Home Articoli Rivista Idea «La riserva bianca ha un grande futuro, vi spiego perchè»

«La riserva bianca ha un grande futuro, vi spiego perchè»

La manager Antonella Zanotti traccia i programmi della nuova stagione sciistica a Limone Piemonte

0
279

«Sono una persona ottimista e forse è un bene, perché probabilmente altri al mio posto si sarebbero facilmente depressi», dice Antonella Zanotti. E ha ragione. Per l’ad della Lift Spa, società che gestisce gli impianti di risalita di Limone Piemonte, gli ultimi due anni prima della riapertura delle piste sono stati terribili tra le difficoltà legate alle conseguenze della pandemia e gli imprevisti ulteriori per Limone, colpita nell’ottobre del 2020 da un’alluvione. «Ma il nostro gruppo guarda avanti», sottolinea Zanotti.

Qual è adesso il quadro generale?
«Nonostante tutto, chi ha la fortuna di salire a Limone e di poter sciare qui, trova una neve meravigliosa. E non manca niente. Da sabato ab­biamo aperto tutti gli impianti meno la pista del Colle di Tenda perché il vento aveva spazzato via la neve, estremamente farinosa. Poi ovviamente resta chiusa Per­nante e Limonetto dove il la­voro di ripristino è molto lungo. Assieme al sindaco Massimo Riberi sistemeremo anche quella parte, sarà il nostro prossimo obiettivo, tra tanti altri».

Con queste premesse, quali sono le sue aspettative?
«Non mi illudo, il Covid c’è e dobbiamo farci i conti. Non abbiamo il Colle di Tenda ed è un peccato perché arrivavano tantissimi francesi, nonché gli utenti dalla Liguria. Proprio per questo, per agevolare la zona di Imperia che è stata particolarmente penalizzata, abbiamo fatto una convenzione che permetterà a chi proviene da quella provincia di salire e usufruire dei servizi a prezzi ridotti, anche in alta stagione, parcheggiando a Tenda e salendo su una navetta gratuita per Limone, da qui un’altra navetta arriverà direttamente sulle piste».

Che cosa resta dopo tutti i problemi?
«Le premesse tre inverni fa erano eccezionali, purtroppo il colpo di frusta ci ha lasciato una cicatrice e tantissimi lavori da completare. L’utente delle piste, in ogni caso, ha la fortuna di trovare la solita bellissima Limone, noi abbiamo tanto da fare. Il sistema di innevamento è andato di­strutto, i ragazzi che ci lavorano sono stati bravissimi a scavare nella neve, dove è arrivata la massa dei detriti, e far ripartire la macchina. L’obiet­tivo è ottimizzare tutto, appena arriveranno gli aiuti dal­l’Europa, come ci ha annunciato il presidente Cirio, avremo una cifra importante per modernizzare e riqualificare tutta l’area. Nel nostro caso, si tratta di sostituire venti chilometri di innevamento, di tubazioni d’acqua e cavi luce. Il primo lavoro sarà quello. Faremo accordi con l’amministrazione comunale per chiedere alla Regione di dirottare gli eventuali fondi europei. Sono cifre enormi».

Ci può dare un’idea?
«Per un progetto basico, ma ben fatto, con una sala comando, computer per ogni cannone e lancia, se va tutto bene servono 9 milioni di euro. Posso dire che prima di assumere questo incarico mai avrei immaginato quanto potesse essere costoso gestire una stazione sciistica. Quan­do andiamo a sciare, non pensiamo che dietro c’è un lavoro veramente enorme».

Sempre più tecnologia, ma anche sempre più costi. È così?

«Abbiamo un progetto importantissimo di Smart city con il Comune e già 160 chilometri di fibra, la Riserva Bianca ha 80 chilometri di piste. Se mi trovo in cima al Pancani, per fare un esempio, ho il Wi-Fi. E non solo. Ci sono le cabine dell’Arpa che misurano lo spessore della neve, l’umidità, i venti. Eccezionale. Ab­biamo anche rinnovato il portale online. Tutto con l’obiettivo di rendere la nostra stazione sempre più appetibile».

Una donna in un ruolo che fin qui ha sempre visto protagonisti uomini: quali differenze?

«Non mi sento mai diversa, amo le sfide. Sono l’unica donna anche nel consiglio dell’Arpiet, ma non ci penso. A me piace curare i rapporti con i dipendenti, sostenerli anche quando ci sono le difficoltà. I nostri ragazzi sono eccezionali, lavorano in condizioni dure e sono fierissima di loro. Mi inorgoglisco quando mi chiamano “capo”».