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Lola Ponce: «Ecco perché porto Saluzzo nel cuore»

La cantante e modella argentina, prima a Sanremo nel 2008, parla del suo legame con la Granda

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L’Italia come terra d’origine della sua famiglia, ma anche come luo­go della consacrazione artistica e personale. Il percorso professionale (e umano) del­l’ar­gentina Lola Ponce, una delle cantanti e showgirl più in voga del momento, vincitrice del Festival di Sanremo nel 2008, è fortemente legato alla nostra Penisola e an­che alla provincia di Cu­neo, che ha imparato a conoscere so­prattutto negli ultimi mesi, grazie al profondo legame di amicizia sviluppato con la ballerina verzuolese (ma sa­luzzese d’adozione) Marta Giu­liano. Rivi­sta IDEA ha con­tattato l’artista italo-suda­merica­na per farsi raccontare che cosa sia diventata per lei la Granda, senza rinunciare ad alcune con­si­de­ra­zioni sul suo passato e sul suo fu­turo nel mondo della canzone e dello spettacolo.

Lola, ci parli del suo rapporto con la provincia di Cuneo: com’è nato?
«Dal mio legame con Marta Giuliano: una donna eccezionale, una sorella per me. Ci sia­mo conosciute anni fa con l’opera “I promessi sposi”; da lì non ci siamo più lasciate e abbiamo continuato a sentirci con regolarità. Ecco per­ché, approfittando di un re­cente viaggio a Milano, ho scelto di fare tappa anche a Saluzzo…».

Come l’ha trovata?
«È una città splendida, ricca di cultura e con una natura stupenda. E poi le persone sono piene d’amore e di luce! Le mie figlie hanno potuto allenarsi con la Ginnastica Saluzzo Libertas, di cui Marta è allenatrice, e si sono davvero divertite, grazie all’allegria delle compagne e a istruttrici di altissimo livello».

Tornando a lei, Lola, come si definirebbe?
«Non mi sono mai piaciute le auto definizioni né le etichette, anche perché mi sento… troppe cose (ride, nda). Sono una mamma, un’imprenditrice e una donna cresciuta nel­l’arte. Ecco, in primis, cre­do di essere un’artista a tutto tondo, sempre alla ricerca della diversità e dell’eccellenza».

A proposito di eccellenza: la sua interpretazione della grande Mina, che le è valsa il secondo posto nel programma “Star in the Star” su Ca­nale 5, è stata praticamente perfetta…
«È stata un’esperienza straordinaria e pure molto arricchente. Mi sono divertita tan­to, per tutta la durata del programma, ma è servito parecchio allenamento: raggiungere le tonalità di Mina non è affatto semplice. Lei è unica, una vera icona di italianità».

Cosa rappresenta per lei il nostro Paese?
«È praticamente la mia seconda casa. Sarò sempre grata a Riccardo Cocciante e David Zard per avermi permesso di esordire nella vera patria dell’arte mondiale, scegliendomi tra tremila candidate per interpretare Esmeralda nell’opera “Notre Dame de Paris”. Ricordo che, il giorno del provino, mia mamma mi disse di esibirmi pensando alle mie origini italiane…».

Ce ne parli…
«I miei nonni avevano origini veronesi e genovesi e la mia famiglia, di conseguenza, si è sempre sentita un po’ italiana. Le nostre radici sono in Italia e io non l’ho mai dimenticato. Pur non avendo conosciuto di persona i miei avi italiani, li ho sempre sentiti vicini a me, fin dagli inizi, anche nel 2008, quando vinsi, molto giovane, a Sanremo».

Che esperienza è stata quella dell’Ariston?

«Un momento unico. Vincere il Festival di Sanremo insieme al mio grande amico Giò Di Tonno ed essere premiata da Pippo Baudo sono cose che non capitano tutti i giorni. In più, il fatto di essere stata la prima straniera a vincerlo dopo Romina Power ha reso il tutto ancora più indimenticabile. Quella canzone (“Colpo di fulmine”, ndr), come peraltro tan­ti testi iconici della musica italiana, è scolpita come un diamante nel mio cuore».

Canto, ma anche ballo e spettacolo: insomma, una vita in costante movimento. Come ha vissuto gli stop imposti dalla pandemia?

«Ero in Italia quando questa brutta storia è iniziata. Mi sono sempre protetta, anche quando la situazione non era troppo grave; continuo a farlo ora e lo farò finché la pandemia non sarà finita. La vita è il bene più prezioso che abbiamo, per cui dobbiamo prestare sempre la massima attenzione. Professionalmente, non è stato piacevole cancellare gli eventi, ma grazie ai social sono comunque rimasta vicina alla mia gente».

Si sente realizzata a livello professionale?
«Professionalmente e non solo. Amo la mia famiglia, mio marito e le mie figlie, ma anche i miei amici, con cui condivido tante passioni. Mi sento libera e completa allo stesso tempo, ma soprattutto piena d’allegria, con tante opportunità artistiche che mi hanno permesso e mi permettono ogni giorno di continuare a crescere».

Cosa ci dobbiamo aspettare dal suo 2022?
«Intendo stupirvi con tanta musica, con show classici ma anche con cose nuove. Ac­cadrà molto presto. Mi vedrete addirittura in una vostra zuppa… (ride, nda)».

BaNNER
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