sa­puto gui­dare l’azienda nel solco trac­ciato dal padre Michele, così come aveva imparato a fare fin da piccolo insieme con il fratello Pietro.
Sempre in sintonia con lo spirito di una famiglia speciale, dove la madre, la signora Ma­ria Franca, continua ad essere un punto di riferimento irrinunciabile.

Sullo scacchiere del mondo, a 57 anni, Giovanni porta avanti la sua missione con naturalezza, potendo contare anche sul supporto della moglie Paola.
Dalla famiglia agli scenari del mercato che, appunto, non ha più limiti nazionali e dove si tende a rafforzare una posizione rimarcata dalle recenti acquisizioni. Usa, Gran Bre­tagna, Belgio, Spa­gna: così Ferrero trova nuo­va sponde, nel segno della tradizione che si associa alla sostenibilità. Una svolta “green”, in linea con le agende verso il futuro, per spostare l’attenzione sul­l’ap­prov­vigionamento re­spon­­­sabile delle materie pri­me, sul packaging che di­ven­terà compostabile al cento per cento.
Il mondo come una casa. Nei libri, l’Africa è il sottofondo di trame oscure e imprevedibili. Nella realtà imprenditoriale il Belgio e il Lussemburgo sono le sedi delle nuove attività, in aggiunta a quella tradizionale che è partita e continua ad ave­re il cuore ad Alba.
Ma l’idea fondante di papà Mi­chele è sempre stata quella di privilegiare l’innovazione interna senza snaturare la qualità di tutti i prodotti del gruppo. Ecco perché le mosse di Giovanni oggi sono assolutamente coerenti con quel progetto. Il mercato mondiale richiede nuove strategie e al­lora le acquisizioni non mettono in discussione i valori del colosso dolciario. Ma ri­spondono alle sfide. Ed è pure preservata la tradizione. Tut­to questo appare come il lucido disegno di crescita messo in atto dall’imprenditore che è anche intellettuale, ovvero Giovanni Ferrero.