«Nei momenti critici serve il coraggio di rilanciare»

Le sorelle Maria e Francesca Riorda sono la terza generazione alla guida della Rica Lewis di Fossano (aspettando l’ingresso a breve dei cugini Francesco e Sergio)

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Maria e France­sca Riorda, sorelle di trenta e ventotto anni, rappresentano la terza generazione di Rica Lewis, il brand tessile con base a Fossano legato al “denim”. Il marchio, originalmente francese, nasce 1928 dal nome della creatrice Enrica Levy e produce abbigliamento militare e da lavoro, negli anni ’80 viene acquistato da Francesco Riorda, il nonno delle due imprenditrici, che lo porta negli stabilimenti italiani, garantendogli l’impronta internazionale che ancora lo caratterizza. Le voci di Maria e Francesca, fresche ed entusiaste, si confondono mentre raccontano con passione i nuovi progetti, molti in direzione “green”, dell’a­zienda e ammettono che, sebbene non sempre sia facile, la­vorare in famiglia rappresenti un valore aggiunto quan­do, come nel loro caso, esiste una solida visione comune.

Che novità ha portato il vostro ingresso in azienda, ovvero il passaggio alla terza generazione di Rica Lewis?
«Francesca si occupa della parte commerciale estera, del rapporto diretto con i nostri clienti e del mondo digital mentre io, Maria, sono “category manager” per cui seguo le collezioni fin dalla loro creazione con il nostro team di stilisti e le strategie di marketing, facendo così da “fil rouge” che garantisce coerenza tra i vari comparti operativi. Essendo un’azienda non enorme, che vede impiegate una cinquantina di persone tra Italia e Francia, siamo una realtà agile e flessibile, in cui ognuno accetta volentieri di fare il “jolly” quando serve».

In un periodo come questo in cui ci si affida alla tecnologia per quasi tutte le nostre esigenze, come gestite la dualità di cui soffrono molti consumatori tra il desiderio di go­dersi un’esperienza diretta attraverso un acquisto in negozio e la comodità di com­prare a casa, attraverso un semplice clic?
«Sebbene sperimentiamo tut­ti la tentazione dell’acquisto lampo online, sappiamo bene che il guardare dal vivo un capo e il poterlo toccare regalano una soddisfazione com­pletamente diversa ri­spetto all’acquisto effettuato dopo pochi minuti, attraverso qualche clic di mouse. Per questo crediamo che sia fondamentale avere una buona integrazione tra il mondo offline e quello online».

Ci spiegate meglio?
«In Francia il consumo digitale, diffuso da anni, riguarda spesso già il primo acquisto. Si fidano e accettano la specie di “rischio” di effettuare il primo acquisto online. In Italia, invece, il consumatore è più tradizionalista, ama andare nel punto vendita, relazionarsi con il personale per un consiglio sul look e scegliere con calma. Solo dopo, una volta fidelizzato, usa lo shop del sito. Sono due esperienze complementari, che non si escludono ma anzi si completano».

Com’è il rapporto con i social media per comunicare i vostri messaggi aziendali?
«Sono canali che utilizziamo con sempre maggiore frequenza anche se il nostro target non è assiduo fruitore dei social. Abbiamo linee diversificate, dedicate a pubblici differenti e per noi è importante coccolare e conoscerli in modo sempre più approfondito tutti. Prevalen­temente usiamo Instagram, sia per le campagne sia per i post, perché amiamo i contenuti visuali».

Parliamo di valori. Tre cose che la vostra famiglia vi ha insegnato e tre che vorrete la­sciare alle generazioni future.
«Sicuramente la nostra famigliaci ha trasmesso un grande spirito imprenditoriale, il desiderio di perseguire con coraggio le proprie scelte. Correlato a questo c’è una forza di volontà pratica, fatta di tirarsi su le maniche e darsi da fare, non solo per l’azienda ma anche per portare valore al territorio in cui viviamo. E, a unire tutto questo insieme, la centralità della famiglia. Ci hanno insegnato a tenere la mente aperta e a non pensare di poter fare tutto da sole. Ad essere umili. Per questo abbiamo collaboratori esterni alla nostra famiglia in ogni area strategica di Rica Lewis, professionisti che ci affiancano ogni giorno nelle scelte».

E voi, quali tre messaggi vorreste lasciare per le future leve?

«Sicuramente focalizzarsi sull’innovazione, avere uno sguardo attento su quello che succede nel mondo e agilità nell’adattarsi ai cambiamenti. Soprattutto non restare ancorati a concetti che stanno diventando vecchi. E, non ultimo, nei momenti di difficoltà, non abbandonarsi al panico, ma anzi investire, analizzando il rischio senza per farsi paralizzare da esso. Non smettere di pensare a nuove opportunità. Non farsi intimorire dalle crisi ma prendere la rincorsa e rilanciare».

Ma voi due, colleghe e sorelle con pochi anni di distanza, non litigate mai?

«Certo, capita di avere punti di vista diversi o che si siano fraintendimenti. Ma di solito ci si chiarisce in fretta. Abbiamo imparato da nonni, genitori e zii una lezione: tenere separata la vita lavorativa e quella della famiglia in senso stretto. Cerchiamo di lasciarci andare solo a discussioni sincere e anche accese talvolta ma “fraterne”. Bisogna dire che siamo fortunati, a parte i punti vista differenti su cui possiamo ed è normale talvolta divergere, siamo tutti allineati sulla visione per la nostra azienda sul lungo termine: in primis, tirarsi tutti su le maniche. E quando serve, rilanciare».