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«C’è voglia di rinascita dobbiamo ripartire con grande fiducia»

Parla Marco Borgogno, storico primo cittadino di Borgo San Dalmazzo che, secondo molti, potrebbe ricandidarsi

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«Per la rinascita del nostro comune la pa­­rola chiave è: futuro», queste le pa­role con le quali Marco Borgogno, più volte sindaco di Bor­go San Dalmazzo nel periodo tra il 1982 e il 2002, potrebbe tornare in campo alla guida della lista civica “La Torre”, ovvero il gruppo di cittadini che ha amministrato a lungo la città e che oggi, avendo sempre a cuore il futuro di Borgo, ha deciso di ricreare la compagine di quel periodo e chiedere con forza all’ex pri­mo cittadino di ricandidarsi (la risposta si può intuire tra le righe dell’intervista che ab­biamo realizzato). I motivi li hanno spiegati in una nota: “Borgo San Dalmazzo, centro fortemente industrializzato nel passato, deve trovare una nuova via che lo riporti, da sobborgo di Cuneo qual è diventato, a centro di raccordo delle tre importanti vallate che vi confluiscono: Stura, Gesso e Vermenagna”. Noi della Rivista IDEA abbiamo incontrato il diretto interessato per capire cosa risponderà al richiamo delle “sirene” e quale opinione si è fatto dell’attuale crisi politica che sta vivendo la Giunta Comunale.

Borgogno, la lista de “La Tor­re” è pronta a scendere in campo e si vocifera che pos­sa essere proprio lei il candidato prescelto…

«Che si vociferi è sicuro, ma che la candidatura sia definita no. Per quanto riguarda gli amici de “La Torre”, ricordo che hanno governato Borgo negli anni d’oro dello sviluppo economico e industriale e adesso si sono riuniti per cercare di ridare un futuro a una città che rischia di affievolirsi. Borgo deve tornare un centro vitale, salvaguardando al mas­­­­simo lo sviluppo industriale e commerciale ma, allo stesso tempo, cercando di proiettarsi verso quello turistico. Devono essere valorizzati il ruolo e la posizione co­me crocevia di tre tra le più belle e importanti vallate di Cu­neo e come importante cen­­tro di passaggio per la Ri­viera Ligure e la Francia. Spe­rando in una rapida riattivazione del Tenda…».
Queste parole ci fanno pensare che sia pronto a tornare nell’arena politica dopo molti anni. È così?
«Mi lusinga un’eventuale candidatura, ma non ho ancora dato una risposta affermativa e sto valutando la ricerca di una squadra adeguata. In realtà, dall’amministrazione pubblica non mi sono mai allontanato. In questo periodo sono assessore “esterno” del piccolo, ma importante geograficamente, Comune di Argentera».

Allora parliamo delle elezioni amministrative, che quasi sicuramente slitteranno dalla primavera a giugno o, come accaduto nei Comuni che hanno votato lo scorso anno, a ottobre. La Giunta uscente sembra vacillare dopo le re­centi dimissioni di un altro assessore, la vicesindaco Ro­berta Rob­bio­ne (nel mo­mento in cui stiamo per andare in stampa pare che sarà nominato vicesindaco l’attuale assessore Giuseppe Ber­nar­di, mentre le altre deleghe della Robbione dovrebbero essere assegnate al nuovo assessore, l’avvocato Luisa Agricola)…
«Di queste crisi politiche ne ho viste e gestite molte in passato. Beretta riuscirà a venirne a capo e a portare a termine il mandato nel migliore dei modi. In merito alla questione, devo ammettere che le di­namiche e le motivazioni sem­brano ancorate a problematiche “personalistiche” (pare che il Sindaco e la sua ormai ex Vice avessero vedute opposte sui candidati per la Provincia, nda)».

Nel suo ultimo libro, quasi co­me una profezia, lei descrive uno scenario fanta-apocalittico in cui una pandemia de­bella l’umanità. Dalla fantasia alla realtà: il Covid che segno ha lasciato nei borgarini?
«Quello lasciato in tutta Italia: smarrimento, insicurezza, cam­bio repentino delle abitudini. Oggi si percepisce l’esigenza di rinascere, di ripartire con più vigore e guardare con fiducia al futuro, con la consapevolezza, però, che tutto non sarà più come prima».

Un ricordo del suo “prima”. Qual è stato il suo giorno più bello vissuto con la fascia da primo cittadino?

«Ho vissuto il momento più bello proprio dove ci troviamo ora per l’intervista (San­tuario di Monserrato, nda). Qui, nel 1995, si concluse l’acquisto delle Officine Ber­tel­lo da parte del Comune: fu l’inizio dello sviluppo di una città che ambiva a confrontarsi anche con Cuneo. Allora, il centro fieristico e l’anfiteatro del Mon­serrato rappresentavano per l’intera zona un ri­chiamo culturale importante, di livello nazionale».

Ha qualche rimpianto relativamente ai suoi anni da sindaco? Un progetto che voleva realizzare e che non ha avuto modo di concretizzare?
«Rimpianti non ne ho. Mi dispiace però non aver potuto spostare il Municipio presso le ex Officine Bertello (operazione bocciata da un referendum, nda); sarebbe stato uno stravolgimento in positivo per la città e un tentativo di valorizzare quella parte di centro che ora risulta particolarmente penalizzata. Adesso è giunto il momento di pensare a un futuro di Borgo “post-industriale” in chiave turistico-ambientale».

Com’è, quindi, la Borgo di… Borgogno?

«“Futura”, come il nome che proporrei per una eventuale nuova lista…».