C’è aria di novità, per la Sinistra Tanaro che racconta di natura, ambiente ma anche di cura di ciò che è patrimonio pubblico: ed è rappresentata da “Roero Foreste”, ossia un progetto di certificazione sostenibile delle foreste di una parte di questo complesso, eterogeneo territorio.
L’ufficialità di questa operazione, curata a più mani dai Comuni di Montà, Baldissero d’Alba e Sommariva Perno, è giunta in questi giorni: a seguito di un avallo importante, sia sotto il profilo istituzionale che su quello -altrettanto rilevante- finanziario. Ossia, il contributo della Fondazione Crc: 45mila euro messi sul piatto, che segnano ancora una volta “quanto” l’ente cuneese abbia a cuore il Roero, le sue vicende, ma soprattutto le sue potenzialità.
Di cosa stiamo parlando? Di un piano che ha come obiettivo il raggiungimento di una gestione sostenibile delle risorse forestali. Quelli che il portavoce dell’iniziativa, il sindaco montatese Andrea Cauda, ha definito apertamente “i nostri boschi”: ma in un’accezione ampia, che lascia capire come questo patrimonio materiale-immateriale sia davvero “di tutti”.
Del resto, sono i numeri a parlare chiaro: e non solo quelli monetari. Il Roero “è” bosco, per un buon 30%: 24.700 giornate piemontesi, a voler utilizzare un’unità di misura che, parallela al sistema metrico decimale, rende giustizia alle idee di estensione, di superficie.
Boschi vasti, boschi vari: per una Sinistra Tanaro che possiede -per quanto tempo ancora?- un’eterogeneità di cui deve fare assolutamente tesoro.
Non è un valore così scontato, così compreso così assodato: il rischio monocolturale, o meglio “oligocolturale” c’è, più forte che mai. E se, da qualche parte, si è gridato allo scandalo per vigne diventate boschi e poi tornate vigne (ma è una questione di memoria), sono sotto gli occhi di tutti altri casi di colline squarciate, scuoiate, ripopolate con filari in posti in cui i nostri “vecchi” mai si sarebbero sognati di piantare viti.
Con tutte le conseguenze idrogeologiche del caso: nel nome di una legge di natura immutabile, longeva quanto il pianeta. Ossia: l’acqua scende al basso, che piaccia o no.
Tant’è: in tutto questo complesso sistema di cose, il progetto “Roero Foreste” pare giungere puntuale, e cerca di mettere equilibrio grazie al ruolo di tre amministrazioni civiche decisamente sensibili a questi argomenti. Del resto, lo dice lo stesso Cauda: «Il Roero comprende un ventaglio di caratteristiche dettate dalla varietà di terreno, diversità di acidità, maggiore o minore concentrazione di calcare, ma anche diversa altimetria e quindi zone umide e xerofile».
“Diverso” per ragioni geologiche: ma anche per ragioni storiche, tra continue convergenze. «Il Roero ha, sostanzialmente, due volti. Uno è quello dei paesi, delle chiese, dei castelli, dei tanti piccoli appezzamenti di terreno con varie colture. A ponente, oltre i comuni delle rocche, ecco l’altra faccia, il Roero delle “fini superiori”, quello del bosco, anzi dei boschi perché insieme alla “Silva popularis” ci sono proprio alcuni boschi in successione che si alternano a piccole radure. Un ambiente che trova ampio spazio nella storia, piccola o grande, di questa terra. Il bosco, infatti, da sempre è l’ideale per imboscate, per rifugi di ladri e malfattori, regno di lupi».
Ma non solo: «Il bosco è stato soprattutto fonte di molte risorse: e lo è ancora. I legnami, prima di tutto, per le costruzioni, per gli utensili, per il riscaldamento, per i pali con i quali impiantare le vigne; foglie per il foraggio».
Così parla Montà: ma è doveroso “sentire” anche ciò che giunge da Sommariva Perno. C’è il Comune, in questa partita: con, in testa, il sindaco Walter Cornero. Il municipio della Bela Rosin ha operato da capofila, nel presentare il dossier di candidatura alla Fondazione Crc: coinvolgendo altresì l’associazione “Roero Verde 2.0”, che regge le sorti del Parco Forestale e che trova il proprio leader in Gian Mario Ricciardi, per molti anni vice primo cittadino sommarivese.
Cosa significa “gestione sostenibile della foresta”, nel concreto? Dalle colline pernesi, la spiegazione è presto fatta: «Vuol dire utilizzare i terreni forestali in maniera e con un ritmo tali da rispettare la biodiversità, la capacità di rigenerazione, la vitalità, la produttività affinché la foresta possa svolgere, ora e nel futuro, le funzioni ecologiche, economiche e sociali senza provocare danni ad altri ecosistemi».
Ecco, allora, la puntualità dell’intervento: cui la stessa realtà di Baldissero, con l’interessamento in prima persona del sindaco Michele Lusso -uno che, della coesione tra Comuni roerini, ne ha sempre fatto una questione di priorità- ha risposto subito “presente”.
Ci sarà anche l’apporto dei privati: l’azienda agricola Vidravì, i signori Valsania, Perosino, Flesia e Morone, che hanno, fin da subito, capito e condiviso il grande potenziale custodito dai boschi del Roero. La sfida è a campo aperto: comprendendo, per ora, 200 ettari di terreno passibili di aumentare con il tempo. L’azione verrà guidata dai dottori forestali Marco Bonavia e Stefano Rapallino, occupandosi anche di informare e sensibilizzare i cittadini con la collaborazione dell’Ecomuseo delle Rocche del Roero e della stessa Roero Verde, passando l’analisi di tutti gli aspetti di biodiversità, svago, produzione fungina, tartuficola e legnosa per ottenere una gestione associata più efficiente ed efficace delle nostre foreste.
Per ora, data anche la complessità di un intervento da svolgersi su un platfond frammentato, ci sarà una fase di pianificazione: per poter contestualizzare gli interventi di gestione sulla base di una corretta conoscenza del territorio a livello ambientale, sociale ed economico.
In ultima sintesi, i sindaci spiegano: «La gestione sostenibile delle foreste nasce dall’esigenza di garantire che le attività forestali apportino benefici sociali, ambientali ed economici, bilanciando le esigenze concorrenti, mantenendo e migliorando le funzioni forestali oggi e in futuro. Non in ultimo, secondo le indicazioni del protocollo di Kyoto, verranno affrontate le tematiche relative ai “crediti di carbonio”. La foresta sostenibile, gestita in maniera efficace e oculata, diventa un partner “certificato” che può scambiare crediti di carbonio e compensare la produzione di anidride carbonica derivante da altri cicli produttivi contribuendo così a combattere il cambiamento climatico».
Un proposito originario e finale? «La gestione sostenibile delle foreste crea risultati socialmente giusti, ecologicamente solidi ed economicamente validi, tre pilastri che a nostro parere dovrebbero essere alla base di tutte le dinamiche politiche. Davvero, il Roero si conferma una terra antica dal cuore selvaggio e una grande voglia di futuro, futuro che sia verde e ambiente, con un patrimonio di biodiversità oltre che un grande polmone verde il quale merita di essere valorizzato e gestito nella maniera corretta».
Paolo Destefanis